Maternity Blues. Lo spettro di Medea nella psiche contemporanea

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Maternity Blues

Nel suo libro Alla Cieca Claudio Magris, grande intellettuale, descrive in modo profondo la difficoltà di conoscere il lato oscuro che si cela nella parte più segreta e inesplorata della nostra vita interiore. Questa parte del libro di Magris può aiutare a cogliere il valore poetico ed estetico di un film come Maternity Blues del regista Fabrizio Cattani, nel quale viene con uno stile lieve e insieme delicato rappresentato il dramma dell’infanticidio, di cui le cronache si sono dovuti occupare in molte occasioni.

All’inizio del film compare una donna sofferente, Clara, che in un momento di smarrimento ha ucciso i suoi due figli, distruggendo la sua vita e quella della sua famiglia. Viene portata in un ospedale psichiatrico, nel quale dovrà espiare la sua pena.

In questo luogo di sofferenza incontra altre donne, che si sono macchiate del suo stesso delitto, e che lentamente, con l’aiuto dei medici e degli esperti, cercano di ricostruire la loro identità e di ricercare le ragioni del loro gesto atroce ed insensato. Clara instaura rapporti di sincera e profonda amicizia con le sue compagne di stanza, Eloisa, Rina, Vincenza.

Questo film profondo e doloroso è tratto dal testo teatrale From Medea, opera della scrittrice Grazia Versani. Infatti nel film, che in questo rispetta la ispirazione letteraria del libro, vi è il tentativo riuscito di analizzare la vita delle donne colpevoli di un crimine atroce, per capire che cosa abbia potuto influire in modo devastante e traumatico sulla loro psiche e vita interiore prima della maternità, impedendo loro di incarnare il modello della madre perfetta che segue naturalmente l’istinto materno.

La tesi del film è molto problematica, poiché, da un lato, raffigura la solitudine delle donne alle prese con i doveri derivanti dalla maternità e, dall’altro lato, indica che l’istinto di maternità, a differenza di quanto pretende e presume la cultura contemporanea, non è sempre presente nella psiche e nella mente femminile.

Sono belle le immagini che raccontano il percorso riabilitativo di queste quattro figure femminili all’interno dell’ospedale psichiatrico, ognuna delle quali si confronta con il senso di colpa legato ad un fatto del passato, che è insieme inaccettabile  ed incancellabile. Il marito di Clara, che non riesce a perdonare la moglie, vende la sua casa e cambia vita.

Per trovare conforto si reca da un sacerdote suo amico, il quale, in uno dei dialoghi più profondi e belli del film, gli confessa che forse Dio non è riuscito, dopo la creazione, a separare il bene dal male in modo netto nella nostra coscienza, sicchè bisogna provare compassione verso che sbaglia e commette delle azioni distruttive e crudeli.

Clara, trovandosi dinanzi al marito nell’ospedale psichiatrico, lo invita a dimenticarla, poiché la sua è una colpa che non ammette perdono. La parte che emoziona e coinvolge di più lo spettatore è quella nella quale  viene  raccontata con immagini di rara bellezza poetica la difficile attività riabilitativa delle donne, che tentano, grazie ad un percorso doloroso e difficile, di ritornare alla normalità della vita attraverso il lavoro ed il reinserimento nella società.

Nel film vi è la descrizione del dolore e della vita tormentata di queste figure femminili, che vengono osservate con uno sguardo colmo di pietà e comprensione dal regista Fabrizio Cattani, per il quale, in casi come questi, non bisogna giudicare con eccessiva durezza ma capire che cosa possa accadere nella mente e nella psiche di una donna che, dopo avere dato la vita decide, in un momento di smarrimento e di inconsapevolezza, di sopprimerla.

Nel film vi sono poche azioni sceniche, poiché il racconto  è tutto basato sul dialogo fra le figure femminili, che sono al centro della rappresentazione artistica. Alla fine del percorso riabilitativo Clara lascia l’ospedale psichiatrico, e mentre sul treno si dirige verso una nuova vita, contemplando dal finestrino il paesaggio si abbandona ad un monologo interiore, per dire che non esiste nella natura una roccia che non sia destinata a sgretolarsi.

Questa immagine poetica mira a chiarire che non esiste nella natura femminile il modello della madre perfetta, sicché, quando accadono vicende così dolorose, occorre chiedersi cosa sia avvenuto nella mente di una donna. Un film che squarcia in modo delicato e poetico un velo su di un tema troppe volte affrontato con superficialità e mancanza di profondità.

Scheda
Titolo completo: 

Maternity Blues

GENERE: Drammatico
REGIA: Fabrizio Cattani
SCENEGGIATURA: Fabrizio Cattani, Grazia Verasani
ATTORI: Andrea Osvart, Monica Birladeanu, Chiara Martegiani, Marina Pennafina, Daniele Pecci, Elodie Treccani, Pascal Zullino, Giulia Weber, Lia Tanzi, Pierluigi Corallo, Franca Abategiovanni, Amina Syed

Uscita al cinema 27 aprile 2012

FOTOGRAFIA: Francesco Carini
MONTAGGIO: Paola Freddi
MUSICHE: Paolo Vivaldi
PRODUZIONE: ipotesICinema, Faso Film
DISTRIBUZIONE: Fandango
PAESE: Italia 2011
DURATA: 95 Min
FORMATO: Colore

SOGGETTO:
Tratto dall'Opera letteraria FROM MEDEA di Grazia Verasani.

NOTE:
Presentato alla 68° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica nella sezione Controcampo Italiano

Anno: 
2012