84° Maggio Musicale Fiorentino. La pastorale Acis et Galatée di Lulli

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Acis et Galatée. Elena Harsányi e Jean François Lombard. foto Michele Monasta

L’ultimo appuntamento operistico dell’84° Festival Maggio Musicale Fiorentino ha visto per la prima volta rappresentata a Firenze un’opera di un grande fiorentino, Giovanni Battista Lulli (1636- 1687), naturalizzato francese come Jean-Baptiste Lully, fondatore dell’opera francese: la tragédie lyrique o tragédie en musique. Il maestro Federico Maria Sardelli ha diretto Acis et Galatée (1686), pastorale-héroïque, mai rappresentata in Italia, unica opera di questo genere composta durante la sua carriera e ultima composizione teatrale in musica completata da Lulli prima della sua morte. Questo articolo si riferisce alla recita  del 9 luglio scorso.

Lulli, a differenza soprattutto della Francia, non è un autore che appare sulle scene italiane, è rimasta memorabile la rappresentazione, a cui assistemmo, di Atys nel teatro di Prato nel dicembre del 1986 con il complesso di Les Arts Florissants diretto da William Christie. Lulli, dotato di grande talento come ballerino prima e compositore poi, seppe cogliere con grande intelligenza le occasioni che gli si presentarono. Figlio di un agiato mugnaio, quattordicenne fu notato in uno spettacolo a cui partecipava da Roger de Lorraine, Chevalier de Guise, che gli propose di seguirlo in Francia e di entrare al servizio di sua nipote Anne Marie Luise d'Orléans, Duchessa di Montpensier per fare conversazione in italiano. Non era una nobile qualunque bensì la figlia di Gaston d'Orléans, fratello del re Luigi XIII, e nota come La Grande Mademoiselle, aderì insieme al padre alla Fronda contro il cardinale Mazzarino e la regina Anna d’Austria, reggente per Luigi XIV ancora bambino. Si suppone che Lulli, durante la sua permanenza al servizio della duchessa, grazie alla sua patrona abbia usufruito di lezioni di musica e danza, e quando, alla sconfitta della Fronda, la nobildonna andò in esilio Lulli chiese e ottenne di potersi licenziare.

Ormai era un valente strumentista e danzatore, in questo ruolo partecipò Ballet royal du jour et de la nuit su testo di Isaac de Benserade e musiche di Jean de Cambefort, che celebrava la vittoria del re sulla Fronda. Il quindicenne re appariva come il sole che trionfa sulla notte, da cui il nome Le roi soleil (re sole) con cui fu celebrato durante la sua vita, esempio emblematico di come tutte le arti dovessero celebrare la grandezza del re, fu una lezione che Lulli imparò benissimo e mise abilmente a frutto. Fu anche l’occasione per farsi conoscere e apprezzare dal giovane re con cui ballò in altre occasioni, poi non solo si esibì come danzatore, ma anche come musicista e compositore entrò a far parte de la Grande Bande des violons du roi. In seguito collaborò con Pierre Beauchamp, ballerino e coreografo, componendo le musiche per alcune opere teatrali di Molière, come la comédie-ballet Le Bourgeois gentilhomme (Il borghese gentiluomo) in cui danzò come Muftì.

Il cardinale Mazzarino amava il melodramma e per i festeggiamenti delle nozze del re (1660) fece venire Francesco Cavalli (1602-1676), che presentò un adattamento del Xerse e il nuovo Ercole amante, Lulli ebbe l'incarico di comporre i balletti d'intermezzo tra gli atti delle due opere e quindi di prendere diretta visione della partitura e in particolare dei recitativi, cosa che probabilmente gli fu utile nella creazione la tragédie lyrique. Le opere di Cavalli non ebbero successo e Lulli, divenuto grazie al re cittadino francese nel 1661 Lully, pensò che fosse un genere che non avrebbe avuto successo. Dovette ricredersi quando il 3 marzo 1671 fu rappresentata con successo di pubblico e di incassi la pastorale Pomone, con musica di Cambert e su un testo poetico di Perrin. Lully, allora, forte del favore del re chiese e ottenne di essere l’unico a potere mettere in scena un testo teatrale in musica, unica eccezione fu Molière un altro favorito del re per le comédie-ballet, ciò gli diede il privilegio della fondazione e il controllo assoluto per quindici anni dell’Académie royale de musique.

