Alexander McQueen. Aldilà della Moda

Articolo di: 
Livia Bidoli
Alexander McQueen

Stilista di grido oggi, a quasi dieci anni dalla morte per suicidio nel 2010, Alexander McQueen pone ancora delle questioni irrisolte e non tanto o solo al mondo della moda, ma domande di attualità, dallo sfruttamento delle donne, al danno abnorme generato alla terra dalla noncuranza dell'uomo, alle tragedie storiche come quella piu' vicina a lui, per eredità genalogica, quella scozzese del 1746, relativa alla Battaglia di Culloden che prenderà vita in due collezioni: The Widows of Culloden e The Highland Rape, la piu' controversa. Due registi, Ian Bonhôte e Peter Ettedgui, ne hanno esplorato la figura raccogliendo rare interviste ai membri della famiglia di "Lee", soprannome di McQueen, in un documentario elegiaco che racconta la sua vita dal vero in cinque capitoli.

Lee Alexander McQueen è ciò che gli americani definiscono "self-made-man", e per di piu' in un universo, quello londinese, affatto facile, del tutto caotico - come la vita di McQueen - e molto classista. Lee però aveva cuore e passione e questo lo condusse prima nella sartoria di Savile Row dove si fece le ossa e poi alla Saint Martin's, una scuola di moda da dove sono usciti John Galliano e Stella McCartney. Non basta, continuerà a prendere il sussidio di disoccupazione anche dopo la collezione-saggio esplosiva Jack the Ripper Stalks His Victims (1992), e a risparmiare tutto per comprare tessuti per nuovi abiti. McQueen aveva creato una collezione dedicata al serial killer per antonomasia, Jack the Ripper, cucendo "stille" di sangue dentro i cappotti, foderandoli di rosso e creando volumi incredibili tali da colpire la ricchissima esperta ed appasionata di moda Isabella Blow, che lo aiuterà a fare i primi passi. Sono gli anni '90, ancora tutto è possibile per un ragazzo venuto dall'East London e figlio di un tassista: andrà anche a Milano da Romeo Gigli ma se ne tornerà a Londra per riprendere e creare le sue collezioni finchè, chiamato da Givenchy, farà un salto esplosivo creando una collezione magnifica intitolata Search for the Golden Fleece (Alla ricerca del vello d'oro,1997) tutta in bianco e oro, dalle forme lunghe e sottili, dalle linee nitide e squadrate, con degli enormi copricapo che giungono fino alle corna dorate e ricurve da ariete indossate da Naomi Campbell. Contrastata dalla critica nonostante fosse di una perfezione ed un'eleganza assoluti che costarono a McQueen - chiaramente dietro un lauto compenso - giorni d'insonnia insieme a tutta la sua squadra, venuta dalla perfida Albione (direbbero i francesi!), e che non parlava una parola di lingua d'oïl. D'altronde, anche i francesi, a dir lui, non parlavano una parola d'inglese e si capivano a gesti, soprattutto con ago e forbici (sic!).

L'immaginario macabro e oltraggioso di McQueen aveva già prodotto tre collezioni iconoclaste: The Birds (1995), dal film di Hitchcock; Highland Rape (1995), come citato sopra dalla sanguinosa Battaglia di Culloden dove molte donne scozzesi furono vittime di stupri oltre ad avere la loro terra saccheggiata e depredata di tutti i suoi frutti, non solo in termini umani; e The Hunger (1996), che includeva i celebri “Bumster”, i pantaloni a vita bassa che scoprivano una parte del fondoschiena. Le due collezioni "scozzesi" di The Higland Rape e The Widows of Culloden (2006), sono naturalmente caratterizzati da magnifici tartan (tipico disegno scozzese a quadri) inventati da McQueen, per sottolineare la portata simbolica di cui erano connotati, ovvero di senso di appartenenza ad una nazione, la Scozia, indipendente dall'Inghilterra per usi e costumi.

Lee era molto affezionato alla sua famiglia che, con la creazione della sua casa di moda erano diventate due: una, quella di derivazione, con l'adorata madre Joyce; l'altra, quella d'elezione, ossia la sua squadra di stilisti, disegnatori, make-up artist, parrucchieri, consiglieri, modelli, ed il tutto aveva uno sfondo musicale che per McQueen era quasi sempre firmato da Michael Nyman, nato come lui a Stratford nell'East End londinese e che scrisse anche un brano a lui dedicato, Lee's Sarabande, che ascoltiamo nel film insieme alla colonna sonora, completamente curata da lui.

Tra le due celebri collezioni Voss (2001), il cui nome proviene dal pub dove Jack the Ripper incontrò la sua ultima vittima, e The Horn of Plenty (La cornucopia, 2009-2010) vi è una collezione speciale, intitolata La Dame Bleue (2008) e dedicata alla sua amica morta suicida Isabella Blow, caduta in depressione molti anni prima dopo esser stata tagliata fuori dal team formato per Givenchy, dopo aver supportato McQueen per la firma del contratto.

La sua ultima collezione fu il suo capolavoro, per sua stessa ammissione e, tra squame, ritagli di serpente, un universo ricreato dall'Atlantide di Jules Verne, il blu profondo delgli abissi di Plato's Atlantis nel 2010, con le modelle che si reggevano sui trampoli delle armadillo shoes, scarpe con tacchi di 30 centimetri, McQueen si é inabissato con le sue memorie, di nuovo nel ventre di placenta della madre perduta, togliendosi la vita alla vigilia del suo funerale. Un uomo governato dal sogno della farfalla, come quelle di Voss, sui copricapi che innalzavano verso il cielo questi insetti così labili, che vivono in un giorno solo tutta la loro vita: qualche schizzo di Rorschach tra i teschi colorati, e non di diamanti autentici à la Damien Hirst, un racconto di eleganza venata di decadenza e misticismo, la mitologia che sposa un futuro distopico nel regno sommerso dove si è rifugiato. C'è un solo McQueen, aldilà della moda.

Pubblicato in: 
GN17 Anno XI 11-18 marzo 2019
Scheda
Titolo completo: 

ALEXANDER MCQUEEN
IL GENIO DELLA MODA

di Ian Bonhôte, Peter Ettedgui
Al cinema dal 10 al 13 marzo 2019

Musica a cura di Micheal Nyman

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