Cantica II di Emiliano Pellisari. Dante e la metastasi della Chiesa

Articolo di: 
Livia Bidoli
Cantica II

Un viaggio danzato nella parte che Dante nella Commedia (Divina è stato apportato da Boccaccio mentre è stata composta tra 1307 e 1321) ha dedicato al Purgatorio: al Teatro Olimpico dal 29 marzo al 10 aprile, la compagnia di Emiliano Pellisari ha presentato Cantica II, a chiosa del Festival Internazionale della Danza. Una sarabanda di muscolarità e danze incendiarie per gli occhi, inscenate da sei danzatori pirotecnici tra tulle e sfere che si librano in un buio che si stempera in voluttuosi colori.

Una sfera violetta dentro cui si muove una fanciulla è ciò che appare ai nostri occhi nel buio: poco dopo la stessa sfera accoglie l’anima e l’animus, le nozze alchemiche sono state celebrate in danza, scivolando sul tappeto musicale di Gymnopédie di Eric Satie. Di lì a poco è Debussy con il Prelude à l’aprés-midi d’un faune, unisce eroticamente i corpi in una simbiosi redatta dal tatto attraverso una muscolaritù aeriforme, librantesi senza gravità sullo sfondo dalle copiose pieghe.

La voce di The Queen of the Night, dal Flauto magico di Mozart, dirige un burattino: la politica è una delle bestie indomabili che legano l’uomo alla terra, lo sottomettono umiliandone la forza, soggiogata dai trampoli della virago. Cage costruisce il perturbante tappeto a uomini che tutti uniti si trasformano nei sette peccati capitali, per dare poi spazio alla grande messe di turpitudine lasciva dedicata alla Nostra Bella Patria, sulle note della Gazza ladra di Rossini e sui versi di Dante:

Ahi serva Italia di dolore ostello 
...nave sanza nocchier in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

La ballerina, come la Patria nostra, è denudata dagli sgherri che impersonano i politici, così conosciuti e condannati da Dante in tanti suoi scritti, e tanto attualmente protervi oggi con la loro selvaggia avidità ed il loro talento a deturpare la bellezza in ogni sua accezione.

Sulle note dell’evento rituale per eccellenza di Le Sacre du Printemps di Igor Strawinskij si erge una barriera che sembra di neve o di schiuma dalla quale ballerini/e sirene schizzano fuori in salti che prolungano la navigazione in acque perigliose formate da una gigantica lacrima, il pentimento è alle porte. Ed ecco il frutto della luccicore: i poeti e la loro tenzone prendono vita sull’Orfeo di Monteverdi insieme ad un omaggio alla lingua d’oc di Arnault Daniel.

Le scale senza fondo di Escher si incrociano ad ics per permettere ai penitenti di salirle verso l’alto, lentamente, mentre alcuni di loro, imitando le tre scimmiette “non vedo, non sento, non parlo” dopo essersi fatte il segno della croce, sembrano accusare la Chiesa degli stessi crimini del potere temporale.

Vivaldi fa sbocciare la Primavera, in petali di fiori che diventano albero, aprendo subito dopo ad uno degli episodi più metaforici dell’intera Cantica: il doppio di Dante sul Valzer Triste di Sibelius (famosa ripresa da Bruno Bozzetto nel 1976 nel lungometraggio animato ad episodi Allegro non troppo in cui si attua un parallelo tra il felice tempo passato e la distruzione del presente, dove la casa andata a fuoco ha fatto disperdere tutti gli affetti). Le note struggenti di Sibelius ritmano la comparsa di un ballerino sulla prima sponda del palco e di un altro in fondo che muta prima in donna, e poi in una serie di figure perturbanti che si muovono dietro di lei come una medusa.

La rinascita è ancora tratta dal buio e la musica grave e contemporanea di Xenakis fa da sfondo alle luci dell’aurora e delle stelle: la genesi matematica del suono (tecniche di matematica stocastica in ottemperanza alle leggi originate da Einstein sul tempo), implode in visioni metafisiche che si relazionano apertamente col titolo del brano: Metastatis o Metastaseis, trasformazioni dialettiche, e con la seguente e direi quasi eretica allegoria, per la forza dirompente del suo messaggio, vieppiù ambiguo. Una tavola imbandita con un ballerino ed una ballerina vestite da dame che tendono a svestirsi dei propri panni, letteralmente, pur di raggiungere emblemi del godimento terreno che gli vengono offerti come specchietto per le allodole. Ogni volta si libreranno senza mai raggiungerli e, sempre più tristi, planeranno di nuovo nelle loro vesti per afflosciarsi stremati sulla tavola. La scelta della Passione secondo Matteo di Bach, che rievoca la morte di Gesù, condanna la Chiesa ad una metaforica reprimenda su quanto possa essere lontana oggi sia da Dante, sia dai suoi postulati, in primis quelli cui si riferisce il suo santo nome.

Pubblicato in: 
GN46 Anno III 4 aprile 2011
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Filarmonica Romana e Teatro Olimpico
per il Festival Internazionale della Danza

EMILIANO PELLISARI STUDIO
in
CANTICA II - DIVINA COMMEDIA
una creazione di Emiliano Pellisari

da martedì 29 marzo a domenica 10 aprile 2011

Prima del 29 marzo 2011

Info& acquisto biglietti: Teatro Olimpico, Piazza Gentile da Fabriano, 17 (botteghino aperto tutti giorni, domenica compresa, dalle 10 alle 19 orario continuato), tel: 06.3265991 biglietti@teatroolimpico.it - Acquisti on line su www.teatroolimpico.it

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