Il re voleva il primato dell’arte francese su tutte le altre, così Lully volendo creare un modello autenticamente francese si ispirò alla grande tradizione teatrale francese, al modello classicista della tragedia teatrale francese: lingua chiara e semplice, il principio di verosimiglianza (vraisemblance), il rispetto dei modelli e del principio di decoro (bienséance), culto del razionale, preferenza per soggetti mitologici. La prima "tragédie en musique", fu Cadmus et Hermione (1673), un genere nuovo e originale, creato dal Lully, forte della sua esperienza di compositore e ballerino nei ballets de cour e teatrale nelle comédie-ballet di Moliere, e da Philippe Quinault (1635-1688), che divenne il suo librettista d’elezione

La scelta della perfetta intellegibilità del testo in versi alessandrini portò al prevalere del recitativo sul canto con una declamazione enfatica ispirata a quella praticata in teatro, si racconta che prese al modello quella di Marie Desmares Champmeslé, acclamata attrice dell’epoca. La tragédie lyrique è articolata in una ouverture in movimento grave, maestoso e solenne in 4/4, e di un allegro fugato in 3/4 o in 6/8, una forma che divenne un modello, in un prologo dedicato all’esaltazione del sovrano e cinque atti, caratterizzata inoltre dalla presenza della danza, ispirata ai ballets de cour, alla fine del prologo e di ognuno degli atti.

Dopo questa lunga introduzione in quanto si tratta di un autore e un genere molto poco conosciuto in Italia, veniamo ad Acis et Galatée (1686), pastorale-héroïque, fu commissionata a Lully dal duca di Vendôme in onore del Delfino di Francia, suo ospite nel castello di Anet. A causa della rinuncia a scrivere per il teatro di Quinault dopo Armide (1686), il libretto fu scritto da Jean Galbert de Campistron su proposta di Racine. La trama è semplice ed è basata sulla storia tratta dal libro XIII delle Metamorfosi di Ovidio. Acis ama, riamato, la ninfa marina Galatée, che però è anche amata da Polifemo che, geloso, uccide il pastore, ma Nettuno, padre del ciclope, intenerito dalla preghiera disperata di Galatée e per riparare la colpa del figlio, rende non solo la vita ad Acis, ma nello stesso tempo gli dà l’immortalità trasformandolo in fiume, così che non possa più essere separato dalla ninfa. Acis et Galatée si compone di una ouverture nello stile tipico di Lully, tempo grave e poi allegro fugato, del prologo che celebra il Delfino come figlio di Luigi XIV, celebrato come Apollo, alla cui grandezza deve ispirarsi che si conclude con la danza e poi di tre atti anch’essi con la danza conclusiva.

Nell’occasione di questa messa in scena, grazie alla sensibilità del sovrintendente Alexander Pereira verso l’opera del ‘600 e del ‘700, sono stati acquistati strumenti adatti ad una esecuzione storicamente informata. Il maestro Sardelli, si è anche avvalso della presenza in orchestra di musicisti esperti nel repertorio che collaborano con importanti ensemble barocchi, tra cui Modo Antiquo fondato da Sardelli. C’erano: ai clavicembali Andrea Perugi e Simone Ori, alle tiorbe Maurizio Piantelli, Gianluca Geremia e Simone Vallerotonda, agli oboi Paolo Faldi e Giuseppe Falciglia e alla viola da gamba Bettina Hoffmann. Nel programma di sala sono indicati in corsivo, una scelta non chiara, sarebbe stato più opportuno l’uso degli asterischi con relativa spiegazione. Ricordiamo tra gli orchestrali dell’Orchestra del Maggio il bravo Gregorio Tuninetti per l’interpretazione solistica al flauto nel secondo atto L’esecuzione della musica di Lully è complessa, piena di sfumature nell’uso degli abbellimenti per gli strumenti che accompagnano il canto che, senza la varietà musicale, potrebbe essere monotono, per questo la presenza di questi musicisti è stata importante in quanto esperti della tradizione strumentale francese. Un esempio è proprio la viola da gamba di cui fu un illustre virtuoso Monsieur de Sainte-Colombe (1640-1700), contemporaneo di Lully, fu anche compositore oltre che maestro di Marin Marais.

Sardelli è riuscito ad amalgamare questi musicisti con quelli dell’orchestra del Maggio che affrontavano per la prima volta questo repertorio, certo a volte il suono era un po’ duro e poco brillante, ma nel complesso ha saputo rendere i colori delle parti orchestrali e la vivacità dei ritmi delle danze. Una buona prova di sé ha dato il coro istruito da Lorenzo Fratini, costretto nella buca dell’orchestra per la scelta della rappresentazione nella Sala Zubin Mehta, ideata per i concerti ma che ha uno spazio ridotto. La sala non è ideale per un’opera, è vero che Acis et Galatée fu rappresentata in uno spazio non teatrale, ma il Teatro della Pergola è uno spazio ideale per le opere barocche e speriamo che se ci sarà un seguito nella esecuzione del repertorio barocco questo si svolga in quel teatro.

