IUC. Inaugurazione con Lonquich e l'Orchestra di S. Cecilia

Articolo di: 
Daniela Puggioni
 Alexander Lonquich

L'inizio della 70a edizione della stagione - turno serale 14 ottobre 2014 - dell'Istituzione Universitaria dei Concerti è stato degnamente celebrato da un entusiasmante concerto che ha avuto come protagonisti l'Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Alexander Lonquich, come solista  e, per la prima volta, alla IUC, come direttore.

Il programma, che ha avuto come tema il "classicismo viennese" rappresentato da Franz Joseph Haydn e Wolfgang Amadeus Mozart, è stato particolarmente apprezzato dal  numeroso pubblico presente che ha lungamente acclamato gli interpreti. Un aspetto molto interessante offerto dal programma è stata l'esecuzione dei concerti per pianoforte e orchestra, creati in un momento storico cruciale per la trasformazione di questo genere musicale.

Questo tipo di composizione, per  clavicembalo e poi pianoforte, nella seconda metà del '700 era dedicato all'esecuzione solistica dei dilettanti. I membri dell'aristocrazia amavano dedicarsi al fare musica in forma privata, un'abitudine poi ereditata dalla borghesia. Per i musicisti e in particolare i virtuosi degli strumenti a tastiera era l'occasione per farsi conoscere, sia come insegnanti che come compositori, di conseguenza avere una buona remunerazione e la possibilità stampare le loro opere, richieste  da un pubblico che poteva pagare; infatti spartiti e partiture sono sempre stati un genere di lusso.

Tra i figli di Bach, Johann Christian ottenne un grande successo a Londra,  divenendo maestro della regina Carlotta, posizione che lo pose in luce in ambito aristocratico, ma fu anche attento alle esigenze della borghesia, meno ricca dell'aristocrazia e che non poteva permettersi un'orchestra, riducendo la parte dell'orchestra a due parti per il violino e al basso. In Germania invece furono gli altri, in modo particolarmente originale fu Carl Philip Emanuel, a dedicarsi a questo tipo di composizione.  La conseguenza pratica fu che la parte solistica non presentava specifiche difficoltà virtuosistiche, ma si adattava alle capacità di un interprete dilettante, spesso quelle del committente.

Dopo questo preambolo torniamo al concerto che è stato aperto dal brillante Concerto in re maggiore “per clavicembalo o pianoforte” e orchestra di Haydn, che fu anche l'ultimo composto dal maestro. L'anno di composizione è il 1782, indicativo in quanto Haydn successivamente ebbe modo di ascoltare i concerti di Mozart, musicista da lui enormemente stimato, e forse questo fu il motivo per cui non ne scrisse più.

Haydn non fu un virtuoso della tastiera, fu soprattutto un mirabile compositore, nel concerto infatti la parte orchestrale ha una scrittura raffinata, ne è un esempio il Rondòall'Ongarese”( all'ungherese ), uno dei primi esempi di inserimento in una composizione di questa trascinante e affascinante musica popolare, che la sua lunga permanenza a Esterház, in Ungheria, gli aveva resa familiare. La parte solistica nello "stile galante” dell'epoca è adatta ad un buon dilettante e prevale sull'orchestra; sono rimaste le due cadenze scritte per esteso del primo movimento, Vivace, e del secondo, Un poco adagio.

Il Concerto in do maggiore per pianoforte e orchestra K. 503 di Mozart, che ha chiuso il programma, mette in evidenza quanto il musicista abbia trasformato radicalmente il genere. Essendo uno straordinario virtuoso rese la parte solistica eseguibile solo da un musicista professionista ma, non amando  il virtuosismo fine a sé stesso, c'è  un sostanziale equilibrio tra solista e orchestra. Non che il compositore non avesse scritto precedentemente anche per dilettanti, allo scopo di farsi conoscere e introdursi nella società aristocratica viennese, ma nel 1786 ormai la svolta era avvenuta.

