La città ideale e l'inverosimiglianza della verità

Articolo di: 
Alessandro Menchi
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Con La città ideale, presentato al 69° Festival di Venezia (2012) e nelle sale dall'11 aprile, Luigi Lo Cascio fa il suo esordio alla regia nel segno di un cinema che fonde tematiche morali ed esistenziali col racconto di genere, in questo caso il giallo. E lo fa elaborando uno stile personale onirico, notturno, che attinge con consapevolezza alla tradizione filmica anni '70 (Rosi, Petri e Polanski su tutti).

La storia è quella di Michele Grassadonia (Lo Cascio), architetto di Palermo che da vent'anni vive e lavora in quella che lui considera la città ideale: Siena. Il sogno di Michele è quello di un mondo senza inquinamento né sprechi. Per questo motivo da un anno vive senza elettricità né acqua corrente (usa quella piovana) e quotidianamente si batte, sia in pubblico che in privato - creandosi non poche inimicizie - per perorare la causa ecologista. Una sera, a causa della scarsa visibilità dovuta a un temporale, Michele tampona “un'ombra” e finisce a sbattere contro un'auto parcheggiata. Scende per verificare i danni, ma dell'ombra nessuna traccia. Proseguendo, dopo alcuni chilometri rinviene un corpo riverso sul ciglio della strada. Michele gli presta soccorso, chiama un'ambulanza, ma quando arriva la polizia, essa nota l'ammaccatura sull'auto e crede che sia stato lui ad averlo investito. Per Michele è l'inizio di un'odissea giudiziaria, mediatica e personale in cui la verità sembra valere molto meno della verosimiglianza.

La verità, più che la giustizia, è il tema centrale de La città ideale, come ribadisce lo stesso Lo Cascio in conferenza stampa. Una verità che, parafrasando un aforisma di Kafka caro all'autore, l'uomo deve costantemente produrre dall'interno. Come Joseph K. de Il processo, Michele è chiamato a produrre la propria a causa di un'inchiesta per un reato che non ha commesso. A questo punto per lui si aprono due processi: uno pubblico, inerente ai fatti esteriori e soggetto alla legge, l'altro privato, interiore, inerente alle zone d'ombra della propria coscienza. Mentre nel primo l'inverosimiglianza della verità finisce a poco a poco per farlo apparire colpevole all'esterno, nel secondo la verosimiglianza di un'illusione, quella dell'ideale etico in cui per anni ha sublimato se stesso, si incrina lasciando trasparire la sua deriva ossessiva e isolazionista. Sotto accusa non è dunque la credibilità di Michele, e con lui quella di tutti coloro che vivono votati a ideali di rinnovamento, ma la sua diversità. Sotto processo è la consapevolezza portata dalle sue azioni di doversi creare costantemente una propria “versione della verità” per poter sopravvivere nella società di oggi, la società del potere e della menzogna, per migliorare la quale occorrerebbe prima di tutto smascherarsi. Michele lo fa, capisce cos'era l'ombra che ha investito, ma non può usarla come prova per discolparsi. Per uscire vincitore dal processo ha solo una scelta: andarsene dalla “città ideale”, tornare nella “menzoniera” Palermo e ricorrere all'assistenza (il)legale di un avvocato di mafia (Luigi Maria Burruano) capace con i suoi “metodi” di ribaltare la situazione. Il processo interiore non è ancora finito e anzi, comincia proprio adesso.

“Il cervello degli uomini cerca la vittoria, non la verità” dice a Michele il suo avvocato senese (Massimo Foschi). Ma per Lo Cascio la vera vittoria è la verità. Così come lo era per il Peppino Impastato de I cento passi (2000), così come lo è stato per il giudice Paolillo di Romanzo di una strage (2012) – entrambi di Marco Tullio Giordana, probabilmente il vero “maestro” del Lo Cascio regista – così lo è adesso per Michele Grassadonia, in un tracciato di personaggi e personalità il cui sguardo, sempre proiettato in avanti, giunge fin dentro di noi e coglie nel segno. E non possiamo non augurarci che questo grande interprete italiano si rimetta presto a lavorare sia davanti che dietro la macchina da presa.

Pubblicato in: 
GN23 Anno V 16 aprile 2013
Scheda
Titolo completo: 

La città ideale
GENERE: Drammatico/Giallo
REGIA: Luigi Lo Cascio
SCENEGGIATURA: Luigi Lo Cascio
ATTORI: Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano, Massimo Foschi, Alfonso Santagata, Roberto Herlitzka, Aida Burruano, Catrinel Marlon

Uscita 11 aprile 2013

FOTOGRAFIA: Pasquale Mari
MONTAGGIO: Desideria Rayner
MUSICHE: Andrea Rocca
PRODUZIONE: Bibi Film, Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: Istituto Luce - Cinecittà
PAESE: Italia
DURATA: 105 min
FORMATO: Colore