I due gentiluomini di Verona al Globe Theatre. L'incoercibile Eros del Bardo

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Silvano Toti Globe Theatre

Lo spettacolo I due gentiluomini di Verona, tratto da una commedia giovanile di William Shakespeare (The Two Gentlemen of Verona, tra le prime scritte dal Grande Bardo di Stratford-upon-Avon), il cui adattamento teatrale è stato realizzato e curato dallo scrittore Vincenzo Cerami, è in scena al Globe Theatre di Roma a Villa Borghese, dal 8 al 18 luglio 2010.

Lo spettacolo incanta e coinvolge lo spettatore poiché la rappresentazione indaga e analizza, con immagini poetiche di rara perfezione e dialoghi profondi, il doppio tema dell'amore (Eros) e dell’amicizia.

All’inizio dello spettacolo sulla scena compaiono i due protagonisti, Valentino, interpretato in maniera straordinaria da Giampiero Ingrassia, e Proteo, la cui parte è affidata a Gianluca Guidi. Il dialogo che avviene tra di loro rende visibile e fa emergere la profonda diversità caratteriale dei due giovani uomini. Mentre Proteo confessa che è perdutamente innamorato di Giulia, si strugge l’animo e scrive appassionate ed intense lettere d’amore, rivelando un temperamento chiuso e tormentato, Valentino per contro gli annuncia che sta per lasciare Verona per recarsi a Milano, dove vuole vivere la sua vita ricercando ogni forma di svago, invitando e suggerendo al suo amico di non rimanere soggiogato dalla passione d’amore, che è sempre irrazionale.

Il padre di Proteo, osservando il comportamento del figlio, chiuso in sé stesso e con la mente perennemente dominata dalla figura di Giulia, decide di mandare il figlio a Milano, presso la corte del duca, dove già si trova Valentino, il suo amico d’infanzia, con il quale ha diviso i momenti più importanti della sua vita. A Milano, alla corte del duca, dove Proteo ritrova Valentino da cui viene accolto, avviene un fatto imprevedibile che mette a nudo la natura provvisoria dei sentimenti umani e la forza travolgente ed incoercibile che Eros esercita sulla vita e sui pensieri di ogni individuo.

Valentino, che a Verona aveva irriso e considerato aberrante e dissennato l’atteggiamento di Proteo innamorato di Giulia, rivela al suo amico d’infanzia di essere invaghito di Silvia, una nobildonna figlia del duca di Milano. Pertanto Valentino, in preda alla passione amorosa, suscita sconcerto nell’animo dell’amico Proteo, poiché inizia a scrivere lettere d’amore per conto di Silvia, anche se indirizzate ad un altro uomo.

Valentino prova con goffaggine ed in modo maldestro a corteggiare la donna dinanzi alla cui bellezza il suo autocontrollo svanisce, lasciandolo in balia dello sguardo dolcissimo di lei. Un evento inaspettato ed imprevedibile modifica i rapporti di amicizia tra Valentino e Proteo, episodio che rivela la forza di Eros. Proteo si innamora di Silvia, provando per questo un senso di colpa. Si accorge, volgendo lo sguardo nel suo mondo interiore, che il desiderio di amare Giulia è improvvisamente svanito e si è eclissato senza alcuna ragione apparente.

In questa parte dello spettacolo vengono evocate e descritte le intermittenze del cuore umano, di cui ha parlato Jane Austen nei suoi immortali capolavori. Proteo, oramai innamorato di Silvia, informa il Duca di Milano e padre della giovane donna, - il quale vorrebbe farla sposare con un gentiluomo ricco ed ottuso di nome Turio -, che Valentino è in procinto di rapire di notte sua figlia. Il Duca, dopo avere scoperto e svelato il piano di Valentino, sopraffatto dalla rabbia e dall'amarezza, emette e fa subito applicare un editto con cui lo allontana e mettendolo al bando dalla corte.

Durante il suo peregrinare con l’animo disperato, poiché è stato separato da Silvia, Valentino diviene il capo di una sorta di banda di malfattori, che si trovano nelle sue stesse condizioni. Intanto Giulia, per riconquistare il suo amatissimo Proteo, si traveste da uomo e raggiunge la corte del duca di Milano. Silvia fugge dalla corte del padre in cerca di Valentino, dopo avere  rifiutato le offerte d’amore di Proteo. Alla fine della commedia, il duca si ricongiunge con la figlia, si dichiara favorevole al matrimonio con Valentino, a cui accorda il suo perdono, mentre Proteo ritrova la sua Giulia, della quale comprende la sincerità ed autenticità dei sentimenti amorosi.

Tra il potere del denaro, incarnato nella commedia da Turio, e la bellezza e purezza dei sentimenti umani, nella vita prevalgono sempre questi ultimi. Un testo straordinario per come viene indagata la vita interiore dei personaggi e la natura sfuggente ed ambigua dei sentimenti umani. Belle le musiche che hanno accompagnato la rappresentazione della vicenda, dovute a Nicola Piovani; i costumi sono apparsi fedeli all’epoca descritta nel testo. La lingua del testo è elegante e raffinata, merito che deve essere attribuito a Vincenzo Cerami.

Pubblicato in: 
GN18 Anno II 18 luglio 2010
Scheda
Autore: 
William Shakespeare
Titolo completo: 

I DUE GENTILUOMINI DI VERONA
di William Shakespeare

Regia di Francesco Sala
Traduzione e adattamento di Vincenzo Cerami
Musica di Nicola Piovani
Produzione Politeama Srl

Silvano Toti Globe Theatre, Roma

dall’8 al 18 luglio 2010 ore 21.15; 10 e 11 luglio ore 22.30 (lunedì riposo)

Spettacolo dell'8 luglio 2010

Interpreti (in ordine alfabetico):

Antonio: Nicola D’Eramo
Lanciotto: Pietro De Silva
Proteo: Gianluca Guidi
Valentino: Giampiero Ingrassia
Duca di Milano: Ugo Maria Morosi
Turio: Claudio Pallottini
Silvia: Loredana Piedimonte
Giulia: Viola Pornaro
Fulmine: Raffaele Proietti
Ursula: Giulia Rupi
Pantino-oste: Alessio Sardelli
Lucetta: Jessica Ugatti
Banditi: Simone Fantozzi, Lucia Cristofaro
   
Musicisti: Marcos Madrigal, Alice Warshaw, Sara D’Ippolito
Musica: Nicola Piovani
Scena e costumi: Silvia Polidori
Coreografia: Paola Maffioletti
Aiuto regista: Norma Martelli
Assistente musicale: Alessio Mancini
Assistente alla regia: Maria Castelletto
Assistente costumi: Manuela Velardo
Assistente scena: Ilaria Carannante
Maschere: Davide Bracci
Realizzazione scena: Andrea Morleschi

Anno: 
2010
Voto: 
8