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Il nuovo spettacolare action-thriller diretto da Edward Zwick, con Tom Cruise come protagonista, Jack Reacher - Punto di non ritorno (Jack Reacher. Never Go Back), ha tutti gli ingredienti per soddisfare pienamente le aspettative degli appassionati del genere. Ispirato al personaggio creato dall'autore britannico di best sellers Lee Child, Jack Reacher è un ufficiale della polizia militare USA che decide di lasciare l'esercito per intraprendere un percorso irregolare, a metà tra il vigilante e l'agente segreto.

Il primo film della serie, del 2012 (Jack Reacher - La prova decisiva) già conteneva tutti i connotati di questa singolare figura di ex militare/poliziotto trasformatosi in un outlaw per operare senza i vincoli e i condizionamenti che il sistema gli aveva imposto. Durezza di carattere e senso innato di giustizia ne fanno una sorta di cavaliere solitario senza macchia e senza paura, sempre pronto ad accorrere in soccorso dei più deboli o di chi ritiene stare dalla parte del Bene e del Giusto. Certo, la visione del mondo che ne viene fuori è schematica e manichea, molto di più che nei film tratti dai fumetti Marvel, ma probabilmente gli spettatori si attendono proprio questa mancanza di chiaroscuri e questi contrasti forti e semplici.

In questo sequel troviamo una donna, Susan Turner (Cobie Smulders), nel ruolo di un maggiore dell'esercito statunitense di stanza in Virginia, preposta alla direzione dell'unità investigativa che era stata di Reacher, e che si ritrova in un ingranaggio che rischia di schiacciarla. Viene infatti arrestata con l’accusa di spionaggio, ma Reacher si rende conto che è vittima di una cospirazione dietro cui si muovono generali felloni, servizi deviati e loschi ambienti governativi. Reacher fa quindi di tutto per aiutarla a evadere dalla prigione, ma lui stesso viene di nuovo arruolato contro la sua volontà.

In questo contesto, le cose si complicano quando si inserisce una giovane donna (Danika Yarosh), che sostiene di essere la figlia che Jack aveva avuto quindici anni prima da una fugace relazione. Jack e Susan si trovano a correre per tutti gli Stati Uniti, cercando di far trionfare la giustizia e la verità, mentre vengono braccati da un sorta di sicario senza nome (viene chiamato semplicemente The Hunter, il cacciatore, interpretato da Patrick Heusinger) e senza scrupoli, che non esita a uccidere chiunque si frapponga tra lui e Jack, nel tentativo di uccidere quest'ultimo.

L'epilogo sarà sorprendente, con uno scioglimento solo parziale degli enigmi sollevati fin dall'inizio del film, ma con un inevitabile happy ending, dove il Bene trionfa inesorabile sul Male, i cattivi muoiono o vengono consegnati alla giustizia e i buoni vengono riabilitati e recuperano il loro onore. Non bisogna aspettarsi da un film del genere particolari approfondimenti psicologici, ma bisogna dire che certi personaggi vengono presentati in modo troppo stereotipato e caricaturale. Ci riferiamo in particolare a The Hunter, impersonato dal pur bravo Patrick Heusinger, che viene raffigurato come un killer spietato e senza umanità, pronto ad assassinare anche i suoi stessi complici e alleati, pur di far prevalere la sua logica di vendetta. Buona la prova di Tom Cruise, del resto ormai avvezzo a ruoli del genere. I personaggi femminili si trovano poi perfettamente a loro agio, sia nei ruoli di azione (con violenza talora gratuita e il solito crogiuolo di scazzottamenti e mosse da arti marziali), sia in quelli meno avventurosi e più sentimentali. La colonna sonora ha poi scandito tutte le varie fasi del film, in modo incalzante e ritmato secondo moduli ormai ben collaudati.