40 anni con Lady Oscar in Italia, eroina senza tempo

Articolo di: 
Elena Romanello
Oscar

Il 1* marzo 1982 i giovanissimi italiani e non solo loro, perché piacque subito a molti adulti, fecero la conoscenza di quello che diventò da subito uno degli anime e dei personaggi più amati e iconici di sempre e per sempre: Lady Oscar.

La allora nata da poco Italia 1 programmò questa nuova serie alle 20, un orario che si era già dimostrato vincente per altri cartoni animati giapponesi, ma che questa volta la aiutò ancora di più, senza dimenticare l'importanza dell'orecchiabile e suggestiva sigla dei Cavalieri del re, che scalò le classifiche e che oggi è ancora citata anche dai non otaku.

Tanti altri anime erano stati dei successi enormi, da Atlas Ufo robot Goldrake a Candy Candy, ma Lady Oscar ebbe subito una marcia in più, a cominiciare dal fatto che fu amata anche dai genitori e dagli insegnanti, gli stessi che avevano invece bollato spesso robottoni e orfanelli come diseducativi.
Allora non si sapeva che questo cartone animato meravigliosamente disegnato (il grande Shingo Araki con la moglie Michi Himeno al loro meglio) e doppiato (la voce di Cinzia de Carolis è ancora oggi toccante e coinvolgente, senza dimenticare i suoi colleghi) in Giappone era stato un flop, a differenza del manga di Riyoko Ikeda a cui era ispirato, tagliato da 52 episodi a 40, e questo è il più grande rimpianto di sempre. In patria sarebbe diventato un cult durante la replica del 1986, non mollando più la presa, visto che nel Paese del Sol levante continuano ad uscire cd, DVD e libri illustrati a tema.

Lady Oscar piacque per il contesto storico, accurato e realistico, per il richiamo ai romanzi alla Dumas con cui erano cresciuti molti nonni e genitori, e perché propose un'eroina fuori dagli schemi, una ragazza cresciuta dal padre come un uomo che vive da nobile ma poi scopre le ragioni dei poveri e degli emarginanti. Una protagonista non lagnosa come le solite orfanelle, coraggiosa, indomita, affascinante, ma pronta a vivere la più bella delle storie d'amore, la più struggente, con la sua anima gemella, André, uno dei ragazzi animati che soppiantò il Principe azzurro nel cuore delle giovanissime dell'epoca, da allora in poi.
E anche qui ci fu una rivoluzione, la rinuncia al lieto fine, dopo una conclusione sospesa e una seconda stagione annunciata, gli appassionati scoprirono in autunno, grazie all'album della leggendaria Panini, che la loro protagonista sarebbe morta eroicamente in battaglia con il suo grande amore, in quello che resta ancora oggi uno dei momenti più strazianti di sempre.

Nell'autunno del 1982 arrivò anche la prima traduzione del manga, best-seller in Giappone con il titolo di Versailles no Bara, letteralmente Le rose di Versailles, in un'edizione colorizzata e censurata. Solo negli anni Novanta gli appassionati italiani poterono leggerlo in versione integrale, e da allora ci sono state varie altre traduzioni, tra cui l'ultima, ottima, tra il 2020 e il 2021 per J-Pop.
Tra l'altro, quest'anno si festeggiano anche i cinquant'anni dalla prima uscita del manga, ideato dall'allora venticinquenne Riyoko Ikeda, che cambiò le regole degli shojo e diede nuovi spunti alla presenza delle donne come autrici e protagoniste del mondo del fumetto non solo nel suo Paese.
A quarant'anni dall'arrivo dell'anime, e a cinquanta dalla prima uscita del manga, la figura di Oscar François de Jarjayes, femminista e dolce, combattiva e vulnerabile, capace di vivere e di morire per i suoi ideali, è e resta una delle protagoniste più importanti ed emblematiche dell'immaginario, l'equivalente per manga ed anime di quello che è Wonder Woman per i comics, con una vicenda con vari livelli di lettura, che ha ispirato e continua ad ispirare saggi, conferenze, mostre, storie scritte dagli appassionati.

In Giappone il cinquantennale del manga verrà celebrato con l'uscita di vari gadget esclusivi, come un prezioso orologio della Seiko, e con una mostra da settembre in varie città dell'arcipelago. In Italia, è  ancora tutto fermo causa restrizioni, ci saranno eventi on line e si spera qualcosa dal vivo prossimamente.

L'epopea di Oscar, tra ragione e sentimento, tra dovere e amore, l'amore più intenso e paritario di sempre nelle storie, continua ad avere cose da dire: si è parlato varie volte di un remake dell'anime, ma senza Shingo Araki e Osamu Dezaki sarebbe dura, non sarebbe male un live action magari fatto a serie TV, visto che l'adattamento con attori del 1978 di Jacques Demy è l'unico anello debole di una storia invece senza tempo come tutti i classici. 
Nell'attesa, ci si può consolare con le edizioni del manga o con l'anime, il più replicato di sempre, che ogni tot tempo torna sui canali in chiaro ed è anche disponibile su Prime Video e Sky, in attesa di una nuova edizione in DVD e Blu Ray.

Pubblicato in: 
GN16 Anno XIV 23 febbraio 2022
Scheda
Anno: 
2022