Massimo Venturiello legge Musil. Il conflitto tra anima ed esattezza

Articolo di: 
Teo Orlando
Musil

Lunedì 11 aprile 2011 il Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica è stato la cornice di un evento letterario che ha fatto ideale seguito all’appena conclusa manifestazione Libri come. Festival del libro e della lettura: la lettura di alcuni brani tratti da L’uomo senza qualità di Robert Musil, recitati splendidamente dall’attore Massimo Venturiello e intervallati da un commento puntuale affidato al poeta Valerio Magrelli e al germanista Franz Haas, dell’Università di Milano.

Si parte da un'accurata presentazione biografica del grande scrittore austriaco, in cui vengono ricostruiti attentamente gli eventi principali della sua vita, anche se avremmo preferito una maggiore attenzione per le relazioni che egli intrattenne con alcuni personaggi del milieu intellettuale mitteleuropeo, specialmente nel campo della filosofia (e di seguito aggiungeremo qualche ulteriore dettaglio.

I due relatori evidenziano come Robert Musil, nato il 6 novembre 1880 a Klagenfurt, sia stato un tipico “prodotto”, dal punto di vista culturale e antropologico, dell’Impero Austro-Ungarico. Suo padre, l’ingegnere Alfred Musil, e sua madre, Hermine, lo mandarono, dopo la prima classe del liceo scientifico (a Steyr), a studiare in due collegi militari, esperienza che lo segnò profondamente e che si riverberò nelle sue opere in modi diversi, espliciti e impliciti.

Frequentò poi per breve tempo l'accademia militare di Vienna, che però abbandonò per seguire i corsi di ingegneria meccanica a Brno (dove il padre diventa rettore del Politecnico), dopo essere stato alcuni mesi anche nel Nord della Boemia.

Finiti gli studi, prima con la sua fidanzata si recò a Stoccarda, dove fu assistente volontario per un breve periodo al Politecnico, e poi nel 1904 si iscrisse all’Università von Humboldt di Berlino, dove seguì corsi di filosofia e di psicologia sperimentale addottorandosi nel 1908 in filosofia con Carl Stumpf, un filosofo e psicologo sperimentale allievo di Franz Brentano: discusse una tesi su Ernst Mach, filosofo e grande fisico, nella quale da un lato oppone al fenomenismo machiano il realismo della scuola brentaniana, ma dall’altro, come ha opportunamente osservato Kevin Mulligan, sottolinea il valore delle relazioni contestuali in ogni esperienza del mondo esterno, che viene così a dipendere fortemente dai nostri stati mentali.

Un altro esponente della scuola di Brentano, Alexius Meinong, gli offrì la possibilità di continuare la carriera universitaria e di scrivere una dissertazione per l’Habilitation accademica sotto la sua guida, ma Musil rifiutò, preferendo la più incerta vita dello scrittore.

Nel 1906, infatti, aveva pubblicato il suo primo romanzo, I turbamenti del giovane Törless. Tuttavia, non riesce a vivere come scrittore, nonostante gli elogi della critica, cosicché  si barcamena  presso piccole riviste come redattore e critico letterario, finché non troverà lavoro come bibliotecario presso il Politecnico di Vienna. Nel 1911 sposò Martha Marcovaldi, ebrea tedesca (già moglie dell’italiano Enrico Marcovaldi, imprenditore romano che viveva tra Berlino e Roma), già madre di due figli.

Nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, è interventista, al punto da pubblicare, sulla rivista Neue Rundschau, un saggio con accesi toni nazionalisti, intitolato Europäertum, Krieg, Deutschtum (Europeità, Guerra, Germanismo: di esso poi si vergognerà tutta la vita). Analogamente al filosofo Ludwig Wittgenstein, si arruola e va in guerra come ufficiale sul fronte italiano, servizio che dura poco perché dopo una malattia e una breve degenza in ospedale viene distaccato al comando supremo austriaco, dove redige un giornale per le truppe.

Al rientro dalla guerra continuò la sua attività come critico teatrale e saggista, senza peraltro risolvere i suoi sempre più pressanti problemi economici, finché, dal 1923, gli aiuti finanziari dell'editore Rowohlt e, in seguito, di alcuni amici gli consentirono di dedicarsi all'attività letteraria a tempo pieno. Trasferitosi a Berlino nel 1931, nel 1933 all’avvento del regime nazionalsocialista fu costretto a tornare a Vienna in quanto sposato con un’ebrea. Nel 1935, mentre in Germania trionfa il nazismo, viene invitato a Parigi a un congresso in difesa della cultura in Europa, organizzato da André Gide, ma fortemente influenzato dal Partito comunista francese.

