Filarmonica Romana. Dalla Siberia con Vengerov

Articolo di: 
Livia Bidoli
Maxim Vengerov

Un ritorno attesissimo e dal tutto esaurito quello di Maxim Vengerov al Teatro Argentina, giovedì 12 aprile: il violinista siberiano naturalizzato israeliano, non tornava dal 2004 con il suo gioiello di violino ex-Kreutzer Stradivari del 1727. Ha interpretato, con estremo fascino, le due Sonate di Brahms, la prima in sol maggiore o Regensonate, la seconda in re minore, e poi Ravel e Paganini insieme ad un altro enfant prodige russo, la pianista Polina Osetinskaya che ha cominciato la sua carriera in torunée con il Marinskij già da studentessa del Conservatorio.

Maxim Vengerov, violinista nato in Siberia nel 1974, e wunderkid (enfant prodige), da adoloscente già aveva vinto il premio Wieniawski e il Carl Flesch, incidendo cd col suo nome. In seguito agli studi molto formativi con il Maestro Zakhar Bron, calcherà i palcoscenici di tutto il mondo prima come violinista e poi come direttore; creatore anche del Festival Vengerov di Tokyo e in Israele, ha nondimeno fatto incetta di premi, dai Grammy ai Grampphone. 

Brahms ha composto tre Sonate per violino e pianoforte (opere 78, 100 e 108; abbiamo avuto modo di ascoltare la prima e la terza durante il concerto) nei dieci anni che vanno dal 1879 al 1888, profilandosi nella sua piena maturità da compositore e costituendo il più importante gruppo di sonate romantiche dedicate a questo duo strumentale. Potenti quanto capricciose e brillanti, presentano inoltre un côté nostalgico e si annoverano come uno dei vertici dell'ispirazione brahmsiana.

La prima è la Sonata in sol maggiore per violino e pianoforte op. 78 detta Regensonate perchè proviene da un Lied intitolato alla pioggia (Regenlied) molto intimo e per palati finissimi: composta da tre movimenti, Vivace ma non troppo (sol maggiore); Adagio (mi bemolle maggiore); Allegro molto moderato (sol minore) è stata scritta nel 1879 e pubblicata a Berlino nel 1880, mostrandoci un equilibrio assoluto tra serenità e melanconia nostalgica evocata dai motivi, assicurando al pubblico un estremo trascinamento all'ascoltatore.

La Sonata in re minore per violino e pianoforte op. 108, ancora più celebre della prima composizione più tarda, del 1888 (pubblicata l'anno seguente a Berlino) che si divide in quattro movimenti: Allegro (re minore); Adagio (re maggiore); Un poco presto e con sentimento (fa diesis minore); Presto agitato (re minore). Dedicata ad Hans von Bülow, si costruisce su un tessuto musicale quasi del tutto ininiterrotto, sul quale la melodia regna sovrana e particolarmente carica di tensione coinvolgente.

L'elegantissima Sonata n. 2 in sol maggiore per violino e pianoforte di Maurice Ravel apre la seconda parte del concerto. In tre movimenti: Allegretto (sol maggiore); Blues. Moderato (la bemolle maggiore) ed il caratteristico Perpetuum mobile. Allegro (sol maggiore), è stata composta a ritmi alterni tra Tzigane e L'Enfant et les Sortilèges, con chiari echi dall'ascolto delle omonime sonate di Bartók. Fu provata per la prima volta e poi suonata in prima esecuzione assoluta da George Enescu a Parigi nel 1927 alla Salle Érard e la particolarità della sonata si trova nella messa in evidenza della distinzione tra i due strumenti, che si alternano, si scontrano, quasi lottano per acquisire la prevalenza l'uno sull'altro in uno sciogliersi sinuoso.

Il concerto si conclude con la cantabilità e il virtuosismo di Paganini di cui abbiamo ascoltato il Cantabile in re maggiore per violino e pianoforte op. 17 e l’Introduzione e variazioni sul tema “Di tanti palpiti” da Tancredi di Rossini. Probabilmente intenzionalmente composto per un uso privato, il Cantabile tipicamente paganiniano, è febbrile e notevole la gamma di note che ricopre per intero per chiudere con due pizzicati di cenno garbato. 

La cabaletta dal Tancredi “Di tanti palpiti” presenta tutta una serie di variazioni virtuosistiche sbalorditive ed a questo serviva: sicuro fin dalle prime note flessuose brahmsiane, Vengerov come sempre a suo agio nelle espressioni più ardite, va di comune accordo con Polina Osetinskaya, con cui si è inteso profondamente fin dalla prima nota, in un affiatamento che comunicava al pubblico la loro preziosa perizia nell'arricchire di intensità il percorso all'unisono.

Generosissimi, Vengerov e Polina Osetinskaya, chiamati dagli scroscianti applausi, hanno salutato il  loro pubblico in ludibrio con ben quattro bis: due da Fritz Kreisler, virtuoso violinista e compositore dalle accattivanti melodie, i cui pezzi, amatissimi dal pubblico, fanno parte del repertorio di tutti i violinisti fin dagli inizi del Novecento. Il primo è un Caprice mentre il secondo è il Tambourin chinois; terzo bis da una danza ungherese di Brahms e quarto dall'Allegro della Sonata per violino e pianoforte di Saint-Saëns, per l'ultima ovazione della serata. 

Pubblicato in: 
GN22 Anno X 17 aprile 2018
Scheda
Titolo completo: 

TEATRO ARGENTINA
giovedì 12 aprile ore 21
FILARMONICA ALL’ARGENTINA

MAXIM VENGEROV violino
Polina Osetinskaya pianoforte

Johannes Brahms (1833-1897)
Sonata in sol maggiore per violino e pianoforte op. 78 (Regensonate)
Sonata in re minore per violino e pianoforte op. 108

Maurice Ravel (1875-1937)
Sonata per violino e pianoforte

Niccolò Paganini (1782-1840)
Cantabile in re maggiore per violino e pianoforte op. 17
Introduzione e variazioni sul tema “Di tanti palpiti” dal Tancredi di Rossini per violino e pianoforte op. 13