Il concerto presenta un dialogo “concertante", raffinato e serrato tra il solista e l'orchestra, sia con i tutti che con gruppi di strumenti, l'orchestra non più ridotta, come si usava nello “stile galante”, ma sinfonica come si evince dalla presenza delle trombe, dei corni e dei timpani. Il primo movimento, Allegro maestoso, si impone all'attenzione per la sua grandiosità, contrariamente  alle regole di scrittura della forma sonata che prevedono che alla tonalità maggiore del primo tema segua quella della dominante, Mozart, come gli era consueto, creò soluzioni diverse. Nel primo movimento il secondo tema dell'orchestra non è in sol maggiore, come ci si aspetterebbe vista la tonalità di do maggiore, ma in do minore mentre il secondo tema del pianoforte in sol maggiore, come prescrive la forma sonata, è preceduto dal tema in mi bemolle maggiore.

Stranamente sempre nel primo movimento si sente ricorrente prima nell'orchestra e poi nella cadenza del pianoforte un tema simile alla Marsigliese, che è posteriore in quanto composta nel 1792. La stranezza è stata spiegata da Guido Rimonda, che insieme alla Camerata Ducale ha inciso per la Decca il secondo album Violin Concertos dedicato a Giovan Battista Viotti. Il tema proviene da Tema e Variazioni per violino e orchestra composto nel 1781 e che quindi poteva essere stata conosciuta da Mozart, in quanto Viotti già famoso era divenuto, nel 1784, musicista alla corte di Maria Antonietta sorella dell'imperatore Giuseppe II.

Nel terzo movimento, Allegretto, che presenta caratteristiche simili al primo, nel tema principale del Rondò sono presenti anche temi di origine popolari. Per chi volesse approfondire questi aspetti consigliamo il libro di Piero Rattalino, Il concerto per pianoforte e orchestra, editore Giunti- Ricordi.

La sinfonia n. 83 in sol minore “La Poule”di Haydn, eseguita tra i due concerti, ci riporta a Parigi, in quanto fu commissionata, insieme ad altre cinque  dal conte D'Ogny gran maestro della loggia massonica Olympique. Ormai libero professionista, raggiunta la piena maturità espressiva Haydn si sentì libero nella creazione, che risente del clima preromantico, le sinfonie furono composte tra il 1785 e il 1786. I primi movimenti Allegro e Andante spiritoso evidenziano una ricchezza creativa che anticipa le ultime sinfonie di Mozart, l'appellativo è dato dalla nota puntata e ribattuta degli oboi nel secondo tema del primo movimento.

L'esecuzione dei brani affidati a un complesso come l'Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sotto la direzione di Alexander Lonquich, convincente anche come direttore nella sinfonia, ha messo pienamente messo in luce tutte le caratteristiche delle composizioni eseguite. La limpidezza e la lucentezza del suono nelle parti brillanti e maestose, la morbidezza e cantabilità in quelle lente hanno connotato la splendida performance dell'orchestra e di Lonquich. Sollecitati dalle intense acclamazioni del pubblico gli interpreti lo hanno gratificato eseguendo come bis il terzo movimento Finale - Presto del concerto in sol maggiore K.453  di Mozart. Poi il solo Lonquich ha concluso con un brano di Debussy, dal 2° libro dei Preludi: La terrasse des audiences du clair de lune ("La terrazza delle udienze al chiaro di luna")immergendo il pubblico in un'atmosfera magica e rarefatta.
 

Pubblicato in: 
GN45 Anno VI 22 ottobre 2014
Scheda
Titolo completo: 

IUC - Istituzione Universitaria dei Concerti
http://www.concertiiuc.it/

Martedì 14 ottobre 2014, ore 20.30
Aula Magna – Sapienza Università di Roma
Piazzale Aldo Moro 5
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Alexander Lonquich pianoforte e direttore

Haydn Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra
Haydn Sinfonia n. 83 in sol minore “La Poule”
Mozart Concerto in do maggiore per pianoforte e orchestra K 503