Benjamin Lazar, il regista al suo debutto a Firenze, nello spazio ristretto del palcoscenico ha creato una intelligente e anche ironica commistione tra la contemporaneità e l’evocazione del teatro mitologico amato da quella società aristocratica e intellettuale, lontana nel tempo e così diversa dalla nostra. In quel periodo dominato da una monarchia assoluta e accentratrice, gli artisti, che proponevano spettacoli a corte o comunque con la protezione reale a quella società, dovevano attenersi a regole rigide come l’esaltazione del sovrano. Inoltre quel pubblico, così lontano da quello attuale, chiedeva di rispecchiarsi nei temi che si svolgevano sul palcoscenico. Lazar ha quindi immaginato una soluzione metateatrale: giovani di oggi che mettono in scena Acis et Galatée, anche i movimenti dei cantanti sono stati una studiata commistione tra gestualità moderna e quella dell’epoca, che il regista conosce bene avendo messo in scena molte opere barocche. Lazar è riuscito a contemperare bene nelle indicazioni ai cantanti la parte comica e ironica a quella patetica dei sentimenti. In scena c’era un piccolo teatro con fondali di tela dipinta in cui si svolgono alcune scene compresa l’uccisione di Atis.

Adeline Caron ha realizzato scene che aderivano bene a questa impostazione e ricordavano una idilliaco scenario pastorale, i colorati e divertenti costumi di Alain Blanchot hanno rispecchiato in pieno il duplice carattere della regia, ottime anche le luci di Christophe Naillet. Gudrun Skamletz ha curato le coreografie e vi ha partecipato. Lo spazio disposizione non permetteva molti di più dei quattro danzatori in scena, così i movimenti coreografici erano limitati dall’ambiente e ispirati alla danze barocche di cui la coreografa è esperta.
 Proprio per le caratteristiche di questo modo di cantare senza abbellimenti per essere perfettamente intellegibile, gli interpreti devono avere un’ottima dizione e sapere dosare sapientemente l’espressività per rendere i personaggi, un esempio è stato il bravo Jean François Lombard nel ruolo di Acis, è un haute-contre, un termine con cui si definiva il tenore acuto, ha reso molto bene il ruolo del pastore innamorato, è molto musicale, impreziosisce la resa del testo di sfumature e la sua interpretazione inoltre si avvale anche di una buona presenza scenica. Elena Harsányi, soprano, è stata Galatée ha una voce limpida e morbida, è espressiva e si muove bene in scena, ma non è sempre stata chiara nella dizione, Luigi De Donato è stato un ottimo Polyphème ha, una corposa e bronzea voce di basso e ha ben reso il personaggio sia vocalmente che scenicamente. Bene il resto del cast in cui spiccavano il tenore Sebastien Monti come Apollon, Télème, Le Prêtre de Junon e il basso baritono Guido Loconsolo come Neptune.

Infine segnaliamo che Sardelli ha annunciato nel comunicato stampa che: “il Sindaco Dario Nardella, ha diramato un comunicato stampa dove annuncia che “non solo questo grande ritorno, bensì un progetto persino un po’ più ambizioso, che è quello di riconoscere finalmente il posto che merita a Gianbattista Lulli cominciando da Firenze con la creazione dell’istituto Gianbattista Lulli a Palazzo Vecchio, nella Sala dei Gigli, la sala che meglio identifica questo connubio tra Firenze e la Francia. A settembre vedrà la luce e, a novembre, per il 390esimo compleanno di Lulli organizzeremo il primo grande evento. Che sarà concertistico sicuramente, ma forse anche una giornata intera di studi in cui ci dedicheremo a puntare il faro sui documenti della vita di Lulli; il capitolo dei suoi primi 14 anni è ancora da dissodare. Gli archivi fiorentini conservano documenti che ci aiuteranno a tracciare il suo profilo biografico. Insieme al Sindaco e al sovrintendente Pereira, al Centre de Musique Baroque de Versailles, all’Istituto francese qui a Firenze, all’Università, studiando la sua vita e le sue partiture, ed eseguendo le sue opere, vogliamo creare un connubio virtuoso di enti culturali che si dedicheranno a questo progetto.

Pubblicato in: 
GN37 Anno XIV 20 luglio 2022
Scheda
Titolo completo: 

84°Maggio Musicale Fiorentino
Sala Zubin Mehta
Sabato 9 luglio ore 18

Giovanni Battista Lulli
Jean-Baptiste Lully
Acis et Galatée
Pastorale-héroïque
Libretto di Jean Galbert de Campistron  
dalle Metamorfosi di Ovidio
Edizione critica di Bernardo Tucci maggio 2022
Edizione: BTE- Bernardo Ticci Edizioni 2022
In lingua originale
Prima rappresentazione in Italia
Nuovo allestimento

Maestro concertatore e direttore Federico Maria Sardelli

Regia Benjamin Lazar
Scene Adeline Caron
Costumi Alain Blanchot
Luci Christophe Naillet
Coreografia (e danzatrice) Gudrun Skamletz

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Acis Jean François Lombard
Galatée Elena Harsányi
Polyphème Luigi De Donato
Apollon, Télème, Le Prêtre de Junon Sebastien Monti
Neptune Guido Loconsolo
Comus, Tircis Mark van Arsdale
Diane, Deuxième Naïade, Scylla Valeria La Grotta
L'Abondance, Aminte, Première Naïade Francesca Lombardi Mazzulli
Une Dryade Silvia Spessot
Un Sylvain Davide Piva
Danzatori Caroline Ducrest, Robert Le Nuz, Alberto Arcos