Mefistofele all'Opera di Roma. Boito e l'autonomia del male

Articolo di: 
Livia Bidoli
Mefistofele

Lo scapigliato librettista e musico Arrigo Boito è sbarcato al Teatro dell’Opera di Roma con il suo dannato Faust di Mefiostefele, dal 16 al 23 marzo 2010 con la regia di una conoscenza consumata qui, quella di Filippo Crivelli, ed un direttore di media levatura come Renato Palumbo. Alle voci il basso Orlin Anastassov come Mefistofele e Stuart Neill, il tenore che interpreta Faust. Amarilli Nizza è il soprano scelto per Margherita.

Le proiezioni dello sfondo riprendono i bozzetti originali di Camillo Parravicini mai adoperati prima per intero, afferma il regista Crivelli in conferenza stampa: nonostante sia stampato sul programma dell’Opera che il 21 luglio del 1955 ed il 27 luglio del 1961 il Teatro dell’Opera in sessione estiva alle Terme di Caracalla riporti come scenografo proprio Parravicini. Il dubbio regna sovrano.

Aldilà di ciò, il primo atto di Mefistofele ripreso dal Faust di Goethe (ovvero da Marlowe, il primo Mefistofele in assoluto e di ben più forte carica eversiva, utile per un confronto diretto, il Doctor Faustus del 1592 alle stampe due anni dopo), inizia con Anastassov-Mefistofele ben visibile in cima a quella che sembra la prua di una nave e poi riconosciamo come l’interno del Duomo di Milano, dove si svolse la prima assoluta al Teatro alla Scala il 5 marzo 1868, di ben sei ore, tagliata sette anni dopo e finalmente con successo presentata a Bologna. Il Mefistofele di Anastassov si presenta proprio come un seduttore, nei toni bassi e vibranti, sempre irrorato da luci rosse mentre le verdi si accendono con Faust, non appena gli sottrae un libro, la Bibbia, emblema anch'esso di quella conoscenza per cui stringerà il patto. Come canta Stuart Mill-Faust:L’anima in cambio di un’illusione”, che lo condurrà prima a conoscere la pura (e non troppo casta) Margherita-Amarilli Nizza, non propriamente un soprano da notare, e poi, sullo sfondo di un tempio greco, la stessa soprano nella parte di Elena di Troia, esattamente come vuole la storia.

La coreografia prevista per il sabba è ripresa per intero da Gillian Whittingham ed i costumi sono di Anna Biagiotti: le streghe sono vestite da sedicenti gothic ladies ed i ballerini da dark, che ballando intorno a Mefistofele inneggiano concupiscenti al baccanale. Probabilmente l’opinione anacronistica che basta vestirsi di nero ed essere un po’ weird, ovvero non omologati, nei gusti per essere dei diavoli e delle streghe ha preso un po’ la mano, è evidente soprattutto nella scena finale che è a dir poco ridicola: ballerini vestiti da sedicenti protagonisti di Arancia meccanica (A Clockwork Orange, di Stanley Kubrick, 1971) in nero con bombetta, nell’apoteosi della danza si tolgono la bombetta mostrando una folta capigliatura rosa-fluo e riccia da chiari estimatori di heavy metal.

I cori tutti, quello dell’Opera e le Voci Bianche di Cherubini, Chorus Mysticus e Falangi celesti, rimasti per quasi tutti gli atti seduti a guardare – e a cantare – hanno dato una prova eccelsa insieme all’Orchestra: un plauso a Josè Maria Sciutto, direttore del Coro di Voci Bianche di Roma dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera per serietà ed efficacia nell’esecuzione ed interpretazione. Anastassov si espone ad un’interpretazione variabile: meglio il secondo e terzo atto e nessun confronto con le versioni inossidabili di Rubén Amoretti e lo straordinario Samuerl Ramey. Il Faust di Neill invece, dopo una commoventeDai campi dai prati che inonda la notte” del primo atto, si mantiene nella media ma senza una particolare personalità. Si auspicano spettacoli nuovi e con nuove leve, anche dall’estero importate.

