Bernstein at 100. Le sinfonie della Fede

Articolo di: 
Livia Bidoli
Leonard Bernstein

All'Auditorium Parco della Musica lo straordinario e bisettimanale omaggio a Leonard Bernstein da tutta l'Accademia, che l'ha visto suonare con lei ed i suoi musicisti per ben 22 volte, sin da quando Bernstein aveva trent'anni, nel 1948. Antonio Pappano dirigerà tutte le sinfonie in due serie di appuntamenti: il primo da giovedì 15 a sabato 17 febbraio, con in programma la Sinfonia n.1 Jeremiah e la seconda The Age of Anxiety plus Prélude, Fugue and Riffs; la seconda serie dal 22 al 24 febbraio con la Sinfonia n. 3 Kaddish.

In questo primo appuntamento è stato curato da Antonio Pappano anche l'omaggio vocale ed introduttivo per l'americano più swing della sinfonica, Gerschwin escluso ovviamente. Messi da parte i suoi musical - ma non troppo, condiscono inverecondamente tutte le sinfonie, perlomeno con hints (cenni) più o per niente velati -, ecco le parole di Pappano: "La parte sinfonica di Bernstein ha molto a che fare con la Fede con la lettera maiuscola, a cominciare dalla prima Sinfonia, Jeremiah, scritta nel 1942, lui ventenne, pensando alla distruzione del primo tempio a Gerusalemme." Il testo infatti, in originale ebraico, proviene dalle Lamentazioni di Jeremia e viene cantato da un mezzosoprano canadese, Marie-Nicole Lemieux, che fa particolarmente risaltare l'angoscia delle parole riferite all'abbandono di Dio.

La prima sinfonia è stata diretta da Bernstein stesso nel 1983 nella Sala Nervi con l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Ceicilia (con Christa Ludwig mezzosoprano), e ne riconosciamo subito la caratura lacerante fin dall'inizio Largo della Profezia, cui seguono roboando gli ottoni che scivolano nel Vivace con brio della Profanazione, unico movimento che ci ricorda da lontano i musical firmati dal Maestro, per poi ridiscendere nella "pensosa mestizia", incupendo anche la dialettica sincopata tra archi e percussioni che ci aveva fatto sperare per un attimo in una soluzione. Il secondo tema, liricamente levigato e leggero - al contrario del primo, dall'angoscia cerebrale - finirà comunque nel rivelare coi glissando la terribile oppressione del cuore di un popolo travolto dalla distruzione del suo tempio. Dilaniante prova per l'Orchestra e Pappano, superlativamente intensi.

Il break è stato assoluto: il Prélude, Fugue and Riffs di Bernstein prevede una big band che Pappano ha previsto con due capisaldi dell'Orchestra, il primo clarinetto solista Alessandro Carbonare ed al piano Andrea Rebaudendgo. Una vera tornata energetica, una folata di vitalità dallo swing seguito da un bis dell'acclamatissimo Carbonare.

Con il celebre testo poetico di Wystan Hugh Auden - con cui il poeta vinse il premio Pulitzer nel 1948 - tradotto in musica da Bernstein, torniamo all'enigma della fede nella cosiddetta Età dell'ansia, ovvero quella tra le due guerre: la Waste Land di Thomas Stearns Eliot e dell'omonimo poema pubblicato nel 1922, crocevia delle due tragedie mondiali. Da sfondo un incontro di quattro amici che, per sorvolare sulle inesprimibili sofferenze accidiose del momento, alzano il gomito, senza peraltro per nulla consolarsi. D'altronde Bernstein stesso, prima della famosa performance con Krystian Zimerman al piano il 15 maggio del 1986 nell'Auditorio della Conciliazione,  dichiarò che si era immaginato l'incontro come in un quadro di Hopper, Nighthawks (i falchi della notte).

L'inizio della sinfonia n. 2 The Age of Anxiety è lento e pensoso come in Jeremiah ed il procedere è quasi trattenuto dai toni sardonici ed aspri delle marcette à la Šostakovič - la magnifica Beatrice Rana al piano solista ha manifestato dall'inizio di poter scorrere tra variazioni agli opposti lati della tastiera con inusitata leggerezza -, eponimi di un tempo concluso e senza speranza, ed in parte ancora sofferente. Soltanto un piccolo spiraglio - la parte del piano è preponderante in questo caso per "illuminare" - si sovviene nella parte poetica calibrata dal ritmo, mentre gli ostinati evocano il crescere di una strana tensione, stemperandosi invariabilmente nel precipitare sincopato. La dialettica accesa tra piano e e archi, ed ottoni, pone in risalto il brillare perlaceo del piano di Rana che fa gravitare i suoni scuri e dolenti. Il piano "riflette e conduce" il "parlato" tra gli strumenti - vi è anche un'apertura jazz, una scansione dei tempi swingata insieme ad echi coloristici anche dallo xilofono. Un epilogo cristallino del piano conduce al roboante finale con coda percussiva. 

Un concerto registrato ed inciso per Warner Classics di rara bellezza e con grande plaudo del pubblico a richamare Pappano, Beatrice Rana e l'Orchestra tutta sul palco. 

Pubblicato in: 
GN15 Anno X 20 febbraio 2018
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione Sinfonica
Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia
Giovedì 15 febbraio ore 19.30 – venerdì 16 ore 20.30 – sabato 17 ore 18

Bernstein at 100
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore
Marie-Nicole Lemieux mezzo soprano
Beatrice Rana pianoforte
Alessandro Carbonare clarinetto

Bernstein Sinfonia n. 1 “Jeremiah”

Prelude, Fugue and Riffs

Sinfonia n. 2 “The Age of Anxiety”