I'm Your Man. Quando ci si innamora di un essere non di carne e ossa

Articolo di: 
Teo Orlando
I'm Your Man

L'attrice tedesca Maria Schrader, vincitrice di un Orso d’Argento per il film Aimée & Jaguar, ha negli ultimi anni intrapreso una carriera come regista, che l'ha portata prima a dirigere una serie fortunata di Netflix, Unorthodox, e poi a riscuotere un notevole successo al settantunesimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino con il lungometraggio I’m Your Man, che sarà distribuito in Italia da Koch Media a partire da giovedì 14 ottobre 2021 e sarà presentato in anteprima nazionale il 27 settembre 2021 alla XXI Edizione degli Incontri del Cinema d’Essai di Mantova organizzati dalla FICE.

Il titolo del film si rifà alla storia originale (ma sviluppandola molto diversamente, soprattutto nel finale agrodolce, laddove l'opera letteraria aveva un epilogo tragico), un romanzo della scrittrice Emma Braslavsky, intitolato Ich bin dein Mensch, a sua volta ispirato dalla canzone I'm Your Man di Leonard Cohen, che il protagonista può imitare ingannevolmente.

Il film si presenta come un apologo tragicomico sull'amore, il desiderio e sui rapporti interumani, dissimulati sotto una storia a metà tra la fantascienza e la commedia (quasi degli equivoci). La protagonista, la scienziata Alma (Maren Eggert, che ha vinto il premio per la miglior interpretazione alla Berlinale) vive a Berlino dove lavora come collaboratrice del celebre Pergamonmuseum di Berlino. Ma non si accontenta del suo lavoro di routine: insegue a lungo i finanziamenti per poter concretizzare un suo progetto ambizioso, finché viene convinta a partecipare a un esperimento reale e inedito: dovrà convivere per tre settimane con un androide dalle fattezze perfettamente umane e congegnato in modo da rispondere perfettamente ai suoi bisogni: si tratta di un robot umanoide dotato di un'autentica intelligenza artificiale che dovrebbe renderlo il suo perfetto compagno di vita.

L'analogia con un prodotto narrativo come Machines Like Me di Ian McEwan sembra scontata, ma poi la trama prende ben altri sentieri: Alma si incontra con Tom (Dan Stevens), che è proprio la macchina dalle sembianze umane unica nel suo genere: incorpora una sorta di programma "eudemonistico", ossia una sequenza di istruzioni che dovrebbero pilotare il suo comportamento in modo da rendere perfettamente felice il partner dell'esperimento.

Del resto, Alma viene presentata come un essere umano quasi anaffettivo: da quando si è separata dal compagno, vive da sola e si dedica esclusivamente al suo lavoro di ricercatrice sulla scrittura cuneiforme. E niente sembrerebbe più lontano da lei dell'idea di confrontarsi con una macchina programmata esclusivamente per essere il suo compagno di vita perfetto. Ma dato che è suo stesso rettore che le chiede di "sacrificarsi" e di valutare le qualità dell'androide Tom, accetta senza eccessiva riluttanza.

Inizialmente, i tentativi di Tom sono così goffi e imbarazzanti che tendono a ottenere il contrario: ma grazie ai suoi algoritmi, riesce alla fine a sintonizzarsi sulle reazioni di Alma fino a comprendere sempre più a fondo i suoi veri desideri. Cosa che gli aprirà la strada per essere riconosciuto (a differenza degli androidi di Blade Runner) come un membro paritario della società, fino a ottenere un'approvazione regolamentare.

Nelle note di regia, Maria Schrader nota come la creazione di un essere umano artificiale sia un sogno antico quanto l'umanità stessa: nell'antica Grecia, era un atto di creazione mitico/artistica che richiedeva l'aiuto degli dei, come mostra il mito di Prometeo, o quello di Pigmalione, che, dopo aver scolpito una statua femminile, se ne innamorò chiedendo alla dea Afrodite di darle vita.

