La fantapittura di Valerio Adami

Articolo di: 
Giulio de Martino
Berio

A Roma, da giovedì 19 gennaio e fino al 26 febbraio 2017, in tre locations: l’Accademia di Ungheria e la Galleria André – in via Giulia –, e la Galleria Mucciaccia –, in Largo della Fontanella di Borghese –, si può visitare la grande mostra antologica di Valerio Adami (Bologna, 1935) a cura di Lea Mattarella. 

È intitolata: Metafisiche e Metamorfosi e vi sono esposte sessanta opere dal 1972 ai nostri giorni. Da André e da Mucciaccia i dipinti di Adami sono accompagnati dai disegni preparatori, mentre all’Accademia di Ungheria vi sono i dipinti dei pittori ungheresi Csaba Fürjesi e di Ervin Hervé-Lóránth a fare da corredo. Si tratta di un doveroso omaggio ad un artista italiano, tra i più importanti del secondo ‘900, noto di più all’estero che in patria.

Adami è nato a Bologna nel 1935, ma vive da molti anni tra Parigi e Montecarlo. Le sue opere fanno parte delle collezioni dei più importanti musei del contemporaneo come: il Musée d’Art Moderne de la ville de Paris, il Musée National d’Art Moderne, il Centre Georges Pompidou, il Museo d’Arte Moderna di Palazzo Reale a Milano, il Museum of Modern Art di Pittsburg, la Mc. Crory Corporation di New York. Valerio Adami ha partecipato a rassegne internazionali quali Documenta di Kassel e alla Biennale di Venezia nel 1968, 1978, 1995 e 2011.

La pittura di Adami – intensa e comunicatrice, segnata da punti di alienazione e di onirismo – trova origine nell’esperienza della pop-art degli anni ’60: penso alle strips dipinte di Roy Lichtenstein e ai quadri-manifesto di Tom Wesselmann, come pure – in Italia – al fumetto dipinto di Altan. Del pop e del fumetto Adami conserva il disegno a linee nere nette e marcate e la colorazione violenta e omogenea, ma trasforma la figurazione in senso surrealista e frammenta la superficie del quadro in sezioni ben definite e chiuse all’interno delle quali distribuisce il colore. 

Per questo le sue immagini – su tele di grande formato – non si sviluppano in modo banalmente leggibile e orizzontale, ma sono deformate da elementi simbolici e concettuali che vengono esplicitati dai titoli. La ricerca cromatica – portata avanti con le fluorescenze e le luminosità dell’acrilico – si sviluppa in maniera autonoma rispetto al disegno e passa al di sopra di bordi e linee generando una seconda serie di forme.

Elemento importante dell’estetica di Adami è stato la partecipazione della musica alla composizione pittorica in funzione di anticipazione prima del disegno e poi del colore. La musica colta del ‘900 europeo, ma anche quella indiana, con le sue sequenze e campionature, scandiscono il ritmo della creazione pittorica e vi inseriscono momenti di astrazione e di ricomposizione. Adami ricorda spesso che incontrò il compositore Luciano Berio nel 1956: insieme crearono la rivista Incontri Musicali. Fu grazie a Berio che Adami conobbe Bruno Maderna e Cathy Berberian.

Il contenuto dei dipinti di Adami è spesso fantastico e ironico: in interni spersonalizzati e in paesaggi surreali si dispongono oggetti e corpi, a volte sdoppiati e ricostruiti, a volte banalmente schematizzati, vengono così assunti come simboli, spesso sessuali, di un immaginario ultra-moderno. Con Adami si naviga in un mondo futuribile, che si appropria di elementi del nostro passato e del nostro presente e ce li ripropone alterati e sospesi in una narrazione parallela.

Pubblicato in: 
GN13 Anno IX 27 gennaio 2017
Scheda
Titolo completo: 

Valerio Adami. Metafisiche e Metamorfosi

Mostra a cura di Lea Mattarella

Dove:  Accademia d'Ungheria (via Giulia, 1, Roma) , Galleria André (via Giulia 175, Roma), Galleria Mucciaccia (largo della Fontanella di Borghese 89, Roma).

Date:  20 gennaio – 26 febbraio 2017