In quell’occasione osa dire che anche le minacce alla cultura provengono non solo dal regime di Hitler, ma anche dall’URSS di Stalin. Il pubblico non accoglie favorevolmente le osservazioni dello scrittore e anche la stampa viennese di matrice socialista si scaglia contro di lui. In realtà,  Musil si mostrò particolarmente lungimirante e dotato di “antenne sensibili”, come osserva Haas che sull’argomento aveva scritto un saggio (“Le antenne sensibili di Robert Musil”, in Belfagor, 2008), in cui mette in rilievo come lo scrittore già all’epoca parlasse di pericolosa omologazione (Gleichschaltung) culturale.

Del resto, i suoi rapporti con l’establishment letterario dell’epoca sono sempre stati problematici. Gli unici scrittori di cui avrà autentica stima sono Rainer Maria Rilke e Franz Kafka, mentre con Thomas Mann sussisterà un rapporto di perenne rivalità (al punto tale che, quando Musil incontrò ed elogiò Elias Canetti in un’occasione pubblica, costui fece l’errore di dirgli che anche Mann l’aveva lodato. E Musil lo congedò dopo avergli stretto freddamente la mano).

Gli ultimi vent’anni della sua vita sono consacrati alla stesura del suo capolavoro, il romanzo Der Mann ohne Eigenschaften (L’uomo senza qualità), opera che, come è stato sottolineato nel corso della serata, esprimeva la crisi sociale di un’epoca ma anche lo sguardo ironico dell’autore, sotto cui si celava una certa tensione utopica (del resto, lui stesso definisce l'utopia come "l'esperimento in cui si osservano la probabile trasformazione di un elemento e gli effetti che essa produrrebbe in quel complicato fenomeno che chiamiamo vita"). Del resto, nel romanzo Musil si concentra più sul senso della possibilità - definita come la capacità di pensare tutto quello che potrebbe ugualmente essere - che su quello della realtà.

Il primo volume del romanzo uscì nel 1930 e il secondo nel 1932. Il successo fu tale che venne fondata a Berlino una Musil-Gesellschaft, allo scopo di finanziare lo scrittore e consentirgli di completare l’opera, di cui però comparve nel 1933 solo la prima parte del secondo volume. L’ultima, incompiuta per la morte dell'autore, venne pubblicata dalla vedova, nel 1943, a proprie spese.

Nel 1938, dopo l'annessione (Anschluß) nazista dell'Austria, emigrò, sostando brevemente anche a Roma, prima a Zurigo e poi a Ginevra, dove morì il 15 aprile 1942. Tra le sue altre opere, oltre ai racconti impressionisti pubblicati con il titolo di Vereinigungen (Incontri, 1911), va senz’altro menzionato il famoso saggio Sulla stupidità (Über die Dummheit), derivante da una conferenza tenuta a Vienna nel 1937.

Magrelli sottolinea come Musil sia, sostanzialmente, l’autore di un unico libro, benché il romanzo giovanile Die Verwirrungen des Zöglings Törleß (I turbamenti del giovane Törless) sia un vero gioiello (per molti versi, aggiungiamo, affine come tematiche al romanzo di James Joyce A Portrait of the Artist As a Young Man, a Unterm Rad di Hermann Hesse e a La ciudad y los perros di Mario Vargas Llosa), trasposto anche cinematograficamente da Volker Schlöndorff. Il romanzo, che riflette tutta l’oppressione dell’educazione di un adolescente sotto vincoli insensati, è ambientato nel collegio militare di Mährisch-Weisskirchen, uno degli istituti dove Musil studiò da giovane e dove aveva studiato anche Rilke.

Il riferimento a Joyce non è casuale, perché l’incontro su Musil è forse il più denso insieme a quello su Proust e Joyce: i romanzi di questi autori sono viluppi straordinari, nodi o strutture topologiche, a cui si può ben applicare la frase dello stesso Musil per cui “Scrivere è una malattia, come una perla”. Del resto, la complessità strutturale dell’opera-mondo di Musil riflette quella della Grande Vienna di cui hanno parlato Allan Janik e Stephen Toulmin nell’omonimo saggio: nella capitale dell’Impero asburgico a cavallo di Ottocento e Novecento hanno lavorato filosofi come Ludwig Wittgenstein, fisici come Ludwig Boltzmann, artisti come Adolf Loos, Gustav Klimt ed Egon Schiele, si discuteva della teoria dei quanti e della relatività einsteiniana.

