75° Stagione Lirica Sperimentale. L’Ammalato Immaginario di Vinci

Articolo di: 
Daniela Puggioni
L'ammalato immaginario. Diletta Masetti, Giorgia Teodoro, Alberto Petricca. Foto Riccardo Spinella

Il Teatro Caio Melisso di Spoleto ha ospitato nei giorni 10, 11 e 12 settembre 2021 la messa in scena de L’ammalato immaginario, gli intermezzi dell’Opera Seria Ernelinda di Leonardo Vinci (1696-1730). La prima rappresentazione nell’edizione critica di Gaetano Pitarresi, in collaborazione con il Centro Studi Pergolesi - Università degli Studi di Milano, ha visto il maestro Pierfrancesco Borrelli alla direzione dell’l’Ensemble strumentale del Teatro Lirico di Spoleto, mentre la regia e l’allestimento scenico sono stati curati da Andrea Stanisci. Questo articolo si riferisce alla rappresentazione del 10 settembre che ha visto protagonisti il soprano Giorgia Teodoro, come Erighetta, e il baritono Alberto Petricca, come Don Chilone, con la partecipazione della brava Diletta Masetti, come mimo.

«L’ammalato immaginario - afferma il Presidente del Centro Studi Pergolesi e Professore associato di Storia del Melodramma e Filologia musicale presso l’Università degli Studi di Milano Prof. Claudio Toscani - è il titolo di tre intermezzi comici del compositore calabrese Leonardo Vinci. Inseriti tra gli atti dell’Ernelinda questi intermezzi sono costituiti da una serie di scene comiche, che vedono agire una piacente vedovella intenta ad approfittare dell’ipocondria di un facoltoso scapolo per farsi sposare, assumere il controllo della casa e mettere le mani sul suo patrimonio». Il progetto degli Intermezzi del ‘700, che dura ininterrottamente dal 2015, nasce all’interno della collaborazione tra il Centro Studi Pergolesi dell’Università degli Studi di Milano e il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”. Il primo «riscopre il repertorio inedito degli intermezzi napoletani del Settecento e ne cura l’edizione critica, pubblicandola in una collana dedicata» - continua il Prof. Toscani - mentre il secondo restituisce al palcoscenico l’opera, offrendo al pubblico la possibilità di assistere ad uno spettacolo inedito».

I tre intermezzi sono caratterizzati dalla struttura dialogica serrata, c’è una sola aria quella di Erighetta, e dalla brevità dell’ultimo. Per questo motivo e per l’esigenza teatrale di dare una forma drammatica compiuta ai tre intermezzi, dato che non sono andati in scena all’interno dell’Ernelinda, il direttore Pierfrancesco Borrelli d’accordo con il regista Andrea Stanisci ha aggiunto dei brani seguendo una consolidata consuetudine settecentesca. Il primo brano aggiunto è il Concerto n.1 in si bemolle maggiore di Michele Mascitti (1664 circa -1760). Nato a Chieti, fu un virtuoso violinista, ebbe come maestro suo zio altro virtuoso violinista, Pietro Marchitelli, ed ebbe un grande successo in Francia come violinista e compositore di sola musica strumentale. Il Concerto n.1 in tre movimenti ha il ruolo della sinfonia, all’epoca anch’essa tripartita nella stessa successione dei tempi: veloce – lento – veloce.

L’altro problema proviene dal terzo intermezzo come spiegano direttore e regista:” … Il problema si pone con la terza parte che inizia con il recitativo del protagonista che dice: “Son disfatto, non ho più carni addosso…” e prosegue per arrivare rapidamente ad una netta rottura tra i due. Bello, divertente, inusuale. Ma che cosa è successo tra la seconda e la terza parte? Vinci non ce lo racconta. Il pubblico settecentesco probabilmente non si poneva il problema, e le parti erano separate l’una dall’altra con le tragiche vicende dell’Opera Seria. Il tipo di attenzione ad una credibilità narrativa era sicuramente diverso. Oggi, rappresentando l’Intermezzo tutto di seguito come spettacolo compiuto in sé e con necessità drammaturgiche diverse, la questione va affrontata. Si è scelto, allora, di dar vita e forma a quello che non c’è, inserendo una sorta di parentesi tra la seconda e terza parte, attingendo alle musiche dell’Opera Seria L’Ernelinda di cui L’ammalato immaginario formava gli Intermezzi. Le arie coturnate “Sì bella mercede” e “Nube di denso orrore”, con un pezzo strumentale (l’Allegro dal Concerto n.3 in sol maggiore sempre di Mascitti) ci portano avanti la vicenda di Erighetta e Don Chilone e ci spiegano il precipitare del loro rapporto. Un ampliamento, una chiarificazione, un apparente tradimento per essere fedeli ad una credibilità teatrale di oggi. Ironico, anche, con le voci d’un buffo ed una comica che si ritrovano a misurarsi col canto dei loro eroici colleghi, credendoci. A modo loro.”

