Adelphi. Il processo ai terroristi islamici raccontato da Emmanuel Carrère

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
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Raccontare e seguire le fasi di un processo, quello intentato contro gli autori degli attentati terroristici avvenuti in  Francia nel 2015, che hanno provocato la morte di centotrenta persone fra lo Stade de France, il Bataclan e i Dehors dei locali dell’est di Parigi, ha consentito ad Emmanuel Carrère nel suo libro intitolato V13, edito dalla Adelphi, di coglierne il senso e le implicazioni politiche e storiche. 

La corte nei processi per terrorismo in Francia è composta da magistrati di professione, per i quali i rischi di ritorsioni rientrano nella loro sfera professionale. Carrère si chiede per quale motivo abbia deciso di seguire il processo ai terroristi islamici e proporre al Nouvel Observateur una lunga cronaca. Lo fa perché è consapevole che un giorno dopo l’altro tutti i presenti al processo, le vittime, gli avvocati di parte civili e quelli della difesa, in presenza degli imputati, ascolteranno esperienze estreme di vita e di morte, sicché, tra il momento in cui sono entrati nell’aula del tribunale e quello in cui ne usciranno, saranno tutti profondamente cambiati. Il processo si celebra in una struttura bianca situata dentro il venerabile palazzo dell’Île de la Cité, posto a Parigi tra la Sainte-Chapelle e il Quai Des Orfevres. I dieci componenti del commando che ha eseguito gli attentati sono tutti morti.

Salah Abdeslam, che proviene da Molenbeek, è sempre in compagnia di Mohamed Abrini nel periodo in cui avvengono i preparativi logistici dell’attentato. Entrambi fanno parte del cosiddetto convoglio della morte che a bordo di tre automobili, una Seat Leon, una Volkswagen Polo e una Renault Clio, hanno compiuto il tragitto da Charleroi a Parigi il 13 novembre del 2015. Ad un certo punto l’autore introduce il concetto della difesa di rottura, che consiste nello stabilire un confronto tra i vari crimini di guerra. Infatti all’improvviso Salah Abdeslam si è alzato nel box riservato agli imputati ed ha chiesto la parola, per chiedere alla corte se fosse possibile concedere il diritto di parola alle persone che subiscono i bombardamenti in Iraq ed in Siria. Un investigatore entrato nei locali del Bataclan, dopo che era avvenuto l’attentato costato la vita a tante persone innocenti, nella sua commovente testimonianza ha ricordato che è stato costretto a camminare in mezzo a corpi sovrapposti ed aggrovigliati, immersi in pozze di sangue.

La sua preoccupazione era che potesse esserci una vittima, nascosta da qualche parte, e che rischiava la morte senza ricevere aiuto ed assistenza medica. Il video diffuso dallo stato islamico con cui l’attentato è stato rivendicato, mostra i futuri kamikaze di Parigi che si addestrano in un terreno ghiaioso in Siria, e si divertono con una crudeltà truce e terribile a decapitare i prigionieri infedeli e occidentali. Nota acutamente Carrère, che la propaganda nazista non mostrava Auschwitz, quella staliniana nascondeva la tragica realtà dei gulag, mentre quella dei terroristi del Califfato non esita ad esibire l’orrore. Maya, superstite dell’attentato che è avvenuto al Carillon, un locale parigino, racconta angosciata ed in preda al terrore di avere perso il suo compagno e tre dei suoi migliori amici, uccisi dai terroristi mentre si trovavano  fuori dal locale durante una mite serata primaverile.

A questo proposito, con la sua straordinaria sensibilità intellettuale di grande scrittore Carrère, mentre  ascolta le testimonianze delle vittime degli attentati, osserva che alcuni sono tormentati dal senso di colpa per essere sopravvissuti alla tragedia. Alice, che di mestiere faceva la trapezista, è rimasta invalida e ha dovuto rinunciare al suo lavoro. A causa dell’attentato, che le ha risparmiato la vita, nella sua deposizione con toni dolenti ammette e confessa di avere gli incubi, di avere perso la spensieratezza, di essere affetta da ipervigilanza e di non avere più fiducia nella vita e nelle persone. Il processo per Carrère ha la smisurata ambizione di mostrare, tenendo conto dei punti di vista di tutti gli attori, i terroristi e le vittime degli attentati, che cosa sia successo la notte in cui sono stati commessi i crimini dai terroristi. In genere le storie di naufragi e grandi catastrofi rivelano il peggio dell’uomo, come la vigliaccheria, la lotta all’ultimo sangue per salvarsi la vita, l’egoismo estremo. Dai racconti dei testimoni emerge che subito dopo che la strage era avvenuta, tra i superstiti si era spontaneamente formato in modo consapevole un racconto collettivo di nobiltà e fratellanza. Citando un frase profonda delle pensatrice Simone Weil, Carrère ricorda che il male immaginario è romantico e romanzesco, quello reale invece appare incolore, noioso e desertico. Il Male è avvolto da un mistero insondabile, per cui è difficile comprendere come si possa essere disposti morire per uccidere, e contestualmente essere disposti a morire per salvare. 

