L'inconorazione di Poppea. L'amore comanda a virtù e fortuna

Articolo di: 
Teo Orlando
Giulia Manzini

Sabato 3 giugno 2017 il piccolo locale romano Teatro Due ha visto la messa in scena dell'opera di Claudio Monteverdi L'incoronazione di Poppea, in occasione dei 450 anni dalla nascita del grande musicista. La performance discende dai corsi di «Canto rinascimentale e barocco» di Sara Mingardo, di «Pratica del repertorio vocale barocco» di Angela Naccari e di «Teoria e tecnica dell'interpretazione scenica» di Cesare Scarton, che è anche il regista del'intero spettacolo.

L'incoronazione di Poppea,  è un tipico dramma per musica dell'e barocca:  Claudio Monteverdi fu verosimilmente coadiuvato da alcuni allievi nella stesura definitiva della partitura. Il libretto è di Gian Francesco Busenello, poeta in italiano e in vernacolo veneto, allievo di Paolo Sarpi presso l'ateneo padovano.

Il dramma ebbe la sua première nel 1642, al Teatro Santi Giovanni e Paolo di Venezia, con attori e cantanti tra i più celebri dell'epoca, tra i quali Anna Renzi e Baldassarre Ferri, il primo divo tra i cantanti castrati, capace di ascendere e discendere con una sola emissione vocale due ottave complete.

La versione inscenata nel Teatro Due era considerevolmente ridotta rispetto a quella originaria, composta di un prologo e tre atti. Qui abbiamo avuto solo due atti, in cui è stata concentrata l'essenza del dramma con una scelta rivelatasi più che felice. L'opera si prefigge di mostrare la forza dell'Amore, che nel prologo del dramma originario sostiene di poter comandare sia alla Virtù, sia alla Fortuna (tutti e tre comunque concetti personificati allegoricamente) e di poter regolare a suo piacimento le vicende politiche del mondo.

La prima figura che compare è quella di Ottone, nobile romano, qui sotto le vesti del baritono Enrico Torre, che sotto la finestra della sua amata Poppea intona un'aria ("E pur io torno qui"), nella speranza di rivederla. Scopre però che Poppea è diventata l'amante dell'imperatore Nerone (il tenore Antonio Orsini), con il segreto proposito di affiancarglisi al trono.

Nel frattempo, la legittima consorte Ottavia (il soprano Cecilia Gaetani) è afflitta dal tradimento del marito Nerone (aria: "Disprezzata regina"), la cui personalità criminale aveva portato allo sterminio di metà della sua famiglia, ma respinge con sdegno l'invito della nutrice a rivalersi con lui ripagandolo con la stessa crudeltà. Anzi, convoca il filosofo Seneca, che è anche consigliere imperiale (qui nelle vesti del basso Giacomo Nanni) invitandolo a cercare di persuadere l'imperatore a non ripudiarla. 

Si assiste allora a un violento scontro verbale tra Nerone e Seneca, in cui l'imperatore non fa mistero di voler ripudiare Ottavia e poi sposare Poppea. Ai rimproveri di Seneca, Nerone fa seguire una dura e brutale cacciata dell'anziano filosofo, di cui Poppea chiederà poi la testa, considerandolo un ostacolo al ripudio di Ottavia e alle sue nozze con l'imperatore. La morte di Seneca era già stata, peraltro, preannunciata al filosofo da Pallade Atena e successivamente da Mercurio.

L'uccisione di Seneca viene festeggiata da Nerone in compagnia del poeta Lucano (aria: "Or che Seneca è morto"), ma nuove trame si agitano: la tradita Ottavia cerca di persuadere Ottone ad uccidere Poppea, impresa che egli, dopo varie esitazioni, intraprende travestito in abiti femminili. Mentre Poppea (impersonata con piglio sicuro e voce molto espressiva dal soprano Giulia Manzini) si addormenta, in compagnia della sua nutrice Arnalta (aria "Oblivion soave"), fa irruzione Ottone, animato da propositi di vendetta. Ma sarà Amore in persona a sventare il proposito omicida. 

Ad accusarsi dell'attentato sarà Drusilla, per difendere l'amato Ottone. Anche quest'ultimo, al cospetto dello stesso Nerone, professerà la sua colpevolezza, sostenendo di non essersi avvalso dell'aiuto di Drusilla, ma semmai del sostegno di Ottavia. Nerone è sorprendentemente clemente, perché si limita a mandare in esilio i due amanti e a ripudiare definitivamente Ottavia, che è costretta ad abbandonare Roma a bordo di una nave, intonando una struggente melodia di addio ("Addio, Roma"). Il dramma si conclude con uno strano happy ending, ossia con la folla che acclama la nuova imperatrice Poppea che può così sposare Nerone: e l'opera si conclude proprio con il canto "reciproco" tra gli sposi della singolare coppia ("Pur ti miro - Pur ti godo"). Singolare conclusione, che impedirebbe, quasi in un revisionismo ante litteram, un autentico happy ending, dato che questa volta a vincere non sono i "buoni", ma i "malvagi" di quella che è forse è una delle vicende più sorprendenti dell'intero Impero romano.

Una nota finale sulla performance, dove abbiamo soprattutto apprezzato la sensibilità degli attori e del regista, che hanno saputo cogliere anche la dimensione politica del dramma, recitato in costumi modernizzanti che però non hanno interferito con la dimensione storica. L'ensemble strumentale ha assecondato gli attori, con esecuzioni precise e all'altezza dell'opera.

Pubblicato in: 
GN32 Anno IX 9 giugno 2017
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Due - Roma

L'incoronazione di Poppea
Lingua originale:    italiano
Genere:    dramma per musica
Musica:    Claudio Monteverdi
Libretto:    Gian Francesco Busenello
Regia: Cesare Scarton

Interpreti:
Poppea: Giulia Manzini
Nerone: Antonio Orsini
Ottavia: Cecilia Gaetani
Ottone: Enrico Torre
Drusilla: Ilenia Tosatto
Nutrice/Lucano: Jaime Canto Navarro
Seneca/Littore: Giacomo Nanni
Valletto: Martina Loi
Damigella: Francesca Proietti
Arnalta: Margarita Golgovkaia
Amore: Caterina Meldolesi
Fortuna: Simona Braida
Virtù: Maria Elena Pepi

Ensemble strumentale:
Valerio Losito, Andrea Carboni, Elisa Atteo- violini
Ulrike Pranter- violoncello
Nicola Pignatiello- tiorba
Angela Naccari- clavicembalo