Fedele alla linea. Ferretti: affinità e divergenze

Articolo di: 
Stefano Coccia
Giovanni Lindo Ferretti

Già alla proiezione festivaliera svoltasi qualche settimana fa durante il Bergamo Film Meeting, cui non era purtroppo presente Giovanni Lindo Ferretti, la risposta del pubblico era stata eccellente, coerentemente coi tanti stimoli offerti dalla visione del documentario a lui dedicato. In quella occasione era stato il regista Germano Maccioni a spiegarne brevemente la genesi.

L’occasione di incontrare il controverso e difficilmente catalogabile personaggio si è poi manifestata il 2 Maggio, presso l'Auditorium del Sacro Cuore, nel corso di un’anteprima romana che pare abbia annoverato molteplici apprezzamenti da parte dei giornalisti, sia nei confronti del film sia per la disponibilità del cantante a rimettersi in gioco. Lì a malincuore non abbiamo potuto esserci. Ma del lavoro cinematografico di Germano Maccioni vorremmo parlare ugualmente, vista l’impressione così positiva suscitata in precedenza dall’esperienza spettatoriale avuta a Bergamo.         

Dai CCCP ai PGR. Dalla proposta in età scolare di partecipare allo Zecchino d’Oro alla scena punk berlinese. Dalla modesta educazione famigliare ricevuta in un piccolo borgo appenninico alle tournée e ai viaggi memorabili, come quello in Mongolia. Dal complesso rapporto con la madre agli incontri con altri musicisti. Dalle suggestioni bolsceviche all’esasperazione della fede. Dal susseguirsi di gravi patologie al trovare conforto nella vicinanza della razza equina, in quello sguardo celebrato anche a livello musicale: “Somiglia il mio vedere all'occhio dei cavalli”, cantavano i CSI.

Tanti sono i percorsi umani, artistici e ideologici che si intrecciano, con tutta la loro problematicità, nel corso di un film che può affascinare anche lo spettatore meno accondiscendente, quello scettico riguardo alle acrobazie mentali ed esistenziali del personaggio in questione. Già, perché si può tranquillamente non essere d’accordo con la svolta clericale e col rinnegare certi simboli e valori della sinistra, da parte di Giovanni Lindo Ferretti (e chi scrive si colloca, rispetto a lui, esattamente dall’altra parte della barricata, dove stelle rosse e cultura laica conservano ancora la loro intrinseca dignità), eppure le motivazioni sottese a ogni suo gesto, mutazione, ribaltamento estetico, non appartengono mai alla sfera della banalità o di un tetro conformismo. Sono invece frutto di un pensiero discutibile, ma con una sua schiettezza di fondo.

Il merito del documentario realizzato da Germano Maccioni è in parte quello di creare un filo conduttore tra le varie spinte centrifughe, tipiche di una personalità in continua trasformazione, però tende ad andare oltre: difatti è nella natura delle immagini raccolte che si coglie una grazia particolare; come anche in un montaggio spigliato, che rende tutto più fruibile. Pare che Fedele alla linea – Giovanni Lindo Ferretti sia nato dalla volontà congiunta dell’autore e del cantante di raccontare la più recente esperienza artistica di quest’ultimo, ovvero “"Saga, Canto dei Canti", progetto teso a esplorare il rapporto tra uomo e cavallo nella sua dimensione più arcaica, limitrofa alle tradizioni orali dell’area montana in cui Giovanni Lindo è cresciuto. Le riprese di tali spettacoli, al pari delle scene girate nel vecchio casolare di famiglia, beneficiano di una fotografia estremamente ispirata, da cui l’opera acquista respiro e qualche spunto di notevole fascinazione visiva. Ma il regista è stato poi abile a partire da questo, per integrare altri elementi biografici rafforzati da immagini di repertorio in parte inedite, come quelle relative ai primi concerti dei CCCP. Il risultato finale è un ritratto a tutto tondo di Giovanni Lindo Ferretti, che non può certo lasciare indifferenti.

Pubblicato in: 
GN28 Anno V 21 maggio 2013
Scheda
Titolo completo: 

Fedele alla linea
GENERE: Documentario
REGIA: Germano Maccioni
SCENEGGIATURA: Germano Maccioni
ATTORI: Giovanni Lindo Ferretti, Corte Transumante di Nasseta

Uscita al cinema 10 maggio 2013

FOTOGRAFIA: Marcello Dapporto
MONTAGGIO: Walter Cavatoi, Germano Maccioni
MUSICHE: Cccp, Lorenzo Esposito Fornasari
PRODUZIONE: Articolture, Apapaja
DISTRIBUZIONE: Cineteca di Bologna
PAESE: Italia 2013
DURATA: 74 Min
FORMATO: Colore

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