Claudio Abbado a Santa Cecilia. Trascendente intensità

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Claudio Abbado a Santa Cecilia

Il 26, 28 e 29 marzo 2010 nella Sala Santa Cecilia il maestro Claudio Abbado alla guida dell'Orchestra Mozart ha diretto, di Mendelssohn, la Sinfonia Italiana e, di Mozart, la Iupiter insieme al Concerto per violino K.216 con la partecipazione del violinista Giuliano Carmignola.

La nostra recensione riguarda il concerto del 29 marzo che si è aperto con la Sinfonia n.4 in la maggiore op. 90 Italiana (1833) di Felix Mendelssohn Bartholdy. Il viaggio in Italia (1830-1831) impressionò profondamente e felicemente il grande musicista che riversò il suo stato d'animo gioioso e pieno di energia  nella composizione di questa sinfonia così solare.

Fin dal primo movimento (Allegro vivace) si è colpiti dal ritmo danzante e dalla facilità dell'invenzione melodica, esaltate dalla magistrale abilità contrappuntistica e di orchestrazione dell'autore. A parte il secondo movimento (Andante con moto) in cui viene elaborato un canto popolare boemo e prevale la melodia, espressiva e coinvolgente, in quelli successivi domina la danza: il minuetto evocato nel terzo (con moto moderato) e poi il saltarello finale, esplicitamente indicato nella partitura.

Nel saltarello Mendelssohn non è folklorico ma trae ispirazione da questa danza per trarne una raffinata e trascinante elaborazione, anche nella fuga coinvolge con il ritmo, la dinamica e la pienezza del suono. L'Orchestra Mozart, composta da 49 elementi, ha mostrato una splendida densità e bellezza di suono insiema ad un notevole livello artistico in tutte le sue sezioni. L'interpretazione di Abbado di questa sinfonia è stata splendida, avendo evidenziato magistralmente tutte le caratteristiche di questa partitura. La dinamica è stata stupefacente e così pure il fraseggio musicale che ha esaltato il ritmo e la raffinatezza compositiva di questo capolavoro, coinvolgendo il pubblico che ha applaudito entusiasticamente al termine dell' esecuzione.

Seguiva, concludendo la prima parte, il Concerto per violino e orchestra in sol maggiore K. 216 di Wolfgang Amadeus Mozart. Tra il 1775 e il 1780 Mozart compose sette concerti per questo strumento ad arco; il  K. 216, il terzo scritto nel 1775 risente, ancora, sia dello stile francese che di quello italiano dell'epoca, ma con un virtuosismo contenuto per il violino. In questo concerto, superando i modelli contemporanei, la grande creatività compositiva e la facilità melodica sono le caratteristiche più evidenti. Nell'affascinante melodia dell'adagio centrale, inoltre, emergono qualità espressive e drammatiche che saranno in seguito sempre più evidenti nei movimenti centrali dei successivi concerti, compresi quelli per pianoforte. L'interpretazione di Carmignola non ci ha coinvolto lasciandoci un'impressione di freddezza e distacco.

Nella seconda parte Claudio Abbado ha diretto la sinfonia in do maggiore K.551 Iupiter (1788), capolavoro appartenente ad una intensa fase creativa in cui Mozart compose le ultime tre sinfonie. In questa partitura sono presenti elementi molto diversi tra loro; una grandiosa elaborazione tematica e contrappuntistica, ispirata dallo studio delle composizioni di Bach, la presenza di melodie splendide e solari, ma anche inquietanti e drammatiche, come nell'andante cantabile. L'interpretazione di Abbado è stata superba  evidenziando tutte le caratteristiche di questa straordinaria composizione. Il grande direttore ha anche tenuto conto delle innovazioni interpretative derivate dai recenti studi musicologici e contenute nelle esecuzioni con gli strumenti originali. L'uso per esempio di trombe chiare che ricordano quelle naturali, allora usate per ottenere un timbro sonoro più adatto. Il pubblico ha tributato un successo trionfale anche alla alla sinfonia mozartiana applaudendo a lungo entusiasticamente.

Abbado allora ha concesso come bis l'Ouverture (1809) di Ludwig van Beethoven scritta per il dramma Egmont (1787) di Wolfgang Goethe, offrendo un'interpretazione entusiasmante di questa partitura. Un grande artista è sempre sensibile al clima dell'epoca in cui vive e Abbado lo è da sempre come si può ben comprendere da scelte come questa. L'Egmont è un dramma in cui è centrale la ribellione contro un potere tirannico per ottenere la libertà. La partitura di Beethoven, aderente allo spirito del testo, inizia con una cupa drammaticità ed esplode alla fine incitando alla rivolta. L'interpretazione di Abbado, che ci è parsa come un raggio di luce in queste fitte tenebre, è stata accolta dall'applauso scrosciante e appassionato del pubblico. Sottolineiamo, infine, che appartengono all'Orchestra Mozart Francesco Di Rosa, primo oboe, Alessandro Carbonare, primo clarinetto, e Alessio Allegrini primo corno, che lo sono anche nell'orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. 

Pubblicato in: 
GN12 Anno II 18 aprile 2010
Scheda
Titolo completo: 

Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia - Roma
Orchestra Mozart
Claudio Abbado direttore
Giuliano Carmignola violino

Felix Mendelssohn Bartholdy

Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 "Italiana"

Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto in sol maggiore per violino e orchestra K. 216
Sinfonia n. 41 in do maggiore K. 551 “Jupiter”


Ludwig van Beethoven

Ouverture Egmont

Dal 25 al 29 marzo 2010 - Concerto del 29 marzo 2010

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