Cannes 2010. Echi bergmaniani e Woody Allen postromantico

Articolo di: 
Giovanni Battaglia
Diane Kruger

Avete presente la faccia che avete fatto quando avete scoperto la Nutella? Ecco, io continuo a fare la stessa faccia ogni volta che arrivo ad un festival del cinema, ma in particolare l’espressione si dilata quando arrivo al festival dei festival, cioè quello di Cannes. Chi ama il cinema viene trasportato in una realtà virtuale dove dalle 8.30 del mattino fino all’1,00 di notte ci sono centinaia di proiezioni ininterrotte, conferenze-stampa, feste, eventi di ogni tipo: tutto sotto il comune denominatore del cinema.

Il Festival di Cannes si divide in varie sezioni: la più importante, almeno in termini di eco mediatica, è la competizione ufficiale che quest’anno ha visto in gara:

ANOTHER YEAR di Mike LEIGH

BIUTIFUL di Alejandro GONZÁLEZ IÑÁRRITU

COPIA CONFORME di Abbas KIAROSTAMI

DES HOMMES ET DES DIEUX di Xavier BEAUVOIS

FAIR GAME di Doug LIMAN

HORS LA LOI di Rachid BOUCHAREB

LA NOSTRA VITA di Daniele LUCHETTI

LA PRINCESSE DE MONTPENSIER di Bertrand TAVERNIER

LUNG BOONMEE RALUEK CHAT (ONCLE BOONMEE CELUI QUI SE SOUVIENT SES VIES ANTÉRIEURES) di Apichatpong WEERASETHAKUL

OUTRAGE di Takeshi KITANO

POETRY di LEE Chang-dong

RIZHAO CHONGQING di WANG Xiaoshuai

ROUTE IRISH di Ken LOACH

SCHASTYE MOE (MON BONHEUR) di  Sergei LOZNITSA

SZELÍD TEREMTÉS - A FRANKENSTEIN TERV (UN GARCON FRAGILE- LE PROJET FRANKENSTEIN) di Kornél MUNDRUCZÓ

THE HOUSEMAID di IM Sangsoo

TOURNÉE di Mathieu AMALRIC

UN HOMME QUI CRIE di  Mahamat-Saleh HAROUN

UTOMLYONNYE SOLNTSEM 2: PREDSTOYANIE (L'EXODE - SOLEIL TROMPEUR 2) di Nikita MIKHALKOV

La seconda sezione, dove di norma si vedono le cose più belle, si chiama "Un certain regard" e si svolge nel Théâtre Debussy, proprio accanto al Grand Auditorium Lumière dove ha luogo la competizione ufficiale. In questa sezione partecipavano:

AURORA di  Cristi PUIU

BLUE VALENTINE di  Derek CIANFRANCE

CARANCHO di  Pablo TRAPERO

CHATROOM di  Hideo NAKATA

FILM SOCIALISME di  Jean-Luc GODARD

HAHAHA di HONG Sangsoo

HAI SHANG CHUAN QI (I WISH I KNEW) di  JIA Zhangke

LES AMOURS IMAGINAIRES  di Xavier DOLAN

LIFE, ABOVE ALL (LE SECRET DE CHANDA) di  Oliver SCHMITZ

LOS LABIOS (LES LEVRES) di SANTIAGO LOZA, Ivan FUND

MARTI, DUPA CRACIUN (MARDI, APRES NOEL) di  Radu MUNTEAN

O ESTRANHO CASO DE ANGÉLICA (L'ÉTRANGE AFFAIRE ANGÉLICA) di  Manoel DE OLIVEIRA

OCTUBRE (OCTOBRE) di  Diego VEGA, Daniel VEGA

PÁL ADRIENN (ADRIENN PÁL) di  Ágnes KOCSIS

R U THERE  di David VERBEEK

REBECCA H. ( RETURN TO THE DOGS) di Lodge KERRIGAN

SIMON WERNER A DISPARU... di  Fabrice GOBERT

UDAAN  di Vikramaditya MOTWANE

UNTER DIR DIE STADT di Christoph HOCHHÄUSLER
 
C’erano poi i film fuori competizione che, con l’eccezione della pellicola di Oliver Stone, sono risultati tra i migliori presentati:

