Jesi. L'opera prima di Bellini, Adelson e Salvini

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Jesi. Adelson e Salvini scena di insieme. Foto Stefano Binci

La 49ª Stagione Lirica di Tradizione del Teatro G.B. Pergolesi è stata inaugurata venerdì 11 novembre scorso dal nuovo allestimento di Adelson e Salvini di Vincenzo Bellini, opera prima del musicista catanese. Raramente messa in scena, la prima versione dell'opera è andata in scena in una nuova edizione critica. Lo spettacolo, che ha avuto una replica domenica 13, a cui si riferisce il presente articolo, è stato registrato in dvd dalla casa discografica Bongiovanni.

Bellini compose Adelson e Salvini come saggio finale al termine di suoi studi al Conservatorio San Sebastiano, il Real collegio di musica di Napoli. Adelson e Salvini è  dramma per musica in tre atti, basato su un libretto di Andrea Leone Tottola, precedentemente messo in musica da Valentino Fioravanti, adattato per l'occasione con vari tagli e l'inserimento di una nuova aria per Struley. L’edizione critica si basa sul ritrovamento nel Fondo Mascarello della Biblioteca del Conservatorio di Milano di fonti che hanno permesso di integrare le parti che si credevano perdute e di rivedere le parti già note. Le fonti rinvenute riguardano solo la parte orchestrale fatto particolarmente importante viste le numerose correzioni e interventi che rendono complicata l'interpretazione della scrittura e le lacune presenti nella partitura autografa della prima versione conservata a Catania, come quella della sinfonia, completamente mancante, e che fu poi utilizzata nella composizione di quella del Pirata.

Adelson e Salvini fu eseguita a Napoli nel Carnevale 1825, secondo l'usanza del tempo a Napoli è un'opera “alla francese”, cioè una opéra-comique senza recitativi ma con i parlati ed il ruolo del basso buffo cantato in napoletano. Nella trama confluiscono temi allora di moda, il conflitto tra amore e amicizia, quello di Salvini, e anche atmosfere un po' gotiche, l'ambientazione in Irlanda, posto esotico e misterioso per i napoletani di allora, quanto lo fu Otranto per i lettori del primo romanzo gotico, Il castello d'Otranto (1764) di Horace Walpole, creatore del genere. Il personaggio di Struley, il perfido zio dell'orfana Nelly e che vuole vendicarsi di Lord Adelson, e il suo complice Geronio che provoca un incendio per permettere il rapimento di Nelly, sono altri tipici ingredienti del romanzo gotico.

In breve la trama: Adelson ama, riamato, Nelly, durante la sua assenza, Salvini, un pittore suo amico, si innamora della ragazza, e qui altro topos romantico, c'è l'amore disperato che lo porta quasi alla follia. Struley, approfittando dell'innamoramento di Salvini, gli fa credere che l'amico Adelson stia ingannando Nelly e sia già sposato e, per farsi aiutare nel rapimento gli promette la mano della ragazza. Salvini, però si rende poi conto dell'inganno e impedisce il rapimento e dopo una serie di chiarimenti la trama si scioglie felicemente: Adelson e Nelly si sposano e Salvini e il suo domestico napoletano Bonifacio tornano in Italia.

Come già detto l'opera fu un saggio del conservatorio affidato all'allievo più bravo, il maestrino, cioè Bellini, come premio se avesse incontrato l'approvazione del pubblico, in particolare quella del duca di Noja, sovrintendente ai teatri napoletani, avrebbe avuto una scrittura per il Teatro San Carlo regno incontrastato del mitico impresario Barbaja, come in effetti avvenne con Bianca e Fernando. Essendo un saggio fu eseguito dagli allievi stessi, quindi con un'orchestra da camera e con tutte le parti vocali eseguite da ragazzi, anche le parti femminili di Nelly, madama Rivers, la governante, e Fanny, una ragazza, questo comportò una scrittura vocale per contralto e semplificata per tutte le parti, salvo quella di Salvini, più difficile perchè fu interpretata da un allievo più avanti negli studi.

