Medusa's Spite. Intervista prima del nuovo album. Seconda parte

Articolo di: 
Alessandro Nardis
Medusa's Spite

I Medusa’s Spite sono quanto di più raro si possa trovare oggi all’interno del panorama (becero) della discografia musicale non solo italiana (qualcuno potrebbe ricordarci che qui si vince facile), ma addirittura mondiale. Non credo di esagerare. Come definire altrimenti una band in attività da quasi 20 anni che ha sempre perseguito l’ideale della Musica come Arte? Tale parola, Arte, credetemi, con i Medusa’s Spite non viene mai usata a sproposito. Tra continui cambiamenti e trasformazioni, rimangono coerenti solo all’idea che la musica sia qualcosa di pregevole, una compagna da nutrire e rispettare. Qui la seconda parte dell'intervista.

Alessandro Nardis. Pensavo più in generale a Morning Doors. Si potrebbe quasi affermare che nel concept c'è un modus operandi che porta alla tipizzazione di una scena apparentemente normale, elevandola al rango di "scena universale", quindi non "una fermata della metro", ma "la fermata della metro.

Pur considerando Morning Doors più complesso e stratificato del predecessore, ancora oggi quello che ascolto più volentieri è Floating Around. Nonostante il trascorrere del tempo, mantiene, a mio avviso, un fascino e un’estetica accattivante. Lo trovo il vostro album più coeso, almeno fino ad adesso. Cosa conservate ancora di quell’esperienza e in cosa invece sentite di essere profondamente cambiati?

Paolo. Il tuo pensiero su "Morning doors" e "Morning doors (the glass path)" mi sembra perfetto per il concept che almeno da te è stato capito per quel che è, sottoscrivo quindi le tue parole in merito. Per molti versi invece, credo che nel momento in cui Floating Around è stato composto, noi non sapessimo esattamente cosa stavamo facendo, e forse questo è il motivo per cui l'ascolto di quell'album ancora oggi risulta essere fresco e per molti aspetti sempre "diverso". Ricordo solo che a un tratto tutte le nostre esperienze di ascolto e di attività di Djs che in quel periodo ci divertivamo a fare si sono risolte nella creazione di quell'album, composto di getto e suonato in modo molto istintivo utilizzando gli strumenti e tutto quello che ci sentivamo di utilizzare per realizzarlo, rumori e suoni campionati, contributi sonori presi un pò ovunque. Alcuni brani li rifarei tali e quali ancora oggi, altri decisamente non li rifarei più..

Di quell'esperienza credo conserviamo ancora l'approccio creativo nella nostra concezione assolutamente libera di fare musica, siamo poi in realtà profondamente cambiati nella capacità di valutare la forza melodica di un brano che potrebbe "universalmente" piacere rispetto ad uno che piacerebbe solo a 4 gatti. Oggi meno che mai per quello che mi riguarda la parola "sperimentazione" nella musica non ha senso, in genere chi ama dire che fa musica sperimentale (a parte rarissimi casi) non è in grado di comporre musica con la "M" maiuscola e nasconde la sua manchevolezza dietro quella parola che vuol dire tutto e niente, per me vuol dire solo fare cose molto semplici e del tutto relative, non ha mai significato nulla anzi, una perdita di tempo quello si.

A.N. Soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, ma anche nel resto d’europa, si assiste spesso a collaborazioni tra gruppi (sia in ambito underground che mainstream). Che opinione avete al riguardo e come vi comportereste nel caso un gruppo alternative (magari della scena romana) ve lo chiedesse?

Paolo. In ambito artistico e creativo in genere credo non sia molto facile collaborare in modo organico e costruttivo ma è un'esperienza che farei volentieri se non altro per confermare a me stesso quello che ho appena scritto o meno. Personalmente amo sempre vedere la "fine già dall'inizio" della composizione di un brano, individuarne la prospettiva e capire già dai primi ascolti se ha un senso portarlo avanti o no. Non so se le mie scelte potrebbero coincidere con quelle di altri e se sarei in grado di mediare su questioni del genere, sono comunque certo di saper riconoscere chi sa cosa sta facendo da chi brancola nel buio e non capisce quando è meglio usare un colore sonoro per un certo brano piuttosto che un altro tanto per dirne una.

A.N. Conosco molto bene (e condivido pienamente) la vostra opinione sui talent-show televisivi. E’ anche vero però che è l’unico spazio televisivo (e questo la dice lunga sulla nostra cultura musicale) a trasmettere musica (se così si può chiamare). Se vi invitassero per promuovere la vostra, a patto che interagiate con le dinamiche (perverse) del programma, magari dando consigli ai ragazzi o facendo i giudici, come vi comportereste?

Paolo. Spendo due righe su questo argomento dicendo soltanto che se la Tv monopolizza la cultura musicale di massa creando "Artisti Karaoke" che poi comporranno "Musica Karaoke" la quale andrà ad intasare il già compromesso mercato discografico non lasciando spazio ad altro, commette un reato per quel che mi riguarda, il reato è abuso di potere. Al di là del target di pubblico al quale ogni artista intende riferirsi, se tutto lo spazio visivo e promozionale è già occupato dai vari "Clan della Tv", gli altri faticano davvero troppo a farsi ascoltare o semplicemente ad esistere e questo per me è un reato.
Detto questo, parteciperei ai suddetti "Non-talent-show" solo facendo il giudice, certo che mi caccerebbero dopo la prima puntata perché direi davvero quello che penso, ed essendo in quei programmi quasi già organizzato e deciso prima avrei vita breve. La Tv troppo spesso purtroppo è finzione, inganno e manipolazione della realtà non certo per colpa del mezzo in se che usato con criterio sarebbe di grande aiuto a tutti e tutto, se poi l'inganno invade il mercato discografico come accade è un grosso problema, è molto scorretto, e ripeto abuso di potere dominante.

Stef. C'è stato un momento nel quale con il calo delle vendite dei dischi la tv e in particolare alcune persone hanno ben pensato di mettere sotto scacco il mercato e mandare un messaggio forte alla gente ovvero quello che le arti in genere e la musica in particolare, quella di successo e di qualità, nasce, cresce e vince sul mezzo televisivo.
Vedere tre delle major più importanti far firmare dei contratti discografici di lavoro in diretta televisiva ai vincitori delle giovani leve di Amici è stato uno dei momenti più tristi del 2012 per chi approccia alla musica. Le major musicali alla corte della tv. La musica anche.
C'è molto da fare per cambiare e ogni mezzo per esprimere il proprio dissenso per quanto è in atto è benvenuto e lecito.
Anti-Videocracy è lo slogan di "Yes Uk!" il gruppo facebook e il programma radio che va in onda tutti i sabati su radioliberatutti.it condotto da me e che mette insieme tutto il meglio del panorama musicale Made in Italy dal respiro internazionale e in idioma inglese.
Un programma libero in una radio libera per bands e labels libere. E' il mio strumento per recuperare quanto sta andando perduto e oltre al lavoro che svolgo con i Medusa's Spite, Yes Uk! è il mio modo per dire basta a quello che vedo da troppo tempo nel mio paese e che non riesco a tollerare in alcun modo.

Pubblicato in: 
GN19 Anno V 19 marzo 2013
Scheda
Titolo completo: 

Medusa's Spite

Stefano Daniele: Voce, tastiere, chitarra acustica, pianoforte
Paolo Daniele: Chitarra elettrica, voce, sinth
Axel Donnini: Basso
Guido Cascone: Batteria