AUTOBIOGRAFIA LUI NICOLAE CEAUSESCU (L'AUTOBIOGRAPHIE DE NICOLAE CEAUSESCU) di Andrei UJICA

CARLOS di Olivier ASSAYAS

KABOOM di Gregg ARAKI

L'AUTRE MONDE  di Gilles MARCHAND

ROBIN HOOD (ROBIN DES BOIS) di Ridley SCOTT

TAMARA DREWE di Stephen FREARS

THE TREE (L'ARBRE) di Julie BERTUCCELLI

WALL STREET: MONEY NEVER SLEEPS (WALL STREET : L'ARGENT NE DORT JAMAIS) di Oliver STONE

YOU WILL MEET A TALL DARK STRANGER di Woody ALLEN

Ed infine le proiezioni speciali, tra le quali spicca il film di Sabrina Guzzanti, grazie anche alle incredibili polemiche per le dichiarazioni del Ministro della Cultura Sandro Bondi, il quale si è rifiutato di andare a Cannes ritenendo assurdo che un festival potesse accettare quello che lui definisce come un film di pura propaganda. Peccato che, come spiegherà nell'accesissima conferenza stampa la stessa Guzzanti, al festival il Ministro Bondi non fosse stato invitato…Ma soprattutto va osservato che il parere espresso dal ministro non si poteva basare che su pochi estratti del film mostrati ad ANNOZERO, dato che non esistevano copie circolanti del film. Sicuramente le polemiche hanno giovato alla diffusione del film ed anche all’accoglienza di Sabina Guzzanti in Francia, paese dove notoriamente il popolo non ama mettere la testa sotto…

5 X FAVELA, POR NOS MESMOS (5 X FAVELA) di Wagner NOVAIS, Manaira CARNEIRO, Rodrigo FELHA, Cacau AMARAL, Luciano VIDIGAL, Cadu BARCELOS, Luciana BEZERRA

ABEL di Diego LUNA

CHANTRAPAS di Otar IOSSELIANI

COUNTDOWN TO ZERO di Lucy WALKER

DRAQUILA - L'ITALIA CHE TREMA (DRAQUILA - L'ITALIE QUI TREMBLE) di Sabina GUZZANTI

GILLES JACOB, L'ARPENTEUR DE LA CROISETTE di Serge LE PERON

INSIDE JOB di Charles FERGUSON

LA MEUTE di Franck RICHARD

NOSTALGIA DE LA LUZ (NOSTALGIE DE LA LUMIÈRE) di Patricio GUZMAN

OVER YOUR CITIES GRASS WILL GROW (L'HERBE POUSSERA SUR VOS VILLES) di Sophie FIENNES

Capirete che sarebbe stato praticamente impossibile vedere tutti i film in concorso in tutte le sezioni: sono riuscito tuttavia a vederne la maggior parte sottoponendomi ai soliti tours de force delle code mattutine per la prima proiezione stampa delle 8.30, e così via fino all’una di notte. La media dei film visti è stata di cinque al giorno: al di sopra si rischia di mescolare i personaggi nelle varie storie, cosa che, paradossalmente, potrebbe anche avere un effetto benefico su alcuni dei film a ci ho assistito, come nel caso di Shastye moe del documentarista Sergei Loznista, che veramente non aveva né capo né coda.

