Liegi. Incandescente successo per il Don Carlos

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Don Carlos

All'Opéra Royale de Wallonie-Liège una entusiastica ed incandescente ovazione ha salutato la conclusione della prima del Don Carlos, capolavoro di Giuseppe Verdi nella sua versione primigenia, grand opéra in cinque atti e in francese, del 1866. La scelta coraggiosa di Stefano Mazzonis di Pralafera, direttore generale e artistico e regista dello spettacolo, si è rivelata vincente: il pubblico ha seguito attentamente le quattro ore e trentacinque con l'unico intervallo di trenta minuti, applaudendo a scena aperta i cantanti. Della faticosa genesi di quello che abbiamo definito l'Ur Don Carlos e delle interviste abbiamo parlato nell'altro articolo presente nel giornale. C'è solo da aggiungere che il direttore Paolo Arrivabeni ci ha detto che Mazzonis ha faticato non poco per anticipare l'inizio dello spettacolo alle ore 19. Forse è per questo che una persona colta e sensibile come Mazzonis non ha potuto aggiungere i balletti, che durano 17 minuti (cronometro dell'Opéra)?

Lo spettacolo congegnato dal regista è stato fedele alle indicazioni del libretto e a quelle della musica così come le aveva concepite Verdi, musicista e drammaturgo, permettendo così anche al più inesperto fra gli spettatori di seguire questa complessa drammaturgia. Un filo rosso ha percorso la messa in scena, che ha la sua genesi all'inizio del secondo atto nel convento di San Giusto, Don Carlos, davanti alla tomba di Carlo V, sembra sentire la voce del nonno. Nell'ultimo atto, inoltre per volontà di Verdi, Carlos non viene consegnato all'Inquisizione come nel testo di Schiller, ma la sua morte viene simbolicamente rappresentata dall'essere accolto dal nonno nella sua tomba. Da ciò il regista ha avuto l'idea di mettere in scena il monaco di cui si sente la voce al 2° e al 5° atto, che così incarna l'ombra del nonno che veglia sul nipote. Gli altri non lo vedono, ma lui interviene in momenti cruciali come quando viene suggellato il patto di amicizia fino alla morte di Carlos e di Rodrigo, e solo alla fine Filippo II ed il Grande Inquisitore riconosceranno la voce di Carlo V. Patrick Bolleire, che già avevamo apprezzato a Lione nello stesso ruolo, con la sua bronzea voce di basso profondo e la statura imponente ne è stato l'interprete ideale.

Come in altre opere, Verdi ha imperniato la drammaturgia sulle scene intime, in cui i personaggi svelano la loro personalità e i loro pensieri, le grandi scene come quella dell'autodafé o del trionfo dell'Aida sono un obbligo del grand opéra, nel primo caso, e in tutti e due una concessione alla grandiosità per incontrare il gusto del pubblico. Le scene intime quindi sono fondamentali, oltre a quelle che ospitano soliloqui celeberrimi (Elle ne m'aime pas!  di Filippo II e O don fatal et détesté di Eboli), ci sono i diversi duetti che si susseguono tra Carlos ed Elisabetta, tra Carlo e Rodrigo, quello così sofferto, che sarà rivisto quattro volte da Verdi tra Filippo II e Rodrigo, infine decisivo il terribile scontro tra il Re e il Grande Inquisitore. A questi si aggiungono il terzetto del 3°atto e il quartetto del 4°. Grande attenzione è stata posta alle resa drammatica di queste scene dalla regia, come anche nei movimenti scenici della scena dell'autodafé e della sommossa, compatibilmente con lo spazio disponibile. Ci siamo anche chiesti se la presenza dei levrieri non sia un omaggio alla splendida messa in scena di Visconti all'Opera di Roma del 1965. Il delizioso teatro dell'Opéra Royale de Wallonie-Liège, che ha una buona acustica, è di media grandezza, Mazzonis e lo scenografo, Gary Mc Cann, hanno sfruttato bene lo spazio del palcoscenico che non è così ampio per scene di massa. Le macchine sceniche sono ben congegnate per permettere rapidi cambi scena che in tutto sono otto e rappresentare efficacemente i diversi ambienti; le luci di Franco Marri hanno ben contribuito alla riuscita della messa in scena. I costumi creati da Fernand Ruiz sono molto belli e, come ci aveva anticipato Mazzonis, uno diverso dall'altro, salvo i soldati e i monaci, di cui è stato riprodotto il saio preciso dell'Ordine di San Girolamo. Le maestranze del teatro, sia i macchinisti che gli altri settori tecnici hanno dato buona prova di sé nella messa in scena così lunga e complessa, un motivo, crediamo, di grande soddisfazione per la direzione del teatro.

Sotto l'attenta direzione di Paolo Arrivabeni tutte le sezioni dell'orchestra hanno seguito bene le sue indicazioni per dare spessore alle variegate dinamiche, alla complessa tavolozza timbrica che non disgiunte dalla intensa cantabilità hanno reso efficacemente la stupefacente bellezza e intensità musicale e teatrale del Don Carlos in tutte le sue sfaccettature; ricordiamo anche il coro che, ben preparato da Pierre Iodice, ha dato ottima  prova di sé in un ruolo di grande importanza drammatica.