Il Maestro Borrelli ci ha detto che quando dirige un’opera ciò che gli preme evidenziare nell’interpretazione è la teatralità che è insita nella musica, come quella scritta da Leonardo Vinci ed è per questo che ha pensato di inserire questi altri brani, inoltre è molto attento ai colori e ai tempi che devono seguire il ritmo incalzante dei dialoghi. Un decisivo aspetto da evidenziare è il lavoro fatto con i giovani protagonisti all’inizio di una carriera, che speriamo sia positiva, che Borrelli e Stanisci hanno compiuto e che è stato determinante per la riuscita dello spettacolo. L’obiettivo prefisso è stato, infatti, colto benissimo grazie alla bravura di Davor Krkljus, Maestro al cembalo, e dai bravi musicisti dell’Ensemble strumentale del Teatro Lirico Sperimentale diretti dalla mano esperta di Borrelli. Inoltre un altro punto di forza è l’affiatamento con la regia di Andrea Stanisci per cui musica e azione scenica si sono accordate perfettamente. L’allestimento scenico essenziale, le luci Eva Bruno e i bei costumi di Clelia De Angelis, che seguivano l’evoluzione psicologica di Erighetta, da affranta vedova a implacabile dominatrice, e la cura dell’interpretazione teatrale degli interpreti, hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo.

Giorgia Teodoro è stata un’incisiva ed effervescente Erighetta, ha una bella voce piena nella sua estensione dai gravi agli acuti e una buona tecnica che le consentono disinvoltura e sicurezza nell’emissione. Nel ruolo buffo di Don Chilone si ben calato Alberto Petricca, che ha mostrato scioltezza nello stare in scena e un’interpretazione convincente, ha una buona tecnica vocale che ha esibito soprattutto nell’aria dall'Opera Seria. Scroscianti applausi a tutti gli interpreti con numerose chiamate alla ribalta hanno salutato la fine dello spettacolo.

Pubblicato in: 
GN44 Anno XIII 23 settembre 2021
Scheda
Titolo completo: 

75° Stagione Lirica Sperimentale
Spoleto, Teatro Melisso
Venerdì 10 settembre
L’Ammalato immaginario
Musica di Leonardo Vinci

Direttore Pierfrancesco Borrelli
Regia e allestimento scenico Andrea Stanisci
Costumi Clelia De Angelis
Luci Eva Bruno

Cantanti solisti del Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli”
Erighetta Chiara Boccabella, Giorgia Teodoro
Don Chilone Alberto Petricca, Matteo Lorenzo Pietrapiana
Mimo Diletta Masetti

Davor Krkljus Maestro al cembalo
Ensemble strumentale del Teatro Lirico Sperimentale
Giacomo Bianchi violino I
Margherita Pelanda violino II
Giuseppe Benedetto viola
Riccardo Viscardi violoncello
Andrea Cesaretti contrabbasso

Maestri collaboratori Davide Finotti, Mariachiara Grilli, Lorenzo Masoni, Mauro Presazzi, Luca Spinosa

Prima rappresentazione nell’Edizione Critica di Gaetano Pitarresi
EDIZIONI ETS
In collaborazione con
Centro di Ricerca dell’Università degli Studi di Milano/ Centro Studi Pergolesi
Nuovo allestimento
La produzione è resa possibile grazie al sostegno della Fondazione Francesca, Valentina e Luigi Antonini
Maestri collaboratori Davide Finotti, Mariachiara Grilli, Lorenzo Masoni, Mauro Presazzi, Luca Spinosa