Letterati come Hugo von Hofmannsthal e Karl Kraus, con la rivista Die Fackel, animavano la scena intellettuale, mentre Arnold Schönberg e Alban Berg elaboravano la dodecafonia e con Sigmund Freud nasceva la psicoanalisi. La cultura viennese di allora, come ha spiegato Massimo Cacciari, poteva vantare un autentico primato europeo. Musil però non si sentiva particolarmente in sintonia con la città e i suoi abitanti, e, pur non arrivando al ripudio dell’Austria che ha caratterizzato scrittori come Thomas Bernhard, non faceva mistero delle sue avversioni.

Del resto, pure con il nostro paese ebbe un rapporto controverso. Musil, anche per i legami della moglie, venne spesso a Roma, città dove lasciò dei manoscritti che nel 1970 sembra siano stati smarriti da uno studioso. Un’altra città a cui era legato era Ancona, dove, secondo una notizia molto diffusa, ma oggi smentita, avrebbe avuto la prima idea de L’uomo senza qualità.

Il romanzo comincia con la vigilia della I guerra mondiale. L’incipit descrive “una bella giornata dell’agosto 1913” con un linguaggio denotativo e scientifico: “Sull'Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell'aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l'oscillazione mensile aperiodica” (L'uomo senza qualità,  traduzione di Anita Rho, Torino, Einaudi, 1974, p. 5). Già in questo uso del linguaggio scientifico per descrivere eventi quotidiani si avverte la tensione tra "anima ed esattezza”, ossia tra scienza naturale e poesia, che sarà la cifra costante dell’opera musiliana.

Un altro brano che viene letto descrive lo Stato di Kakania, ossia dell’impero austro-ungarico, così chiamato dalle prime due lettere delle parole che compongono l’espressione Kaiserlich-königlich (imperial-regio). Con elegante ironia, Musil descrive lo stato di un impero in declino, ma che ancora consente ai suoi abitanti di vivere senza prendersi troppo sul serio: “la Kakania era lo stato più progredito del mondo, benché il mondo non lo sapesse ancora; era lo stato che ormai si limitava a seguire sé stesso, vi si viveva in una libertà negativa, sempre con la sensazione che la propria esistenza non ha ragioni sufficienti, e cinti dalla grande fantasia del non avvenuto o almeno del non irrevocabilmente avvenuto, come dall’umido soffio degli oceani onde l’umanità è sorta” (ibidem, p. 30).

Del resto, Musil affermava di star “lavorando al romanzo con la diligenza di un tarlo nella cornice di un quadro in una casa in fiamme”, analogamente a Paul Valéry, che diceva di infilare perle in una collana mentre i barbari bruciano Roma”.

Il protagonista del romanzo, Ulrich, ha il nomignolo di “uomo senza qualità”: gliel’ha attribuito un amico rivale in amore, Walter, la cui moglie è innamorata di Ulrich: per dissuaderla dalla relazione, etichetta il rivale “come un uomo senza qualità”.

Il contesto del romanzo viene enfatizzato nella scena del funerale del padre del protagonista che avviene a Brno, ma che ha come modello il funerale di Francesco Giuseppe, avvenuto nel 1916 a Vienna (per alcuni versi ricorda quello raccontato da Joyce nell’Ulisse). In quell’occasione Ulrich incontra sua sorella Agathe dopo cinque anni: dall’incontro nascerà un grande amore platonico, basato su una forte affinità spirituale, al punto da chiamarla “gemella” nonostante la distanza di cinque anni che li separa.

Un tipico paradosso della scrittura musiliana, come ha rilevato Magrelli, è quello della ricerca della concinnitas e della brevità, in contrasto con  l’enorme intrico di trama e personaggi. Tutto ciò si esprime spesso con un tipo di scrittura aforistica, di cui si possono citare due esempi. Nel primo, il Novecento viene descritto come “un secolo che s’è presentato in posizione podalica e ha solo bisogno di esser rivoltato per mano del creatore.” Nel secondo, si sostiene che non sempre ciò che è importante appare tale, come nel caso dell’anello, che “al centro non ha nulla: eppure sembra che per lui sia proprio il centro che conti”.

Un ulteriore effetto di straniamento è ottenuto attraverso il fatto che nel grande affresco della società viennese del 1913/14 Musil mette in bocca ai personaggi caratteri e frasi degli anni ’20 e ’30, come se avessero già l’orizzonte mentale del dopoguerra. Anzi probabilmente uno dei motivi per cui non riuscì a terminare l’opera sta nel fatto che nel 1933, dopo la conclusione del secondo volume, non riuscì più a tener dietro agli sviluppi politici.

