Caffarella. Apertura straordinaria di Sant'Urbano

Articolo di: 
Nica Fiori
S.Urbano alla Caffarella

Il parco della Caffarella, situato tra le vie Appia Antica e Latina subito dopo le mura Aureliane, presenta monumenti antichi frequentati un tempo da artisti e letterati e attualmente quasi ignorati dal turismo, perché di norma chiusi al pubblico. È quindi quanto mai gradita la notizia dell’apertura straordinaria della Chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella, già tempio di Cerere e Faustina, il secondo sabato del mese, da novembre a maggio, con visite guidate gratuite tenute da archeologi della Sovrintendenza Capitolina.

È questa l’occasione per conoscere dal punto di vista storico-archeologico e naturalistico una verde valle, quella del fiume Almone, che per anni è stata abbandonata a sé stessa, prima della sua trasformazione in parco, il cui nome deriva da un bel casale cinquecentesco (la “Vaccareccia”) costruito dalla famiglia Caffarelli. La valle veniva utilizzata dai Romani fin dall’età arcaica per le adunanze del popolo in armi e il 15 luglio vi si svolgeva una parata della cavalleria in onore dei Dioscuri, per ricordare l’aiuto da loro dato in occasione della battaglia al lago Regillo, vinta dai Romani contro i Latini. Ma ancora più suggestivo è il ricordo dei sussurri della ninfa Egeria al suo “amante” Numa Pompilio, che rivive nei lecci del suo bosco sacro e nella celebre Grotta di Egeria.

Nel II secolo d.C. Erode Attico possedeva qui una tenuta chiamata Pago Triopio, che aveva lo stesso nome del santuario di Demetra a Cnido, il Triopeion. Oltre a un villaggio agricolo, con vigne, oliveti, campi di grano, il fondo comprendeva una lussuosa villa residenziale che doveva sorgere all’incirca dove oggi si vedono i resti della villa di Massenzio. Erode Attico, di origine greca, era un letterato, filosofo, uomo politico, amico dell’imperatore Antonino Pio e precettore di Marco Aurelio e Lucio Vero. Le fonti antiche dicono che nel Pago Triopio aveva eretto un tempio dedicato a Cerere, la dea delle messi corrispondente alla greca Demetra, e a Faustina, la moglie prematuramente morta e divinizzata dell’imperatore Antonino Pio.

Mentre ben poco rimane degli edifici abitativi e del loro splendido rivestimento (nel Medioevo la zona era chiamata “La Marmorea”), il tempio si è salvato perché trasformato in oratorio cristiano presumibilmente nel IX secolo, epoca a cui risale l’affresco della Madonna col Bambino, che decora la cripta. La chiesa fu intitolata a Sant’Urbano, perché non lontano da lì vi erano le gallerie sotterranee del cimitero di Pretestato, dove si venerava il sepolcro di questo santo martire.

Il tempio, costruito in laterizio, ha le quattro colonne della facciata e l’architrave in marmo pentelico. Le colonne di stile corinzio appaiono inglobate in possenti murature, risalenti al restauro del 1634, voluto dal cardinale Francesco Barberini, che aveva fatto anche ripulire la cripta dalla terra che l’aveva colmata. Il tempio, poggiante su un podio preceduto da una scala di sette gradini oggi interrati, doveva sorgere all’interno di un’area porticata, della quale quasi nulla rimane.

Oltre alle divinità titolari, il tempio era stato dedicato da Erode Attico anche alla memoria della moglie Annia Regilla, il cui monumento sepolcrale sorge nello stesso parco ed è noto col vecchio nome di “tempio del dio Redicolo” (da Redicolus, dio del ritorno). Annia Regilla era stata uccisa da un liberto nel 160 d.C. e i suoi parenti avevano accusato il marito di uxoricidio, quindi la dedica del tempio alla moglie, dopo un processo che si era concluso con la sua assoluzione, poteva essere un modo per mettere a tacere i sospetti su di lui.

La chiesa-tempio si presenta costituita dal pronao e da un ambiente rettangolare con volta a botte decorata a lacunari ottagonali. Le pareti interne presentano tre ordini architettonici, il primo senza decori, il secondo con riquadri affrescati separati da lesene con capitelli corinzi, il terzo con fregi romani che rappresentano trofei, visibili soprattutto nella parete destra immediatamente sotto la volta. Gli affreschi medioevali, che raffigurano storie evangeliche ed episodi della vita di Sant’Urbano e Santa Cecilia, sono molto rimaneggiati. Quello della Crocifissione, il più conservato, è datato al 1011.

Come in altri casi di riutilizzo di edifici cultuali antichi, il fascino di questo luogo è legato in gran parte alla coesistenza di elementi cristiani con altri pagani. Un’ara, tutt’intorno alla quale è scolpito a rilievo un serpente, doveva essere presumibilmente utilizzata nel culto di Cerere, perché in tutti i riti legati alla terra il serpente vi appare come animale-simbolo del dominio femminile, e quindi attributo delle grandi dee della fertilità. Ma, trattandosi di un’animale ctonio, si potrebbe pensare anche alle divinità infere, che pure dovevano essere ricordate in questo tempio che voleva enfatizzare l’eroizzazione postmortem di Annia Regilla, raffigurata nella volta.

Pubblicato in: 
GN4 Anno VIII 26 novembre 2015

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INFORMAZIONI UTILI
Luogo
Chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella
Vicolo di Sant’Urbano (accessibile da Via Appia Pignatelli)
Date
14 Novembre; 12 Dicembre; 16 Gennaio; 13 Febbraio; 12 Marzo; 9 Aprile; 14 Maggio (tutte le visite inizieranno alle ore 11)
Modalità
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria allo 060608 (max 40 persone)