Invito a Palazzo 2016. L’arte moderna nelle banche

Articolo di: 
Giulio de Martino
Madonna

La grande arte moderna del Rinascimento e del Barocco ha ritrovato, per un giorno, la via di casa. Le opere dei grandi maestri commissionate e dipinte per le chiese, i conventi, i palazzi gentilizi, le collezioni dei banchieri – le si è potute ammirare sabato 1° ottobre 2016 in quei luoghi dove avevano trovato, in origine, la propria «aura». Ci riferiamo alla 15° edizione della manifestazione: “Invito a Palazzo. Arte e storia nelle Banche” che si è svolta in tutta Italia nei 96 palazzi storici in cui hanno sede le banche nazionali: aperti ai visitatori e agli appassionati per un’intera giornata. L’iniziativa è stata promossa dalle banche e dalle Fondazioni di origine bancaria coordinate dall’ABI e dall’ACRI con la partecipazione della Banca d’Italia. 

Le cifre: alla manifestazione hanno partecipato: la sede centrale della Banca d’Italia a Roma (Palazzo Koch), 42 palazzi monumentali sedi delle direzioni delle banche, 23 palazzi di proprietà delle fondazioni di origine bancaria, 10 palazzi aperti al pubblico per la prima volta: a Biella, Cuneo e Gorizia e altre sedi più recenti. Si è andati dall’architettura rinascimentale alle forme del barocco, dalle eleganti dimore settecentesche in parchi secolari alle atmosfere neoclassiche, fino ai palazzi commissionati dalle banche ai più affermati architetti contemporanei. I visitatori - stimati in circa seicentomila persone - sono stati accompagnati da migliaia di guide specializzate.

L’annodamento della storia dell’arte con la storia delle banche e con la storia dei palazzi gentilizi italiani non è cosa né ovvia né nota a tutti. Da quando i «musei» pubblici e privati, i palazzi diocesani e le «chiese», hanno assunto la funzione liberale e democratica di custodi e divulgatori del patrimonio artistico italiano – dando un sostegno decisivo alle arti come motore dello sviluppo economico – i luoghi e i contesti originari di pittori, scultori e architetti sono stati come messi in ombra. Per un giorno, la committenza borghese e bancaria, nobiliare e papalina, del lavoro di maestri incisori e tessitori, di ebanisti e marmorai e quindi il carattere lussuoso delle opere d’arte e sontuoso degli edifici per i quali venivano realizzate sono tornati alla ribalta. Mecenati, collezionisti, nobili e prelati antiquari acquistano nuovi contorni. Vediamo che una parte non trascurabile dell’intero patrimonio artistico italiano si trova restaurata e custodita severamente in edifici non aperti al pubblico. Ovviamente non vi è continuità storica fra le originarie dimore nobiliari e le attuali sedi bancarie. Dopo l’unità d’Italia, le maggiori banche hanno acquistato dai non più floridi proprietari questi edifici e ne hanno garantito la migliore conservazione e manutenzione collocandovi la propria sede.

Scrisse Walter Benjamin nel 1936 che un’opera d’arte (una scultura, un dipinto, un arazzo, un affresco al soffitto …) trova il suo senso solo lì dove è stata originariamente dipinta e collocata: spostarla in una collezione privata o in un museo significa decontestualizzarla. Di più: riprodurla meccanicamente e tipograficamente in un libro o sulle pagine di una rivista la trasforma in una immagine astratta, riproducibile all’infinito, priva dei suoi autentici significati e spessori estetici e culturali. La ricchezza dei banchieri rinascimentali e seicenteschi, lo sfarzo delle dimore pontificie di Roma, le ville e i palazzi gentilizi, le volte colossali delle chiese erano il contesto originario dell’arte moderna: un contesto importante tanto quanto il testo delle opere che vi si trovavano all’interno. L’architetto cui era stato commissionato l’edificio - che celebrava lo status raggiunto dalla famiglia ordinante - costruiva uno scrigno di bellezza in cui statue e tele, stucchi e vasi, arazzi e affreschi trovavano armoniosa dimora.

A Roma, fra gli altri, si è potuto vistare Palazzo Altieri in piazza del Gesù. Oggi vi hanno sede, ai vari piani, l’ABI (Associazione Bancaria Italiana), la Banca FINNAT e il Banco Popolare. Il palazzo immenso di scale e cortili, di volte altissime e di grandi finestre in geometria fu progettato da Giovanni Antonio De’ Rossi alla metà del Seicento e fu successivamente decorato su committenza del Papa Clemente X Altieri. Fu poi rinnovato, alla fine del Settecento, in stile neoclassico. Affreschi, arredi e dipinti di Domenico Maria Canuti, Tintoretto, van Dyck, Salvator Rosa, Luca Giordano, Bernardo Strozzi e altri ne arricchiscono oggi le sale, ma molte altre opere – che le cronache del tempo descrivevano - non vi sono più. I visitatori, con il naso all’insù, passando davanti a colossali specchiere e attraversando atrii e saloni, hanno potuto gustare la «grande bellezza» che circonda i dipinti, che appaiono minuscoli al cospetto di tanta magnificenza.

Certamente estrapolare, come è stato fatto dagli storici dell’arte, le opere e gli artisti maggiori dal loro tempo per restituirceli in libri e musei come momenti e figure del trascorrere di un'estetica contemporanea è stata operazione indispensabile al restauro e alla conoscenza e quindi più che meritoria. Ma il 1° ottobre, il linguaggio della storia e della critica hanno fatto un passo indietro per lasciar apparire di nuovo qualcosa di quel mondo. 

Pubblicato in: 
GN44 Anno VIII 21 ottobre 2016
Scheda
Titolo completo: 

Invito a Palazzo 2016 (XV edizione) - Arte e Storia nelle Banche e nelle fondazioni di origine bancaria

Sabato 1° ottobre 2016
dalle ore 10.00 alle 19.00

Palazzo Altieri
Palazzo de Carolis
Palazzo della Banca d'Italia - Palazzo Koch
Palazzo Rondinini

Sito web: http://palazzi.abi.it/palazzi/Lazio/Roma.html
Email: invitoapalazzo@abi.it
Facebook: http://www.facebook.com/InvitoAPalazzo/