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IUC. Festa in Musica per Shakespeare e il London Brass
C'era molto da festeggiare lo scorso sabato 16 aprile alla IUC, i trenta anni di attività dei London Brass e i 400 anni dalla morte di William Shakespeare. Il pubblico è stato quello delle grandi occasioni, ha affollato l'Aula Magna della Sapienza di Roma, divertendosi e applaudendo con entusiasmo.
Per ricordare iI grande bardo il concerto si è aperto con le musiche di John Dowland, il grande musicista e liutista di quell'epoca che comprende la fine del regno di Elisabetta I, Tudor, e l'inizio di quello di Giacomo I, Stuart. Le sue musiche hanno rievocato le atmosfere aristocratiche e cortigiane in cui Dowland visse, viaggiando molto all'estero in vari paesi tra cui Francia, Italia, Germania e Danimarca alla corte del re Cristiano IV. Scrisse soprattutto ayres, (arie) per liuto e voce di cui molti accompagnavano la danza, sono per la maggior parte ispirate ai modelli francesi, ma non solo, In Darkness Let Me Dwell, uno dei brani eseguiti in concerto, si ispirò ai modelli italiani. Il suono degli ottoni non potrebbe essere più lontano dal suono lieve e incantevole del liuto, l'arrangiamento di Roger Harvey e l'abile perizia dei musicisti, nell'alleggerire il suono degli strumenti rarefacendolo, hanno compiuto il prodigio e così è apparsa la dolce melanconia dei brani accanto alla levità della danza. Dowland si ispirò molto alla musica popolare inglese ed così ecco in programma Greensleeves, il tema è stato un pretesto per il gioco degli strumenti come in una jam session jazzistica.
Dopo Dowland ecco le grandiose architetture sonore di Giovanni Gabrieli delle Sacrae synphoniae nella Sonata Pian e Forte Ch. 175, un brano virtuosistico in cui gli strumenti affrontati devono calibrare con precisione l'intensità del suono per ottenere gli effetti timbrici e dinamici voluti dal compositore. In ambito religioso non poteva mancare Johann Sebastian Bach, nella solennità del corale Wohl mir, dass ich Jesum habe (Sono felice perché ho Gesù), che chiude la prima parte della cantata Herz und Mund und Tat und Leben, BWV 147( il cuore la bocca, le azioni e la vita) composta per Lipsia dal Kantor nel 1743, parafrasi di una cantata precedente. Una conclusione della prima parte, scintillante e di arduo virtuosismo con il “Prete rosso”, l'intero concerto l'Inverno da Le quattro stagioni, da Il cimento dell'armonia e dell'inventione. Solo una tecnica prodigiosa e una notevole musicalità possono permettere agli ottoni, seppure nell'adattamento Roger Harvey, di cimentarsi nell'esecuzione di un concerto grosso in cui sono protagonisti gli archi, strumenti che non potrebbero essere più diversi dagli ottoni e che permettono una dinamica forsennata e incalzante; una sfida da cui il London Brass è uscito vittorioso.
La seconda parte si è aperta sempre nel segno di Shakespeare con Il sogno di una notte di mezza estate nella visione romantica di Felix Mendelssohn, che scrisse le musiche di scena per il dramma del Bardo. Di questa composizione è stato eseguito lo Scherzo, che è il secondo brano dopo Ouverture, destinato a chiudere il primo atto è caratterizzato dalla levità e dal trasparenza del suono, la trascrizione eseguita dal London Brass non ha deluso, la luminosità sonora dell'atmosfera fiabesca evocata dall'autore è stata ricreata. Le Variazioni su un tema del capriccio n°24 di Paganini, dall'originale per due pianoforti di Lutoslawski hanno offerto al London Brass il destro per sfoderare il loro virtuosismo ma anche la capacità di divertirsi con i suoni come anche in Surprise Variations, in cui hanno mostrato come si forma il suono dal solo bocchino dello strumento, per poi rivelare come questo viene trasformato dall'intero strumento.
L'abilità di evocare atmosfere musicali viene riproposta nell'esotismo sensuale di Caravan(1936 ) composta a quattro mani da Juan Tizol e Duke Ellington che la portò al successo. Hanno completato il programma un classico del jazz, Lush Life di Billy Strayhorn, altro storico collaboratore di Duke, e l'aura brasileira di La Carioca (1933) di Vincent Youmans su testo di Edward Eliscu e Gus Kahn, resa famosa dal film Flying down to Rio (1933), e dalla danza della coppia Fred Astaire e Ginger Rogers, per la prima volta insieme, che esibirono quella eleganza e ironia che divennero la loro inconfondibile e ineguagliabile cifra stilistica. L'entusiasmo e le acclamazioni del pubblico hanno indotto a concedere un bis emozionante, ancora una prodigiosa architettura sonora di Giovanni Gabrieli.