Marc Ribot Trio. Da Albert Ayler a Ribot. Prima parte

Articolo di: 
Giovanni Battaglia
Marc Ribot Trio

Marc Ribot al Parco della Musica col suo Trio ci ha concesso una nutrita intervista che presentiamo in due parti. In questa prima parte raccontiamo l’artista ed il suo Trio nel suo percorso. Nella seconda ci sarà la vera e propria intervista.

Ci sono degli oggetti, degli indumenti, delle abitudini che amiamo così tanto che non ce ne vorremmo separare mai. Ci sono dei luoghi che frequentiamo con tale assiduità e tale piacere che ci domandiamo: come abbiamo fatto prima? Come abbiamo fatto prima di avere quel paio di scarpe? Quel maglione? Come abbiamo fatto prima di aver letto quel libro? Visto quel film? Come abbiamo fatto a Roma prima che ci fosse l’Auditorium? La loro programmazione è impressionante ma soprattutto l’attenzione a 360 gradi a tutte le forme espressive dalla musica classica al rock al jazz alla sperimentazione, passando per la musica popolare, la canzone d’autore, le iniziative per i bambini. Un vero polo di attrazione culturale per la nostra città. Ed il 27 aprile all’Auditorium c’è stata una serata di  grandissima musica con quello che probabilmente si può definire uno dei più importanti chitarristi viventi e quello che con altrettanta sicurezza si può definire uno dei più importanti contrabbassisti viventi.

Marc Ribot, americano, classe 1954, riesce ad usare la sua chitarra come uno strumento universale generando dei suoni spesso cacofonici, intersecando melodie e dissonanze con estrema maestria, ed è sicuramente una delle icone della musica d’avanguardia.

Henry Grimes, classe 1935, ha collaborato praticamente con tutti i più grandi nomi del jazz mondiale, ma per capire di quale talento stiamo parlando, basta dire che è stato l’unico contrabbassista a cui Charles Mingus passava il suo contrabbasso quando lui si metteva a suonare il pianoforte. Chad Taylor è il più giovane del trio, nasce a Temple in Arizona nel 1973 e vanta già una carriera di primo piano.

Il trio si pone come un classico trio chitarra-contrabbasso-batteria, ma sin dalle prime note si percepisce il loro amore per la dissonanza, e Marc rivela le sue eccezionali doti di inventiva, all’interno della composizione, negli accordi della chitarra che suggeriscono infinite melodie che sono subito sottratte all’orecchio da spigolose dissonanze in un gioco di suggestioni senza soluzione di continuità.

Collaudato dai tempi del disco Spiritual Unity (2005), in cui Marc Ribot fa un esplicito omaggio al suo riferimento musicale Albert Ayler, allestendo una formazione analoga a quella sua grazie alla presenza  di Henry Grimes che era stato il bassista di Ayler, il trio si muove affiatato in ogni brano.

La vita di Henry Grimes potrebbe essere la sceneggiatura di un film: negli anni '50 e '60 è stato tra i contrabbassisti più attivi e richiesti in America, ha collaborato con Thelonious Monk, Charles Mingus, Stan Gets, Don Cherry, Benny Goodman, Sonny Rollins, Albert Ayler, e potremmo andare avanti per ore per poterli citare tutti.

A metà degli anni '70 viene dato per morto anche se la notizia non è ufficiale: risulta scomparso e per anni circolano leggende metropolitane su dove fosse e cosa stesse facendo, chi diceva che era diventato prete, chi diceva che era diventato pazzo ed internato, addirittura c’era chi sosteneva che era diventato un punk e suonava con i capelli verdi in alcune garage bands di Los Angeles. E così via, finchè nel 2002 un assistente sociale di nome Marchall Marrote, con la passione per il nostro, decise di mettersi sulle sue tracce e, dopo alcuni mesi di ricerca, lo trovò in un piccolissimo albergo di Los Angeles dove viveva con il sussidio della Social Security semplicemente perché nessuno lo aveva più chiamato a suonare e non sapeva fare nessun altro lavoro. Aveva anche dovuto vendere il suo prezioso contrabbasso per mangiare ed aveva fatto ogni sorta di lavoretto per arrangiarsi, dal guardiano al muratore, completamente isolato dal resto del mondo nella sua stanza di hotel.

Dal quel giorno una gara di solidarietà si è stretta attorno ad Henry ed il suo ritorno sulle scene è stato un trionfo. L’incontro della chitarra di Marc con il contrabbasso di Henry è assolutamente perfetto ed è l’ideale prosecuzione di quella musica di rottura, rabbiosa, del loro maestro Albert Ayler, in cui si incontrano la cultura occidentale con quella africana, il free jazz con gli elementi folk, il blues con il gospel.

Marc Ribot ha sempre avuto un amore per tutti questi generi e le sue incredibili collaborazioni negli anni sono la prova della sua ecletticità: da Tom Waits ad Elvis Costello, da Alison Krauss a John Zorn, da Vinicio Capossela a Alain Bashung, da David Sylvian a Laurie Anderson a Mimmo Locasciulli, solo per citare alcuni dei grandi musicisti internazionali che hanno deciso di ricorrere alla magica chitarra di Marc Ribot.

                                               Segue la seconda parte con l'intervista nel prossimo numero

Pubblicato in: 
GN14 Anno II 18 maggio 2010
Scheda
Titolo completo: 

MARC RIBOT TRIO

Marc Ribot
- chitarre
Henry Grimes - contrabbasso
Chad Taylor – batteria

Martedì 27 aprile 2010 Sala Petrassi
Auditorium Parco della Musica

Contemporanea / La chitarra