Un Beethoven ritmico inaugura la IUC

Articolo di: 
Teo Orlando
Gloria

Con la 77° stagione dell'Istituzione Universitaria Concerti (IUC) di Sapienza Università di Roma ha inizio un triennio di residenza per l'Orchestra da Camera Canova e per il suo direttore, Enrico Saverio Pagano. L'Orchestra Canova è un realtà professionale di giovani musicisti, la cui età media è di 25 anni, ma di grande livello artistico. Il concerto inaugurale, tenutosi nelle date 30 settembre, 1 e 2 ottobre 2021, ha visto due partiture di assoluto impegno, come il Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 in si bemolle maggiore, "Imperatore", di Ludwig van Beethoven e la Settima sinfonia in la maggiore dello stesso compositore.

L'apertura è affidata al Concerto per pianoforte n. 5 "Imperatore" di Beethoven, con Gloria Campaner, interprete di eccezione, al pianoforte. La composizione si distingue per il ruolo del pianoforte che assume un rilievo particolare rispetto ai precedenti beethoveniani, in cui troviamo un dialogo serrato tra il solista e l'orchestra, con il primo che quasi si contrappone alla seconda. Qui, al contrario, il pianoforte è parte dell'orchestra (cosa che non si troverà neppure nel romanticismo pieno) e si associa con i diversi strumenti (fagotto, oboe, clarinetto, flauto e anche i timpani), con un accompagnamento armonico.

Non sono previste cadenze lasciate all'improvvisazione e al virtuosismo del solista persino nella congiunzione tra il secondo e il terzo movimento, come avveniva  tradizionalmente: Beethoven scrisse “semplice poco tenuto” cioè senza abbellimenti. Solo nel primo movimento dopo la rituale fermata dell'orchestra si trova una breve cadenza con l'indicazione: ”Non si fa una cadenza, ma s'attacca subito il seguente”.  Nell'esecuzione che abbiamo ascoltato la parte pianistica eseguita da Gloria Campaner ci è parsa molto appassionata, mentre l'orchestra da camera, pur estremamente volenterosa, non poteva certo rendere i crescendo orchestrali di una delle partiture più complesse della produzione beethoveniana.

La seconda composizione in programma era la celebre Settima sinfonia in la maggiore op. 92. Opera che si pone come una gemma incastonata nell'universo del classicismo viennese, ma dove gli echi dell'incipiente temperie romantica già vibrano in un afflato portentoso. Non vanno dimenticati i giudizi di Richard Wagner, che la definì “apoteosi della danza”, e di Johann Wolfgang von Goethe, che vi vide, ben prima di Friedrich Nietzsche, la perfetta fusione dell’elemento apollineo e di quello dionisiaco, chiamandola un’opera “greca” secondo la sua concezione "neoclassica" della grecità.

La sinfonia fu composta tra il 1811 e il 1812 ed ebbe la sua prima esecuzione all’Università di Vienna nel 1813, nel corso di un concerto organizzato per finanziare l’esercito austriaco, che era appena stato sconfitto ad Hanau combattendo contro Napoleone.

Pagano conduce l’orchestra con didattica "sapienza", fino dal primo movimento (Poco sostenuto. Vivace). Il tema iniziale (che presenta varie e sorprendenti analogie con il secondo tema del quarto movimento della Sinfonia in re maggiore KV 97 di Mozart, a Beethoven ignota perché inedita) è prima accennato dagli oboi e poi ripreso e completato dagli altri strumenti a fiato e da quelli ad arco. La cellula ritmica fondamentale viene poi a introdurre le prime quattro battute del Vivace, che si snoda attraverso una varietà sorprendente di effetti timbrici, di vertiginosi cambiamenti di registro e di continue tensioni e distensioni armoniche.

Segue il secondo movimento, il celeberrimo Allegretto: Pagano lo fa eseguire in modo disteso e non troppo lento (tempo che in questa sinfonia, come nella “sorella” VIII, è assente). Aperto e chiuso da un accordo di la minore, l’Allegretto si fonda, nel suo triste e insieme quasi allegro incalzare, su un solo modulo ritmico (scandito dai fiati), che accompagna quasi come un discorso continuo la melodia orchestrale, affidata ai violini (modulo che verrà ripreso nel quartetto schubertiano Der Tod und das Mädchen), finché in conclusione tutti gli strumenti riprendono i due motivi.

Secondo Theodor W. Adorno non è sufficiente sostenere che anche questo movimento mantiene il carattere di danza. Per il grande musicologo francofortese, in esso opera una feconda dialettica tra fissità, oggettività e dinamica soggettiva. Il tema è dapprima fisso, quasi come una passacaglia, ma è in sé stesso estremamente soggettivo: il soggetto e l’oggetto vengono mediati attraverso la nozione di destino, per cui il segreto soggettivo trapassa impercettibilmente nella fatalità oggettiva. L’apparente fissità che si può constatare all’ascolto non deriva dal tema stesso, ma da un paradosso: siamo in presenza di variazioni che non variano, nella misura in cui riprendono compendiosamente tutte le novità musicali introdotte da Haydn e da Mozart.

Il terzo movimento (Presto), in forma di Scherzo, inizia con un vero inno alla gioia di vivere, con la ripresa del tema dell’introduzione fino ad alternare vari motivi ritmi e melodici:  le sezioni strumentali  quasi gareggiano nell’inseguire i vorticosi cambiamenti ritmici. Si inserisce anche il motivo di un canto popolare religioso austriaco, che funge da ritornello nella parte conclusiva (Presto meno assai).

Il quarto e ultimo movimento (Allegro con brio) vede Pagano dirigere l’orchestra in modo da supplire con la scansione ritmica alla mancanza di un organico più ampio. La musica diventa quasi vorticosa, ispirata a una sorta di furore bacchico, con un vigoroso tema in sedicesimi che si alterna con un motivo trionfale introdotto dai fiati e ripreso dagli archi. È probabile, tra l’altro, che Beethoven abbia attinto qui a varie fonti, dalla canzone folk irlandese Nora Creina alla marcia trionfale di François Joseph Gossec nell'opera Le Triomphe de la République.

Nella perorazione conclusiva assistiamo quasi a un’estasi ritmica che ha fatto giustamente parlare di trascendenza, nel senso di un’apertura totale alla vita e al mondo, in cui lo spirito subisce, per usare un'espressione del musicologo Ernest Newman, una divina e mistica intossicazione.

Pubblicato in: 
GN46 Anno XIII 7 ottobre 2021
Scheda
Titolo completo: 

Sapienza Università di Roma
Aula Magna
77° Stagione musicale 2021-2022

Gloria Campaner pianoforte
Orchestra da Camera Canova*
Enrico Saverio Pagano direttore*

*Debutto a Roma

Programma
Ludwig van Beethoven


Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 op. 73 “Imperatore”
Allegro
Adagio un poco mosso
Rondò. Allegro

Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92
Poco sostenuto. Vivace
Allegretto
Presto
Allegro con Brio