Il ciclo francescano nella Chiesa del Gesù a Roma

Articolo di: 
Nica Fiori
San Francesco predica agli uccelli, particolare

A Roma, nella chiesa del SS. Nome di Gesù, ben quattro serate di studio, dal 1° al 4 ottobre, sono state dedicate al tema “Perché San Francesco nella Chiesa dei Gesuiti?” Non si è trattato di un convegno in senso stretto, ma di un laboratorio artistico spirituale, aperto a tutti, che ha ospitato storici dell’arte, teologi e musicisti per scoprire il rapporto profondo, ma non sempre chiaro, tra l’arte e la fede, e in questo caso tra il ciclo pittorico della fine del XVI secolo con scene della vita di San Francesco realizzato nella chiesa e la Compagnia di Gesù, fondata da Sant’Ignazio di Loyola nel 1534.

È proprio questo legame tra Francesco e Ignazio, santi che condividevano contemplazione e azione, unione mistica e dedizione all’annuncio del Vangelo, a spiegare la scelta del nome di Papa Bergoglio, il primo pontefice gesuita. E se è vero che tra i santi gesuiti troviamo San Francesco Saverio e San Francesco Borgia, è assodato che l’attuale papa ha deciso di chiamarsi Francesco per onorare proprio il santo di Assisi.

Francesco, il “Giullare di Dio”, incompreso inizialmente dal mondo circostante, è andato avanti nel suo amore assoluto per Dio e il suo creato, rifiutando tutti i beni materiali in una sorta di sposalizio mistico con Madonna Povertà, e giungendo perfino a immedesimarsi con Cristo nel momento in cui ricevette le stimmate sul monte della Verna. Lo storico dell'arte Claudio Strinati ha fatto notare come tutto nella Chiesa del Gesù sia pervaso da una valenza simbolica potentissima, a partire dall’architettura, che potremmo definire della Controriforma, senza navate e completamente aperta alla vista, e dalla famosa volta affrescata da Giovanni Battista Gaulli, detto il Baciccio. Il ciclo francescano non gode della stessa gloria dell’opera del Baciccio, ma è di grande interesse e degno di essere portato ad una più vasta conoscenza.

La cappella di San Francesco, ribattezzata nel 1920 come cappella del Sacro Cuore, è a pianta circolare e si trova al lato destro dell’altare maggiore, mentre a sinistra vi è quella gemella intitolata alla Madonna della Strada. Venne realizzata per volere di San Francesco Borgia da Giacomo della Porta sotto la direzione del gesuita abruzzese Giuseppe Valeriani e su disegno del Vignola. In essa troviamo sette dipinti su tavola e su tela e un affresco, con episodi della vita di San Francesco. Altre due tavole raffigurano Santa Chiara e Sant’Elisabetta d’Ungheria, due sante legate all’Ordine francescano. L’attribuzione delle opere è dibattuta, ma, basandosi anche su ciò che ha scritto Giovanni Baglione nel 1642, alcuni critici ritengono di poter individuare almeno tre pittori fiamminghi quali Paolo Bril (1544-1626), autore dei paesaggi e degli animali, Maarten Pepijn (1575-1642) e Giuseppe Peniz, un artista di cui non si sa niente.

I quadri, iniziati nel 1599, sono da mettere in relazione con il Giubileo del 1600, che è stato forse il più importante dal punto di vista artistico e che con le tele della cappella Contarelli di Caravaggio in San Luigi dei Francesi segna una svolta epocale. Ma anche questi dipinti francescani eseguiti da artisti fiamminghi, pur ora poco noti, denotano una somma valenza artistica, teologale e speculativa, che Strinati mette in relazione con opere già presenti nel ‘400 nel Regno di Napoli, che trasmettono il messaggio francescano secondo il quale tutti sono fratelli e uguali davanti al Signore, dal filo d’erba, agli animali, all’acqua, alla morte. In un contesto raccolto che suscita la preghiera e la meditazione, seguiamo un itinerario dalla Spogliazione delle vesti davanti al vescovo alla sua Morte (il suo corpo è disteso nudo nella nuda terra); dalla Tentazione sul monte della Verna (affresco) alla Stimmatizzazione sullo stesso monte: dall’ardore mistico che lo vede elevarsi, come novello Elia, in un carro di fuoco alla successiva apparizione a un frate minore; dalla comunicazione della Buona Novella a tutte le creature, dalle più pure (uccelli) alle più malevole (lupo di Gubbio); e ancora al coraggio di San Francesco davanti al Sultano, che in fondo era lo stesso coraggio che spingeva i Gesuiti a farsi missionari nei più sperduti paesi del mondo.

Il disegno spirituale del ciclo si completa con i richiami evocati dagli Evangelisti e Dottori della Chiesa affrescati nella volta dal manierista bolognese Baldassarre Croce (1558-1628). Con la nuova titolazione della Chiesa al Sacro Cuore le tre tavole con Santa Chiara, Santa Elisabetta e San Francesco riceve le stimmate sono state collocate nel corridoio dell’odierna sacrestia, ma sono state provvisoriamente ricongiunte alle altre per questa occasione. Si intravede nell’intero ciclo la missione verso cui tende il cammino del Santo: dare nuova forma alla sua vita, alla Chiesa, al mondo, con l’amore del Cristo. Tale missione riformatrice in fondo era anche lo scopo della Compagnia di Gesù. Per i Gesuiti Francesco è il Santo cui ispirarsi, il prototipo del vero Compagno di Cristo, perché lui insegna come si sta con Gesù, e allo stesso tempo è il prototipo di una riforma riuscita.

Ci si può chiedere a questo punto se questo rapporto con Dio, che Francesco vedeva possibile per tutti, può essere ancora vivo oggi? L’arte può sicuramente aiutare a scoprire nella bellezza il linguaggio divino, perché l’uomo è un essere spirituale e aspira al desiderio di Dio. A dispetto degli sconvolgimenti che sembrano far precipitare il nostro mondo nel caos, nel male e nel dolore, “la bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione“, come si legge nel Messaggio dei Padri Conciliari agli artisti a chiusura del Concilio Vaticano II.

Pubblicato in: 
GN48 Anno IX 13 ottobre 2017
Scheda
Titolo completo: 

Perché San Francesco nella Chiesa dei Gesuiti Chiesa del Gesù

Roma 1,2, 3 e 4 ottobre 2017

L’Arte della santità, la santità nell’arte della Chiesa Laboratorio formativo, artistico e teologico 2017-2018