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71° Settimana Musicale Senese. Inaugura Blanquette di Azio Corghi
Blanquette di Azio Corghi ha aperto il 10 luglio 2014 la 71° Settimana Musicale Senese, che ha per titolo “Specchi”. Il direttore artistico Aldo Bennici ha immaginato per questa edizione un intrigante percorso, in cui la musica e la danza popolare si specchiano con quella colta, creata dai compositori che da essa hanno tratto ispirazione.
La consolidata tradizione dell'Accademia Chigiana di commissionare una nuova composizione è stata rispettata anche in questa edizione con la prima esecuzione assoluta di Blanquette di Azio Corghi. Il compositore ha creato una musica che accompagna il testo, in francese, tratto dal racconto La chèvre de M. Séguin di Alphonse Daudet.
Corghi spiegando le ragioni della sua scelta dice : “Leggendo il racconto di Daudet immediatamente mi sono schierato dalla parte di Blanquette. Pur ammettendo il dubbio che può sorgere fra l’agire con prudenza e l’agire istintivo e vitale, mi sono sentito subito dalla parte di questa capretta dal manto bianco, che spinta dal desiderio di libertà fugge dal gregge per raggiungere la montagna e qui trova la morte, dopo una forsennata lotta contro un lupo famelico, di cui era stata inutilmente allertata.
La constatazione mi ha permesso di ‘trasgredire’, anche sul piano linguistico puramente musicale, nei confronti di altri ‘contemporanei ordini precostituiti’. Nella ‘tematizzazione’ del personaggio emerge l’indole curiosa, vitale e ribelle di Blanquette di fronte all’atteggiamento aggressivo e feroce del lupo (specchio musicale della prima). Il che dovrebbe determinare nell’ascoltatore l’istintiva reazione di opporsi a una realtà intimidatoria che impedisce di assaporare anche le ‘gioie rischiose’ della vita per il timore di finire in bocca al lupo nel tentativo temerario di sconfiggerlo a cornate”.
La composizione alterna brani musicali al melologo e alla recitazione del testo, il racconto si apre con il suono aspro dei violini che evocano il furioso soffiare del mistral che accompagna le parole del narratore, poste all'inizio e alla conclusione del racconto: “Ah no? Non volete ? Pretendete di rimanere liberi a vostro piacimento fino alla fine ?”
La composizione di Azio Corghi agile e coinvolgente immerge lo spettatore nel racconto, la musica tratteggia perfettamente i personaggi, è ironica quella per M. Séguin, mentre è partecipe quella per Blanquette. Coerente con le sue affermazioni Corghi descrive gli stati d'animo della capretta, annoiata di essere tenuta legata nel cortile, il suo desiderio di libertà e la gioia, che prova quando raggiunge e gode la bellezza della montagna, sottolineata da una musica solare e lieve. All'arrivo della ombre cupe della sera, il ricordo dell'avviso del pericolo insinua il dubbio e la paura, ma la capretta decide di rimanere e, quando appare il lupo, di lottare resistendo fino al mattino. La musica si incupisce e diventa drammatica e accompagna il racconto fino alla tragica conclusione.
La composizione è stata accolta con grande favore dal pubblico presente, che ha lungamente applaudito chiamando più volte alla ribalta Azio Corghi e gli interpreti. L'Orchestra della Toscana ha ben eseguito la partitura sotto la guida esperta di Marco Angius, in completa sintonia con Chiara Muti, che del testo ha dato una interpretazione convincente, calandosi con perizia nella levità ironica del racconto e rendendo l'ambiguità intrinseca al testo.
La scelta del brano successivo è caduta sulla elegante quanto seducente composizione di Georges Bizet, di rara esecuzione: le musiche di scena composte per la versione teatrale dell'Arlésienne, che Alphonse Daudet trasse dal suo racconto, che fa parte della raccolta Lettres de mon moulin, a cui appartiene anche La chèvre de M. Séguin. Una scelta acuta e raffinata, in quanto la storia della capretta non solo è citata, nell' Arlésienne, ma nel suo tragico destino si specchia Fréderi il protagonista del racconto, ossessionato dal sua passione per l'Arlesiana, personaggio centrale nello sviluppo drammatico, ma che non compare mai in scena.
La composizione legata alla pièce fu rappresentata per la prima volta 1° ottobre al Parigi al Théatre du Vaudeville, su commissione dell'impresario Léon Carvalho, che ebbe l'idea di affiancare al testo la musica. Bizet aveva già composto I pescatori di perle e La bella fanciulla di Perth per il Théatre Lirique, diretto precedentemente. da Carvalho. L a splendida composizione ebbe un grande successo, il compositore profuse tutta la sua perizia nel creare una seducente tavolozza timbrica, la musica è intensa, seducente e drammatica, si ispira anche alla musica popolare provenzale, è celeberrima la Farandole con il suo ritmo incandescente e ossessivo. Bizet creò pezzi per soli strumenti e in alcuni inserì anche il coro, e per accompagnare la recitazione del testo.
Il successo ottenuto persuase Bizet a ricavarne una suite sinfonica per grande orchestra; un'altra dopo al sua morte fu realizzata da Guiraud, autore dei recitativi musicati della Carmen. Il successo della musica e l'oblio in cui cadde il dramma teatrale fecero sì che i melologhi e le parti corali non fossero più eseguite. L’Arlésienne è stata eseguita nella revisione critica della versione originale per 26 strumenti, a cura di Giacomo Zani, nella traduzione italiana del testo e nella riduzione per voce recitante di Vincenzo De Vivo, che ha reso efficacemente la crescente tensione drammatica della vicenda.
A Chiara Muti è toccato l'arduo impegno di incarnare i diversi personaggi nelle loro differenti psicologie, un compito svolto con impegno e passione, che ha coinvolto nell'azione il pubblico presente. L'affascinante quanto complessa composizione presenta non pochi problemi di esecuzione per il colore strumentale e la dinamica, l'interpretazione dell'Orchestra della Toscana e del Coro Polifonici Senesi, guidati con abilità da Marco Angius,è stata convincente ed è stata salutata dai calorosi applausi del pubblico.