Supporta Gothic Network
Amiata Piano Festival. Affascinanti scoperte dionisiache con Farrenc
Il programma dell’Amiata Piano Festival è articolato in diversi appuntamenti: tre estivi alla fine di giugno, Baccus; alla fine di luglio, Euterpe; alla fine di agosto, Dionisus; ed uno invernale per il concerto di Natale, il 7 dicembre. I due concerti recensiti in questo articolo sono del 30 agosto e del primo settembre e fanno parte del ciclo Dionisus.
Il festival si svolge al Forum Fondazione Bertarelli, la fondazione ha finanziato la costruzione dello splendido auditorium, che si fonde perfettamente nel magnifico paesaggio alle pendici grossetane del monte Amiata, e finanzia e appoggia il Festival.
Il direttore artistico del Festival è il noto e valente pianista Maurizio Baglini, che insieme all’altrettanto famosa e brava violoncellista Silvia Chiesa, propone itinerari musicali intriganti e inusuali, per lo più inesplorati. Nell’appuntamento Dionisus, di fine agosto, due concerti sono stati dedicati a compositrici: Louise Farrenc (Parigi, 31 maggio 1804 – Parigi, 15 settembre 1875), 30 agosto, e Roberta Vacca nota in Italia e all’estero, il 1 settembre.
Il concerto dedicato a Louise Farrenc era articolato in una parte musicale affidata a tre musiciste: Mihaela Costea al violino, Linda Di Carlo al pianoforte e Silvia Chiesa al violoncello e anche valida voce narrante, che leggeva gli interessanti testi, che narravano la vita della compositrice, sconosciuta ai più, anche con brani dalle sue lettere, testi scritti da Federico Capitoni..
Louise Farrenc è stata una compositrice, pianista e insegnante, francese, era nata in una famiglia di artisti, figlia di Jacques-Edme Dumont, importante scultore dell'epoca, a sua volta figlio e nipote di scultori, e sorella di Auguste Dumont, scultore anche lui. Questa famiglia non convenzionale favorì e incoraggiò le sue attitudini, cosa di fondamentale importanza perché già in famiglia impedivano alle donne di manifestare il proprio talento. Louise iniziò a studiare pianoforte in giovane età con Cecile Soria, un ex allievo di Muzio Clementi e quando divenne manifesto che poteva diventare una valida concertista fu mandata a lezione da maestri quali Ignaz Moscheles e Johann Nepomuk Hummel.
Quando poi anche si manifestò il suo talento nella composizione i suoi genitori decisero, nel 1819 all'età di 15 anni, di farla studiare con Anton Reicha, maestro di Franz Liszt e Hector Berlioz, lezioni probabilmente private perché il Conservatorio di Parigi non accettava donne come allieve. Nel 1821 sposò il flautista Aristide Farrenc, nella lettera citata nel corso del concerto, afferma che non le dispiace di essere conosciuta con il cognome del marito. Insieme si esibirono in concerto poi stanco di quella vita Aristide aprì una casa editrice a Parigi, Éditions Farrenc, che divenne una delle più importanti case editrici musicali della Francia per i successivi 40 anni.
Negli anni trenta la Farrenc era famosa e molto stimata tanto che nel 1842 ottenne il posto di insegnante di pianoforte al conservatorio di Parigi, nonostante fosse più famosa dei suoi colleghi, Louise veniva pagata meno. In una lettera rivolta al direttore del Conservatorio, citata nel testo letto da Silvia Chiesa, la Farrenc rivendica con orgoglio i brillanti successi ottenuti come pianista e compositrice di musica da camera e sinfonica, ma inutilmente. Solo dopo la trionfante première del suo Nonetto, a cui prese parte il famoso violinista Joseph Joachim, richiese e ottenne di avere la stessa paga. Fu due volte premiata con il Prix Chartier of the Académie des Beaux-Arts, nel 1861 e nel 1869. Inoltre scrisse e pubblicò un importante libro, Le Trésor des Pianistes, sui vari stili esecutivi musicali e con notazioni sulla diteggiatura.