Il nucleo dell’opera viene da molti critici individuato nella cosiddetta “Azione parallela” (Parallelaktion), che in realtà è quasi una non-azione, una paradossale dinamica che è statica. Questo tema si interseca con altri due nuclei, quasi a formare tre cerchi che si sovrappongono: quello di Moosbrugger, l’assassino folle di prostitute, e quello della cosiddetta “sorella gemella”.

L’azione parallela è un’invenzione quasi mondana: si tratta dei preparativi per i 70 anni dall’ascesa al trono di Francesco Giuseppe e vengono così chiamati perché  contemporaneamente anche i tedeschi festeggiavano i 30 anni di regno di Guglielmo II. Il protagonista del romanzo, Ulrich, è un matematico di trentadue anni che non sa che cosa fare nella sua esistenza, e decide così di prendersi un anno di “vacanza dalla vita”. Il padre gli fa conoscere il conte Leinsdorf che organizza appunto l’azione parallela, cosicché Ulrich ne diventa il segretario onorario. Sono pagine di grande ironia, dominate dalle figura di Diotima, che gestisce il salone di bellezza dell’anima.
Un’altra figura femminile notevole è Clarisse, moglie di Walter, amico di Ulrich, un pianista che suona sempre Wagner. È notevole il fatto che Clarisse odi Wagner e si neghi sessualmente al marito ogni volta che lui esegue al pianoforte una composizione del grande musicista. Anzi, per rincarare la dose cita spesso gli scritti di Friedrich Nietzsche – da lui paragonato a Moosbrugger - contro Wagner.

Molto emblematico risulta il viaggio di Clarisse a Roma: dopo aver fatto la corte a Ulrich, auspicando un figlio da lui che sarà considerato il redentore del mondo, fugge da una clinica psichiatrica; da Venezia vaga per Roma sulle orme di Nietzsche. Musil descrive l’atmosfera di Roma come intrisa dei presagi del fascismo. Roma è una città doppia, la città del papa, simboleggiato dal  meraviglioso ritratto tutto rosso di Innocenzo X dipinto da Velázquez: il rosso è il colore del cristianesimo che aveva avvelenato l’eros antico, come diceva Nietzsche, dell’ascesi e del sospetto nei confronti dei sensi. Il pessimismo oscuro del cristianesimo si infiammava nel rosso cardinalizio. Non a caso Nietzsche aveva provato senza successo a vivere a Roma, ma era fuggito. La casa dove aveva abitato Nietzsche era spiritualmente chiusa e nel sangue rosso di Nietzsche era affluito il nero della follia.

La cosiddetta “sorella gemella”, Agathe, dopo il funerale in cui ha incontrato Ulrich non ritorna dal marito, il professor Hagauer, ma si trasferisce da Ulrich, cominciando con lui un rapporto ambiguo fino a coltivare una sorta di utopia mistica e platonica e a intraprendere un viaggio in Italia.

Un altro personaggio significativo dell’azione parallela è Hans Sepp. È un nazionalista che in realtà è ostile all’azione parallela, perché non vorrebbe coinvolgere tutti i popoli della nazione austro-ungarica, bensì solo quelli di etnia tedesca. Siamo nel 1913, ma parla già come un giovane nazista. Durante il servizio militare subisce ogni angheria e decide di suicidarsi, gettandosi sotto un treno.

Di rilievo è anche Paul Arnheim, talora dipinto come una sorta di Großschriftsteller (non grande scrittore, ma scrittore all’ingrosso; viene modellato sul politico e filosofo Walther Rathenau e sullo scrittore Maurice Maeterlinck): si tratta di un industriale tedesco che gravita anche lui intorno all’azione parallela, perché è innamorato di Diotima, e ne rimane spiazzato perché è la prima volta che si innamora in 50 anni. In realtà, ha altro in mente oltre alla funzione dell’anima: mira al petrolio della Galizia e vuole vendere cannoni all’esercito austriaco, quasi un’altra azione parallela incapsulata nell’Azione parallela par excellence.

In conclusione, si tratta di un romanzo che si prefigge il compito di spiegare come le emozioni e i fenomeni affettivi si intreccino con quelli intellettuali. Ulrich è una sorta di "eroe dello spirito" (Geist), ma nel senso che il fatto che manchi di qualità ben definite gli permette di adattarsi a ogni realtà, compresa quella che sembra contenere un'interna contraddizione.

Pubblicato in: 
GN48 AIII 18 aprile 2011
Scheda
Titolo completo: 

Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio

Lunedì 11 aprile 2011, ore 21,00
VI RACCONTO UN ROMANZO
a cura di Valerio Magrelli

Massimo Venturiello
legge
L'uomo senza qualità di Robert Musil
Introduce Franz Haas

Anno: 
2011
Voto: 
10