Ancora le frontiere dell'intelligenza artificiale non ci consentono di costruire robot perfettamente umanoidi, ma se mai dovesse accadere - nota la regista - si porrebbe il problema di quello che il filosofo Gilbert Ryle e lo scrittore Arthur Koestler hanno chiamato il "fantasma nella macchina", ossia la presenza dell'anima e della coscienza (Gilbert Ryle introdusse la nozione di The Ghost in the Machine nel saggio The Concept of Mind  del 1949 per spiegare il dualismo cartesiano tra mente e corpo: la mente di un individuo non sarebbe un'entità non-materiale indipendente, che abita e governa temporaneamente un corpo. Al contrario, durante la sua evoluzione il cervello umano ha conservato le strutture precedenti, più primitive, e si è sviluppato sulla base di esse, arrivando a elaborare la nozione di autocoscienza).

Spesso, le storie sugli esseri umani artificiali suscitano un misto di fascino e orrore perché l'uomo si arroga prerogative proprie della divinità, fino a rischiare di perdere il controllo e di essere superato dalle sue creature. Molte di queste storie, da quella medievale del golem al film Ex Machina di Alex Garland, finiscono con scene di distruzione e annientamento. Ma nel caso di Tom siamo piuttosto in presenza di un androide evoluto anche moralmente, che somiglia semmai ai robot di Isac Asimov con le loro leggi "morali" di sapore quasi kantiano: si può dire che sia superiore agli esseri umani, ma essendo privo di ambizioni personali, di paura e del bisogno di libertà, non rappresenta una minaccia: egli accetta il fatto che il suo incarico rappresenta il suo diritto stesso di esistere, perché si tratta di rendere felice un'altra persona.

Tuttavia, la sua funzione precipua, consistente nel soddisfare il desiderio di fiducia e amore, collide con il fatto che il suo destino è quello di essere messo in vendita: il che non costituisce un problema finché i robot hanno lo scopo di monitorare le traiettorie di volo e i semafori, di falciare i prati e di controllare i sistemi di sicurezza. Ma amore, sentimento, felicità e dolore sono riservati solo agli esseri umani, e non possono essere reificati e ridotti a funzioni mercantili. Sicché Alma fa di tutto per difendere i principi dell'amore romantico, dell'indipendenza e del libero arbitrio: e tuttavia, la sua posizione si scontra con il fatto che spesso si esprime il desiderio del cosiddetto "partner perfetto", ossia un essere umano che analizza i nostri bisogni e desideri in modo così preciso da poterli soddisfare prima ancora di averli formulati noi stessi?  E chi meglio di un essere artificiale programmato per questo può rispondere a tale esigenza? Sicché alla fine Alma si innamora comunque di Tom, andando contro le sue stesse convinzioni, e facendo intrecciare ragione ed emozione. E come cantava Cohen: "If you want a lover, I’ll do anything you ask me to. And if you want another kind of love, I’ll wear a mask for you”.

Le si presenta così una scelta sofferta: scrivere una relazione in cui sconsigliare di produrrre robot come Tom, oppure approvarne la produzione, perché potrebbero diventare più altruisti, più civili e più pacifici di noi uomini, e rendere obsoleta l'umanità. Il mondo senza uomo (Welt ohne Menschen) di un altro grande filosofo, il tedesco Günther Anders, si avvicina pericolosamente.

Pubblicato in: 
GN47 Anno XIII 14 ottobre 2021
Scheda
Titolo completo: 

I'm Your Man -  Ich bin dein Mensch

Regia:  Maria Schrader
Sceneggiatura: Jan Schomburg - Maria Schrader
Prodotto da:  Lisa Blumenberg

Interpreti

Maren Eggert
Dan Stevens
Sandra Hüller
Hans Löw
Wolfgang Hübsch
Annika Meier
Falilou Seck
Jürgen Tarrach
Henriette Richter-Röhl
Monika Oschek

Fotografia:    Benedict Neuenfels

Music: Tobias Wagner
 

Produzione:    
Letterbox Filmproduktion
SWR

 

Distribuzione per l'Italia: Kochmedia