Gertrud Kolmar per Via del Vento. Numinose metamorfosi al femminile

Articolo di: 
Carlo Taddeo
Gertrud Kolmar

Gertrud Kolmar è stata un'apparizione potente nella poesia del Novecento. Nata sotto il segno di fuoco del Sagittario, la cifra visionaria del suo dettato – “sono poetessa, ma non vorrei mai essere scrittrice”, diceva di sé – viene continuamente provata dal commercio con le proprie immagini interiori. La casa editrice Via del Vento di Pistoia ha pubblicato le sue liriche nella minuta raccolta Metamorfosi e altre liriche. Qui la ricordiamo così.

Dal 1894 al 1943, la sua vita testimonia un'inesausta combustione verbale. Per molto tempo conosciuta soltanto come “la cugina di Walter Benjamin”, Kolmar - pseudonimo di Gertrud Käthe Sara Chodziesner, la cui cognome deriva da Chodziesen, città di provenienza della famiglia paterna - è invece autrice di robusta sapienza creatrice. A partire dalla ricchezza lessicale dei suoi testi fino alla capacità “magica” di evocare un universo altro di colori e figure.

Eppure, dietro questa apparenza di felicità, la poesia trova radici in uno degli eventi più luttuosi per una donna. Costretta dalla famiglia ad abortire (aveva una relazione sentimentale con l’ufficiale Karl Jodel, tedesco e già sposato), Gertrud Kolmar rielabora simbolicamente il mondo. Anche attingendo a quell'archivio mentale ricchissimo che è costituito dalla cultura ebraica dell'Europa Orientale.

Autrice attenta in senso weiliano, la poetessa ricorda al lettore di essere alla presenza di un essere umano, non di una marionetta di carta, o di letteratura di consumo. La parola di Kolmar non è “parola imputtanita”, per utilizzare un'espressione di Georges Gurdjieff: il suo stile è elegante perché diretto secondo giustizia poetica. Inflessibile perché rispondente a una legge interna per quanto ciò non significhi legge soggettiva o, peggio, arbitraria.

Nonostante la poetessa sostenga un dialogo di esseri umani, la donna resta vittima della Forza che regna sulla storia. Un destino tragico la conduce a quello stesso Campo del Sangue che è il nome impronunciabile dove la stessa condizione umana viene posta sotto interrogazione: Gertrud Kolmar muore a Auschwitz nel 1943.

Citiamo pochi versi d'inizio tradotti da La poetessa, per ricordarla:

Mi tieni completamente nelle tue mani.

Come quello di un minuscolo uccello, batte il mio cuore nel tuo pugno. Tu che leggi, sta attento
perché vedi, stai sfogliando una creatura. Ma se per te è fatta solo di cartone,
fogli stampati e colla, allora resta muta, non ti colpisce col suo grande sguardo che dai neri segni guarda cercando;
allora è solo una cosa con il destino di una cosa.

Pubblicato in: 
GN30 Anno VIII 16 giugno 2016
Scheda
Autore: 
Gertrud Kolmar
Titolo completo: 

Metamorfosi e altre liriche. Traduzione e cura di Stefania Stefani, Pistoia, Via del Vento, 2008, pp. 36, € 4,00.