Merita il Mefistofele di Boito una pur breve disamina per il suo testo, assolutamente superiore per scrittura alla musica: è difatti il libretto che racchiude in questo gruppo di versi il pensiero di Boito (ed in parte degli Scapigliati) sull’uomo proprio attraverso Mefsitofele, che invece dei precedenti Faust letterari dà il titolo all’opera. Addentriamoci nel passaggio più esplicativo di tutti:

Son lo spirito che nega
sempre, tutto; l'astro, il fior.
Il mio ghigno e la mia bega
turban gli ozi al creator.
Voglio il nulla e del creato
la ruina universal.
È atmosfera mia vital
ciò che chiamasi peccato,
morte e mal!

Rido e avvento ~ questa sillaba:
«No.»

Mefistofele in quanto negazione del bene è e rappresenta Faust, che per il desiderio di conoscenza ha siglato un patto che ha in comune con il protagonista dell’Inno a Satana di Carducci, e come scopo e principio l'unità tra mente e spirito di matrice nietzschiana, travisato anche dai più colti ed il cui fulgido emblema è il superuomo. Il Superuomo è l’Oltreuomo, colui che supera sé stesso in quanto mezzo per condurre l’uomo all’unità dell’essere, di ragione e di senso, ed è per questo che Nietzsche ha scritto “L’Anticristo”: il cristianesimo per il filosofo tedesco è limitativo anche moralmente per l’uomo, impedendogli di lottare concretamente per il raggiungimento delle sue virtù, in quanto il male scaturisce pienamente dalla lotta tra le virtù e questa battaglia per la virtù ottempera anche la morte dell’uomo pur di garantire il suo raggiungimento.

Boito, attestando l’autonomia del male attraverso Mefistofele e dicendo che lui è: “Una parte vivente di quella forza che perpetuamente pensa il male e fa il bene.” Lo avvicina propriamente alla parabola di Nietzsche e alla sua lotta dell’uomo per superare sé stesso. Boito è in realtà molto più vicino a Nietzsche di quanto non lo sia a Wagner – con cui condivide invece dei tratti anarchici – e alla sua musica, essendo quella di Boito essenzialmente legata ai canoni tradizionalmente italiani.

Pubblicato in: 
GN11 Anno II 3 aprile 2010
Scheda
Titolo completo: 

Mefistofele

Musica e libretto di Arrigo Boito

Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo
Teatro dell'Opera di Roma dal 16 al 23 marzo 2010
Spettacolo del 18 marzo 2010

Maestro concertatore e Direttore Renato Palumbo    
Maestro del Coro Andrea Giorgi    
Regia Filippo Crivelli    
Impianto scenico Andrea Miglio    
Costumi Anna Biagiotti    
Video Michele Della Cioppa    
Coreografia Gillian Whittingham    
Disegno luci Agostino Angelini    
  
Interpreti

Mefistofele  Orlin Anastassov (16, 18, 20, 23) / Francesco Palmieri (17, 19, 21)    
Faust   Stuart Neill (16, 18, 20, 21, 23) / Walter Fraccaro (17, 19)    
Margherita   Amarilli Nizza (16, 18, 20, 23) / Teresa Romano (17, 19, 21)    
Marta   Chiara Chialli (16, 18, 20) / Letizia Del Magro (17, 19, 21, 23)    
Wagner Amedeo Moretti
Elena   Amarilli Nizza (16, 18, 20, 23) / Anda-Louise Bogza (17, 19, 21)    
Pantalis Chiara Chialli (16, 18, 20) / Letizia Del Magro (17, 19, 21, 23)    
Neréo  Maurizio Rossi (16, 18, 20, 23) / Luca Battagello (17, 19, 21)    

Orchestra, Coro e corpo di ballo del Teatro dell'Opera
con la partecipazione del Coro di Voci Bianche di Roma dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Josè Maria Sciutto

Nuovo allestimento ispirato ai bozzetti originali di Camillo Parravicini