Una scelta omogenea si è rivelata quella del cast a cominciare dalle parti più brevi: bene Alexei Gorbatchev, come corifeo dei boscaioli, Maxime Melnik come Conte di Lerma e araldo reale e i sei bassi che hanno dato vita alla delegazione fiamminga: Patrick Delcour, Roger Joakim, Emmanuel Junk, Jordan Lehane, Samuel Namotte, Arnaud Rouillon. L'ombra di Carlo V ha evocato la voce dal cielo sostenuta dalla voce limpida e cristallina di Louise Foor, bene anche Caroline De Mahieu come Thibault. Avevamo già apprezzato a Lione Roberto Scandiuzzi come Grande Inquisitore, una parte in cui si é calato anche qui autorevolmente con la sua voce scura e inquietante. Lionel Lhote, Rodrigo, ha una voce calda e morbida e una grande padronanza tecnica che gli ha permesso di superare agevolmente le insidie del belcanto di cui è costellata la parte, si è inoltre calato nel ruolo mettendone in risalto la nobiltà e la passione ideale. Kate Aldrich ha sicuramente “le physique du rôle” e anche la grinta per interpretare la principessa Eboli a cui si aggiunge una bella voce scura di mezzosoprano, ma è meno a suo agio nei passaggi in cui dovrebbe alleggerire la voce. Avevamo già ascoltato Yolanda Auyanet come Liù a Madrid, ci aveva colpito per la sua voce vellutata e sicura, in questa recita non stava bene, come è stato annunciato, e, nonostante ci fosse la sostituta, ha sostenuto il difficile ruolo di Elisabetta. Salvo alcuni brevi passaggi nelle note gravi la sua bella voce ha ben disegnato il personaggio ed è volata agevolmente nelle agilità e negli acuti. Ildebrando D’Arcangelo ha delineato con la sua voce bronzea e potente Filippo II, ne ha evidenziato la terribilità ma anche la fragilità con la nobiltà del fraseggio, possiede inoltre una grande presenza scenica e una autorevolezza che gli consentono laddove è necessario di dominare la scena. Infine uno straordinario Gregory Kunde, sulla soglia dei sessantasei anni e con quarantadue anni di carriera, ha debuttato come Don Carlos, un ruolo di  temibile difficoltà, sfoggiando una stupefacente freschezza vocale, ha esibito una spavalda sicurezza negli acuti e la nota e solidissima tecnica belcantistica unita al caldo timbro della voce, ha inoltre ben delineato la giovanile irruenza e ingenuità del ruolo. Grandi applausi a scena aperta hanno costellato lo svolgimento dello spettacolo e alla fine è stato un vero e proprio trionfo tributato con una standing ovation.

Pubblicato in: 
GN14 Anno XII 6 febbraio 2020
Scheda
Titolo completo: 

Opéra Royale de Wallonie-Liège
Giovedì 30 gennaio 2020 ore 19
Don Carlos
Grand Opéra in 5 atti di Giuseppe Verdi.
Libretto di Joseph Méry e Camille Du Locle,
dalla tragedia di Friedrich von Schiller.
Prima rapprentazione 11 marzo 1867, Parigi, Opéra, Salle Le Peletier
Nuova produzione de l' Opéra Royal de Wallonie-Liège

Direzione musicale   Paolo Arrivabeni
Regia                        Stefano Mazzonis di Pralafera
Scene                            Gary Mc Cann
Costumi                        Fernand Ruiz
Luci                                Franco Marri
Direttore del Coro    Pierre Iodice

Assistente alla direzione musicale       Ayrton Desimpelaere
Assistenti alla messa in scena               Gianni Santucci et Luca Ramacciotti

Orchestra, Coro e Tecnici                       Opéra Royale de Wallonia-Liège
Konzertmeinster                                      Julien Eberrhardt
Mastri di canto                                          Sylvain Bousquet et Enrico Cicconofri

In collaborazione con il Conservatoire Royale de Liège e l'IMEP di Namur
Scene, costumi e parrucche realizzati dai Laboratori de l' Opéra Royale de Wallonia-Liège

Don Carlos                       Gregory Kunde
Filippo II                            Ildebrando D’Arcangelo
Elisabetta di Valois        Yolanda Auyanet  
La Principessa Eboli       Kate Aldrich
Marchese di Posa            Lionel Lhote
Grande Inquisitore         Roberto Scandiuzzi
Un Monaco                       Patrick Bolleire
Thibault                             Caroline De Mahieu*
Una Voce dall'alto          Louise Foor*
Conte di Lerma/Un araldo reale   Maxime Melnik
I Députati fiamminghi : Patrick Delcour, Roger Joakim, Emmanuel Junk*, Jordan Lehane*, Samuel Namotte, Arnaud Rouillon
Corifeo: Alexei Gorbatchev
La Contessa d'Aremberg (ruolo muto): Pauline Maréchal

*Per la prima volta sulle nostre scene

Lo spettacolo del 14 febbraio alle 19,30 sarà trasmesso in streaming su: https://www.francetvinfo.fr/culture/musique/opera/

Vedi anche: 

Per chi volesse approfondire:
Prefazione all'edizione integraledelle varie versioni dell'opera (comprendentegli inediti verdiani ricostruiti da Ursula Günther)

Atti del II Congresso Internazionale di Studi Verdiani ed Istittto di Studi Verdiani Parma 1971

Julian Budden Le Opere di Verdi ed EDT/Musica 3°volume