Questa premessa è stata necessaria perché questa grande artista è stata dimenticata e solo con la sensibilità nata alla fine del secolo scorso per svelare il ruolo delle artiste, si è cominciato ad eseguire le sue opere soprattutto all’estero.
I brani musicali si sono alternati alle lettura dei testi di Federico Capitoni svolta con disinvoltura da Silvia Chiesa. Il primo brano per pianoforte solo è stato proposto da Linda Di Carlo, Air russe varié per pianoforte op. 17 che fu apprezzato da Robert Schumann, è un brano che rientra nel gusto dell’epoca di proporre variazioni o parafrasi su temi di moda anche di opera. La Farrenc scrisse solo per pianoforte tra il 1820 e il 1830. Linda Di Carlo si è dedicata allo studio di questa grande artista impegnandosi anche all’incisione integrale delle composizioni di musica da camera con pianoforte di Louise Farrenc per Brilliant.
L’Andante sostenuto dalla Sonata per violoncello e pianoforte op. 46, le Variazioni concertanti su una melodia svizzera per violino e pianoforte op. 20 e il Trio per violino, violoncello e pianoforte n. 2 in re minore op. 34 sono stati i tre brani che hanno proposto diverse combinazioni strumentali e hanno mostrato come queste composizioni si inseriscono nel clima romantico e hanno pari dignità per capacità compositiva e originalità di quelle dei compositori dell’epoca.
La bravura, la bellezza del suono, la cantabilità e la perfetta intesa nelle esecuzioni di Mihaela Costea, di Linda Di Carlo e di Silvia Chiesa hanno permesso di apprezzare la grandezza di Louise Farrenc e il pubblico ha risposto, riservando alle tre artiste un plauso festoso e convinto, applausi anche per il creatore dei testi Federico Capitoni.
Il 1 settembre è stata proposta Note di gusto – musimenù all’italiana, per 3 voci recitar-cantanti, ensemble e batteria di cucina una composizione di Roberta Vacca che ha scritto anche il testo. Dopo l’introduzione strumentale le venti regioni sono rappresentate da una ricetta presentata nell’idioma locale, si parte dagli antipasti come Fonduá a la Valdostén per arrivare al digestivo il liquore di Mirto della Sardegna. La composizione ha un tono festoso, ludico e danzante, infatti nella musica sono citate le danze: la tarantella nella preparazione della pizza o il ballo tondo della Sardegna.
Note di gusto ha un stile musicale eclettico, la musica concreta è rappresentata dalle percussioni degli strumenti di cucina: coperchi, pentola, coltelli, grattugia, bicchieri etc. utilizzati dalla stessa compositrice e dalle validissime e spiritose cantanti che hanno interpretato teatralmente i testi, Sì perché questa composizione è anche molto teatrale e le cantanti, Laura Catrani, Angela Nisi e Patrizia Polia hanno messo mimica e verve nell’interpretazione di ogni ricetta, se solo una cantava le altre partecipavano in vario modo con suoni anche che esprimevano gusto (slurp) suoni a cui a volte partecipavano gli strumentisti.
Roberta Vacca ha sfruttato le diversità timbriche degli strumenti: violino, viola, violoncello, flauto anche ottavino, clarinetto anche clarinetto basso e fagotto, usati in formazioni diverse per caratterizzare le diverse atmosfere. In ogni brano culinario venivano citati motivi popolari in modo spesso molto criptico, noi abbiamo riconosciuto l’inno nazionale nel brano strumentale introduttivo, O mia bela Madonina, O sole mio e Funiculì, Funiculà.
Alessandro Mazzocchetti ha diretto gioiosamente i bravi musicisti dell’Ensemble del Città Sant’Angelo Music Festival e le interpreti che hanno superato brillantemente il cimento linguistico, divertendosi e divertendo il pubblico che ha spesso applaudito alla fine di una ricetta e alla fine ha accolto interpreti e compositrice con scroscianti applausi.