Innsbrucker Festwochen 2020. Voces Suaves per Jephte

Articolo di: 
Livia Bidoli
Jephte

Le Innsbrucker Festwochen der Alten Musik che si concluderanno questa settimana nella cittadina tirolese dopo più di un mese di programmazione, dal 25 luglio al 30 agosto, hanno offerto un panorama veramente denso di appuntameti dedicati alla musica antica. In questo caso, il 10 agosto scorso, hanno aperto uno squarcio religioso con l'Oratorio per antonomasia di Giacomo Carissimi, Jephte, nella suggestiva Jesuitenkirche, insieme a mottetti di Rossi, Frescobaldi, Marazzoli, Vitali, Kapsberger.

Jephte è incentrato sulle Storie Sacre di Giacomo Carissimi, fondamentale compositore del barocco romano e considerato il creatore dell'oratorio,di cui è stata eseguita la Historia di Jephte. Le vette musicali e drammatiche raggiunte da Giacomo Carissimi (1605-1674) con l’oratorio latino, nato dallo sviluppo del mottetto dialogico di ambito controriformistico. Vari gli influssi: dalla cantata latina alla “historia” biblica, alla lamentazione e alla nascente opera. Eseguiti ogni venerdì di quaresima, e commissionati per lo piu' a Roma dall'Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso, erano tratti dall’Antico Testamento e conservavano uno spirito di "penitenza". Nel caso di Jephte, rievoca le imprese di un condottiero israelita che fa un fioretto per vincere gli Ammonniti. Naturalmente, come insegna la storia, non tutto paga ma tutto si paga: la prima persona che gli viene incontro e che deve sacrificare in base al suo giuramento, è la propria figlia. La vittoria si tinge un dolore altissimo, citiamo:

In laetitia populi, in victoria Israel et gloria patris mei; ego sine filiis virgo, ego filia unigenita moriar et non vivam”.

A questo segue il Coro a sei voci, che spinge verso la "mitleid", la compassione. L'oratorio proviene dal Libro dei Giudici, cap. XI, con delle aggiunte di mano di Carissimi. Tre sono le scene centrali dell'oratorio: la battaglia, la vittoria con la festa e la tragedia della scoperta del sacrificio filiale. Le tre voci che si susseguono sono Historicus (il narratore), Jephte, e la Filia:  l’Echo, la risonanza della natura si erge al lamento della Filia, vergine condannata dal padre per vincere la battaglia. Notevoli il contralto Jan Thomer ed il basso Davide Benetti.

Le Voces Suaves, ense,ble svizzero, che per ultime hanno cantato unitariamente l'Oratorio, hanno prima "affezionato" la platea con mottetti di vari autori, le prove migliori sono risultate quelle per Kapsberger e Frescobaldi. Per quanto riguarda gli strumenti guidati da Michele Vannelli all'organo (anche cembalo), l'arpa di Vera Schnider - nella Toccata per arpa di Francesco Lombardo  - e la tiorba di Ori Harmelin per Kapsberger, sono state le prove piu' coinvolgenti.

Grande abbraccio plaudente del pubblico che, nonostante fulmini e diluvio battente che baluginava alle alte ogive della cattedrale, è rimasto sempre molto concentrato.

Pubblicato in: 
GN39 Anno XII 28 agosto 2020
Scheda
Titolo completo: 

Innsbrucker Festwochen der Alten Musik
Jesuitenkirche

10 agosto 2020

Giacomo Carissimi
Historia di Jephte

Mottetti di Rossi, Frescobaldi, Marazzoli, Vitali, Kapsberger

Voces Suaves
Organo e direzione    Michele Vannelli
Tiorba    Orí Harmelin
Arpa    Vera Schnider
Viola da gamba    Giovanna Baviera

Soprani    Christina Boner, Jenny Högström
Alto    Jan Thomer
Tenori    Dan Dunkelblum, Andrés Montilla-Acurero
Basso    Davide Benetti