L’autore si identifica umanamente con il medico Georges Salines, la cui figlia è stata uccisa dai terroristi islamici al Bataclan. Per Salines, che fa parte delle vittime al processo, non si può pensare di contrastare la barbarie con una barbarie di grado superiore. Il processo deve avvenire nel rispetto rigoroso della norma giuridica, che garantisca durante il dibattimento la parità tra difesa ed accusa mediante il contradditorio. Per Salines è fondamentale la concezione della giustizia riparativa, che rende possibile il dialogo tra vittime e carnefici. Questo consente, al di là delle conseguenze penali, che ciascuna parte possa dire la propria verità e fare un passo aventi, dopo la celebrazione del processo, per avviare la propria ricostruzione morale. La testimonianza del Presidente François Hollande al processo risulta importante storicamente poiché  secondo la sua personale convinzione, lo stato islamico ha minacciato la Francia prima, e non dopo, l’inizio dei bombardamenti in Iraq. Per Hollande la Francia è stata colpita perché è il paese delle libertà. Ascoltando le dichiarazione degli imputati, Carrère viene colpito da un giudizio sulle vere vittime, che per i terroristi islamici sono i musulmani moderati, alienati, collaborazionisti, che, illudendosi,  ritengono che l’Islam possa essere compatibile con i valori della società occidentale in cui vivono. Per comprendere come è avvenuta la radicalizzazione dei terroristi autori degli attentati verificatisi  in Francia nel 2015, bisogna risalire alla vicenda di Mohamed Bouazzi, che in Tunisia nel 2010 si diede fuoco immolandosi per protestare contro la miseria e la oppressione, dando luogo a quella che è stata chiamata la primavera araba. In seguito nel 2014 Abudak A-Baghdadi annunciava dalla Moschea di Mosul la restaurazione del Califfato. Il califfato precedente era l’impero ottomano, dissoltosi nel 1924 con Atatürk. Per la prima volta un'organizzazione terroristica regnava su di un territorio vasto come la Francia, secondo la opinione dello storico Micheron. Con la morte  e l’uccisione dei capi terroristi, lo stato islamico si  è dissolto ed è crollato.

Quest'analisi storica è fondamentale per capire il processo di radicalizzazione dei terroristi islamici. Infatti uno degli imputati, Salah Abdeslam, che avrebbe dovuto suicidarsi per provocare una strage e all’ultimo momento ha rinunciato, dichiara: tutto quel che dite su noi jiadisti è come se leggeste l’ultima pagina di un libro. Per capire, dovete leggere il libro per intero. I terroristi, responsabili degli attentati del 2015, in Belgio, si riunivano nei sotterranei del caffè Beguines per vedere i video diffusi  dallo stato islamico. A proposito del ruolo degli avvocati esercitato durante il processo contro i terroristi, Carrere osserva che difendere le vittime è un fatto nobile e degno di nota e di per sé commendevole. Infatti in  Francia nel 1986 è stato istituito un  fondo di garanzia per le vittime degli attentati terroristici.

Per difendere i presunti terroristi ci vuole passione, si deve amare la lotta e comprendere le cause dei grandi crimini.  Per il pubblico ministero Camille Hennetier il terrore comporta la scomparsa  di quel sipario dietro il quale si nasconde il nulla, grazie al quale è possibile vivere una vita tranquilla. Il terrorismo rende impossibile la tranquillità. La sentenza del tribunale non potrà, secondo il pubblico ministero, rammendare il sipario lacerato, ma potrà assicurare che ancore esistono la giustizia e la civiltà del diritto. Un libro fondamentale, questo di Emmanuel Carrère per capire le origini del fondamentalismo islamico. Imperdibile.

Pubblicato in: 
GN22 Anno XV 19 aprile 2023
Scheda
Autore: 
Emmanuel Carrère
Titolo completo: 

V13. Postfazione di Grégoire Leménager. Traduzione di Francesco Bergamasco.
Milano, Adelphi (La collana dei casi, 147), 2023.
Pp. 267. € 20,00.