Questo festival a mio parere segna un calo dal punto di vista della qualità, tanto più che a deludere sono stati i grandi cineasti da cui ci si attendeva come sempre un capolavoro; in primis Abbas Kiarostami che, nonostante la grande prova di attrice di Juliette Binoche (Palma d’oro come migliore attrice), si è avventurato in una storia fuori dalle sue corde al punto tale che, nel tentativo tecnico di restringere il suo campo cinematografico, credo abbia ristretto inesorabilmente la qualità della storia. Deludentissimo e noioso è risultato La principessa di Montpensier di Bertrand Tavernier: ho abbandonato la sala dopo una mezz’ora, mortificato per tanto talento sprecato, e con me ho visto uscire tantissimi spettatori con gli occhi smarriti alla ricerca di un caffè di conforto.

Ovviamente c’erano anche delle cose belle, anzi bellissime ma prevalentemente fuori concorso. Splendido il nuovo film di Woody Allen You Will Meet a Tall Dark Stranger con Naomy Watts e Josh Brolin, una coppia di attori letteralmente strepitosi che danno vita ad una commedia-trattato sull’amore scoppiato e sui cambiamenti improvvisi della vita. Il pessimismo alleniano ci dice che il matrimonio resta in vita solo grazie alle bugie che i protagonisti sono costretti ad inventare per giustificare il loro stile di vita.

Il film è ambientato a Londra, come le sue tre precedenti produzioni, e racconta di uomini e donne che mentono a sé stessi in diversi modi pur di sfuggire alla realtà. Helena, interpretata da Gemma Jones, si fa dettare i comportamenti da una chiromante per scacciare il dolore della separazione con Alfie (interpretato da Antony Hopkins), che dopo 40 anni di matrimonio la molla non accettando il suo invecchiamento e si rifugia nel matrimonio  con Charmaine (interpretata da Lucy Punch), una ex prostituta che lo tradisce regolarmente con il suo personal trainer.

Sally (Naomi Watts) in crisi con il marito Roy si inventa una possibile storia con Greg, un gallerista d’arte londinese e suo capo, interpretato da Antonio Banderas: ma sono solo le sue fantasie di donna frustrata da una relazione insoddisfacente. Intanto Roy, interpretato da Josh Brolin, vero grandissimo talento del cinema mondiale, sapendo di essere uno scrittore senza valore ruba un manoscritto ad un amico creduto morto per raggiungere il successo.

Forse è vero che, come dice Nanni Moretti, Woody Allen sforna un film all’anno: però nell'enorme produzione del regista americano ci sono grandi film come questo, confezionato con notevole gusto ed ironia.

Durante la conferenza stampa sembrava di assistere a uno spettacolo comico; quando una giornalista italiana gli ha riferito della dichiarazione di Manoel de Oliveira, il quale ha detto di avere ancora progetti a 102 anni, Allen ha risposto: “vedi cara, se io arrivassi a 102 anni con la lucidità di Manoel de Oliveira ci metterei la firma; però se devo trovarmi con i fili attaccati ovunque, preferisco di no…Certo i miei genitori sono morti da vecchi e quindi nutro delle buone speranze; in tutti i casi io mi sono sempre opposto alla morte: la considero una cosa assurda e mi batterò sempre per la sua abrogazione”.

E poi alla domanda sul perché non appare più come protagonista nei film, ha replicato: “che cosa vuoi che ti dica, pensi che mi piacerebbe fare la parte del nonno in un film? Io ho il potere in mano, tengo la telecamera e decido che cosa fare: nei miei film ci sono delle ragazze meravigliose come Naomi Watts, Scarlett Johansson, Julia Roberts ed io dovrei fare il nonno?? Io voglio fare quello che flirta con loro seduto al tavolino a lume di candela, non il nonno che gli dà il bacio della buona notte…Credimi, non c’è niente di romantico nell’invecchiare: quando ti dicono che si diventa più saggi e si vede la vita da un'altra angolazione, sono tutte cazzate; la realtà è che non si possono fare più le cose di prima e basta, i tuoi occhi non funzionano come prima, perdi i capelli, ti alzi la notte per fare pipì: altro che saggezza…”.

