IUC. La musica nelle capitali del mare, Napoli, Venezia, Londra, Amburgo

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Tommaso Rossi

Questo è il titolo del concerto scelto dall'Ensemble Barocco di Napoli e svoltosi alla IUC- Istituzione Universitaria dei Concerti, lo scorso martedì nell'ambito della stagione concertistica. È un titolo ideato per illustrare lo sviluppo e la diffusione in Italia ed in Europa del concerto ed in particolare del concerto solistico nell'epoca barocca

È nella stessa parola, concerto, che denomina questo genere musicale strumentale, che è insita la sua duplicità: il far suonare insieme armoniosamente diversi strumenti e il dialogo anche serrato tra diversi strumenti. La parte del leone è spettata a Venezia, la più eclettica tra i centri musicali per le diverse forme in essa praticate e in cui visse e operò Antonio Vivaldi (1678 – 1741). Se una delle peculiari caratteristiche dell'arte barocca fu quella di creare opere che potessero stupire e sorprendere, in ambito musicale Vivaldi è un caso esemplare, i suoi concerti furono il campo di sperimentazione timbrica, ritmica e orchestrale. La formazione del musicista, grazie all'insegnamento del padre polistrumentista e insegnante all'Ospedale dei mendicanti, fu infatti polistrumentale, una pratica che si inseriva nella consolidata tradizione veneziana, a cominciare da Adrian Willaert nel 1500, della ricerca degli effetti timbrici nell'uso dei diversi strumenti.

Il violino fu il suo strumento di elezione ma era in grado, non solo di suonare gli altri archi e il clavicembalo, ma aveva anche una conoscenza approfondita degli altri strumenti.Il fascino delle sue composizioni è proprio nella continua invenzione melodica, ritmica e timbrica ottenuta anche dal sapiente impiego dei diversi strumenti come nel Concerto in do minore per violoncello, archi e basso continuo RV 401, inserito nella serata. Nel primo movimento, Allegro non molto, la parte del violoncello è virtuosistica e in dialogo con gli altri strumenti mentre nel l'Adagio centrale, al violoncello è affidata una pensosa melodia, infine nell'Allegro non molto, conclusivo tornano i virtuosismi e il confronto con gli altri strumenti. Una struttura che si ritrova anche nell’altro brano vivaldiano in programma, il Concerto in si minore per violoncello, archi e basso continuo RV 424, nel Largo centrale con l’efficace accompagnamento del clavicembalo il ruolo di protagonista del violoncello si accentua e si evidenzia in un canto particolarmente intenso, impreziosito dall’interpretazione di Adriano Maria Fazio, brillante nei virtuosismi come nell'abilità di trarre dal suo strumento morbidezza e calore.

Un altro brano vivaldiano è stato tra le attrazioni della serata, questa volta per lo spiccato e vorticoso virtuosismo, il Concerto in re maggiore RV 428 “Il Gardellino” per la trascendentale parte affidata al flauto, le cui volute evocano i gorgheggi del cardellino, sia con il ritmo incalzante dei due Allegro estremi ai quali fa da contrasto il grande spunto melodico del Cantabile centrale. Il flauto è stato anche protagonista della Sinfonia in la minore per flauto, due violini e basso continuo di Nicola Fiorenza (1700? - 1764), compositore e virtuoso violinista napoletano da poco riscoperto e studiato, i cui manoscritti sono conservati per la gran parte nella Biblioteca del Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli. Fiorenza come compositore fuse nelle sue composizioni stili diversi, quello francese come quello dei compositori veneziani, cui aggiungeva la conoscenza del Concerto Grosso di Corelli, impreziosite da un raffinato contrappunto. La sinfonia in quattro movimenti, due lenti e due veloci, è in realtà un concerto in cui brilla il virtuosismo del flauto.

Sempre protagonista è il flauto nel Concerto in fa maggiore per flautino, archi e basso continuo di Giuseppe Sammartini (1695-1750). Sammartini, milanese, era un eccelso oboista, trasferitosi a Londra lavorò nell’orchestra di Händel al King’s Theater, quando il teatro fu chiuso diresse la musica da camera del Principe di Galles. Scrisse soprattutto per il suo strumento di elezione ma in questo concerto mostra la sua abilità anche nella scrittura per flauto, nel raffinato virtuosismo dei tempi veloci, che aprono e chiudono il brano e nel Siciliano in cui compare un tema cantabile seducente e meditativo affidato al flauto. Con Georg Philipp Telemann (1681-1767) si va ad Amburgo, il musicista in vita fu una celebrità a differenza del suo amico Bach, che come Händel lo stimava molto. Autodidatta e infaticabile Telemann scrisse innumerevoli composizioni, opere, cantate religiose oratori e concerti. Visse abbastanza a lungo per vedere il tramonto della musica barocca imperniata sul contrappunto e l’affermarsi dello stile galante destinato ad un nuovo pubblico: la borghesia illuminata.

Di Telemann si è ascoltato il Concerto in fa maggiore per flauto, fagotto e archi e basso continuo caratterizzato dal nuovo stile. Nella composizione i due strumenti solisti gareggiano tra loro in virtuosismi in un dialogo incalzante tra loro e con gli archi. Nei movimenti lenti il dialogo dei due strumenti crea una atmosfera meditativa, un esempio dell’espressione degli affetti, cara al nuovo pubblico. Giovanni Battista Graziadio al fagotto, dopo aver collaborato alla realizzazione del basso continuo, si è dimostrato un valido virtuoso nella gara col flauto. Tommaso Rossi ha suonato tutte le parti del programma del concerto riservate al flauto con i flauti dolci, il suono che ha tratto dai diversi flauti impiegati è stato intenso e vellutato, in armonia con gli altri strumenti barocchi. Rossi è un eccellente musicista e ha affrontato con disinvoltura tutti gli ardui virtuosismi a cui si aggiungeva l’incanto del suono dolce e morbido del flauto. La bravura e l’affiatamento dei componenti dell’Ensemble Barocco di Napoli ha offerto al pubblico una esecuzione di alto livello, in cui la densità e pastosità del suono hanno esaltato la bravura dei solisti. Applausi scroscianti hanno accompagnato la fine dell’esecuzione di ogni brano e alla fine del concerto è stato offerto come bis lo Spiritoso dal Concerto per flauto archi e basso continuo di Domenico Sarri (1679 – 1744).

Pubblicato in: 
GN15 Anno X 20 febbraio 2018
Scheda
Titolo completo: 

IUC-Istituzione Universitaria dei Concerti
Martedì 13 Febbraio 2018

Tommaso Rossi flauti dolci
Adriano Maria Fazio violoncello
Ensemble Barocco di Napoli
Rossella Croce e Lathika Vithanage, Violini
Ottavia Rausa, Viola
Giovanni Battista Graziadio, Fagotto
Matteo Coticoni, Contrabbasso
Guido Morini, Clavicembalo
 
Fiorenza Sinfonia in la minore per flauto, due violini e b.c.
Antonio Vivaldi Concerto in do minore per violoncello, archi e b.c. RV 401
G. Sammartini Concerto in fa maggiore per flautino, archi e b.c.
Vivaldi Concerto in re maggiore RV 428 “Il Gardellino”
Vivaldi Concerto in si minore per violoncello, archi e b.c. RV 424
Telemann Concerto in fa maggiore per flauto, fagotto e archi e b.c. TWV 52: F1