Nel saggio Bellini dovette dimostrare di avere appreso tutte le regole di composizione legate ai diversi generi, utilizzati nei differenti ruoli e stati d'animo, non meraviglia quindi che la maggior parte della musica sia stata influenzata dall'astro di  Rossini. Cosa particolarmente evidente nella parte buffa di Bonifacio, in quanto il genere comico non fu mai nelle corde di Bellini, ma nonostante questo emergono la capacità di creare “melodie lunghe lunghe” secondo la felice definizione di Verdi e una vena malinconica, che caratterizzeranno le opere successive. L'esempio più famoso è l'aria di Nelly, “Dopo l'oscuro nembo” che fu poi utilizzata nell'aria di Giulietta nei Capuleti e Montecchi “Oh! Quante volte oh! quante” ma anche nell'aria di Salvini con Cori “Ebben perché respira”; “Sì, cadrò... ma estinto ancora”.

La compagnia di canto che abbiamo ascoltato era ben preparata, affiatata e omogenea, tra loro ricordiamo Cecilia Molinari, una Nelly dolce e appassionata, dotata voce morbida ed espressiva, Rodion Pogossov, in possesso di un bel timbro baritonale, ben calato nel ruolo di Lord Adelson, Clemente Antonio Daliotti, che con la sua vis comica è stato un Bonifacio teatralmente appropriato e divertente. Merto Sungu ha fornito una convincente interpretazione della follia amorosa di Salvini, ha un bel timbro tenorile, che a nostro modesto parere deve tenere maggiormente sotto controllo, senza farsi trascinare eccessivamente nei momenti in cui infuria l'impeto romantico dei sentimenti. L'Orchestra Sinfonica “G. Rossini” ha dato buona prova di sé sotto l'attenta ed esperta direzione di  José Miguel Perez Sierra, bene anche il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” diretto da Carlo Morganti.

La regia del nuovo allestimento è stata di Roberto Recchia, che ha ben istruito interpreti e Coro ha reso lo spettacolo godibile, l'idea di rendere la “follia” di Salvini, in ritratti incompiuti , dove non c'è mai il volto dell’amata è stata un'idea riuscita e teatralmente convincente, come le suggestive scene di Benito Leonori realizzate come quadri, pannelli mobili e funzionali, che echeggiano le nature ottocentesche  romantiche e selvagge  e belli anche i costumi Catherine Buyse Dian e le luci Alessandro Carletti che hanno contribuito al pieno successo dello spettacolo calorosamente applaudito dal folto pubblico presente.

Pubblicato in: 
GN3 Anno IX 18 novembre 2016
Scheda
Titolo completo: 

OPERA ANCONA JESI
STAGIONE LIRICA 2016

JESI
TEATRO G.B. PERGOLESI
49^ STAGIONE LIRICA DI TRADIZIONE
 
Mercoledì 9 novembre 2016, ore 16 (anteprima giovani)*
Venerdì 11 novembre 2016, ore 20.30
Domenica 13 novembre 2016, ore 16
Teatro G.B. Pergolesi
ADELSON E SALVINI

Dramma per musica in tre atti adattato da un libretto di Andrea Leone Tottola
basato sul romanzo omonimo nella raccolta Les Épreuves du Sentiment di François-Thomas-Marie de Baculard d’Arnaud
Musica di Vincenzo Bellini
Prima rappresentazione: Napoli, Teatrino del Real Collegio di Musica (ex Convento di San Sebastiano), Febbraio 1825
Edizione critica, Casa Ricordi, Milano
 
Personaggi e interpreti

Nelly, orfana Cecilia Molinari
Fanny, giovane vassalla di Adelson Sara Rocchi
Madama Rivers, governante in casa d'Adelson Giovanna Lanza
Salvini, amico di Adelson Merto Sungu
Lord Adelson Rodion Pogossov
Struley, nobile proscritto Baurzhan Anderzhanov
Bonifacio Clemente Antonio Daliotti
Geronio, confidente di Struley Enrico Marchesini
 
direttore José Miguel Perez Sierra
regia Roberto Recchia
scene Benito Leonori
costumi Catherine Buyse Dian
luci Alessandro Carletti
assistente alla regia Simone Guerro
 
Orchestra Sinfonica “G. Rossini”
Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”
Maestro del Coro Carlo Morganti
 
Nuovo Allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini
in coproduzione con Teatro Massimo “V. Bellini” di Catania