Molto divertente anche Tamara Drewe del regista inglese Stephen Frears, tratto dal fumetto di Posy Simmonds a sua volta ispirato al libro Via dalla pazza folla (Far From the Madding Crowd) di Thomas Hardy.

Tamara Drewe, interpretata dalla bellissima Gemma Arterton, è una giovane e trasgressiva giornalista londinese, un'amazzone moderna dal naso rifatto che gira con dei pantaloncini mozzafiato e sconvolge con il suo ritorno al paese natìo, nella bellissima campagna del Dorsey, tutta la comunità locale, nell'ambito della quale Nicholas e Beth hanno messo su una pensione per scrittori in crisi: intorno a questa comunità si snoda la vicenda tra tradimenti, equivoci e un grande senso dell’umorismo.

Tamara  è il detonatore, l’elemento catalizzatore che fa rinvigorire le passioni dei paesani: tutto passa attraverso di lei, dimostrando forse il teorema che nel conflitto uomo-donna è la donna ad uscire vincitrice. Così, in un gioco di matrioske della finzione (naso finto di Tamara-campagna bella al punto da rendere quasi evidente che si tratta di un set-finzione nei rapporti) nasce una Black Comedy molto ben fatta: non siamo in presenza di un capolavoro, ma di un film molto divertente dove Stephen Frears ha dichiarato di aver lavorato con grande libertà proprio perché il copione derivava da un fumetto.

Perché non si fanno più le commedie in Italia? Noi, che abbiamo avuto la fortuna di crescere con i film di Dino Risi, Luciano Salce, Mario Monicelli, Pietro Germi, Nanni Loy, Ettore Scola, Luigi Zampa, Camillo Mastrocinque, Steno, Luigi Comencini, come abbiamo fatto a perdere questo genere straordinario? Anche in un festival come quello di Cannes tutto sommato serioso e dove i temi dei film sono molto spesso duri, l’arrivo di due commedie come quelle di Woody Allen e Stephen Frears è stato accolto da applausi a scena aperta, al punto che sono stati sicuramente i due maggiori successi del festival.

Bello anche il documentario rumeno Autobiografia di Nicolae Ceaucescu di Andrei Ujica.

Il film che ho preferito è Martedì prima di natale di Radu Muntean, una bellissima storia di interno di famiglia, molto bergmaniano e girato con una pulizia e semplicità da brividi.

Anche Manoel de Oliveira continua a fare centro a 102 anni (sì, avete letto bene: ha 102 anni) con Lo strano caso di Angelica.

Dei film in competizione mi sono piaciuti in modo particolare Another Year di Mike Leigh, una bellissima storia di un anno di una famiglia con tutte le difficoltà, speranze, ma soprattutto con il tempo, vero protagonista, che passa inesorabilmente. Il film, se vogliamo, è l’esatto opposto della commedia di Woody Allen; i valori più importanti per il regista sono la fedeltà e l’onestà all’interno della coppia, che costituiscono l’unico collante tra le persone. Il film inspiegabilmente è stato ignorato dai giurati, ma su questo torneremo più avanti…

È stato premiato giustamente con il Grand Prix Des hommes et des dieux di Xavier Beauvais: il film, ambientato in un monastero in mezzo alle montagne algerine durante gli anni Novanta, racconta la storia di otto monaci cristiani  che vivono in totale armonia con i confratelli mussulmani. All’inizio di un'escalation di violenza e di terrore nel paese, i monaci decidono di non abbandonare il loro monastero ed il loro lavoro nonostante l’incombente rischio di morte. Il film è tratto da una storia vera avvenuta nel 1996 a Tibhine ed offre molti punti di riflessione oltre a mandare un messaggio di tolleranza e rispetto interreligioso.

Pubblicato in: 
GN15 Anno II 3 giugno 2010
Scheda
Titolo completo: 

Festival di Cannes

dal 12 al 23 maggio 2010 Cannes -  Francia

Anno: 
2010
Voto: 
8