In memoriam Michael Cimino. Il restauro de I cancelli del cielo

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
Heaven's Gate in versione integrale e restaurata

Quasi trentasei anni dopo dalla sua prima uscita nelle sale cinematografiche americane, uno dei film dalla vicenda produttiva e distributiva più controversa della storia del cinema può essere finalmente apprezzato dagli spettatori in versione integrale e restaurata, distribuita dalla Cineteca di Bologna. Si tratta di I cancelli del cielo (Heaven's Gate) sceneggiato e diretto da Michael Cimino, scomparso lo scorso luglio e omaggiato con il recupero dell'opera che ne ha compromesso la carriera: un progetto di respiro epico che, ideato dal regista già prima del proprio debutto dietro la macchina da presa con Una calibro 20 per lo specialista, ha incontrato un'accoglienza fortemente negativa, al punto da aver subito tagli considerevoli rispetto alla versione originale già nei mesi successivi alle prime proiezioni pubbliche negli Stati Uniti.

Se con Il cacciatore del 1978 il regista italoamericano riceve i favori del pubblico, della critica e numerosi riconoscimenti dell'Academy, I cancelli del cielo, su cui Cimino investe tempo ed energie superando considerevolmente il budget affidatogli dalla United Artist, rappresenta un forte colpo per la sua carriera oltre che per la casa di produzione, la quale reagisce facendo circolare una versione decurtata di più di un'ora.
La pesante stroncatura riservata al film e il relativo insuccesso commerciale ne segna, quindi, il destino distributivo fino agli ultimi anni, poiché solo a partire dal restauro compiuto nel 2012 da Criterion Collection e seguito in prima persona dal regista è stato possibile vedere la versione director's cut di 216 minuti, presentata durante la 69° Edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia ma solo oggi distribuita nei circuiti pubblici.

Il film è incentrato sulla vicenda romanzata della tragica guerra della contea di Johnson, avvenuta negli anni novanta dell'Ottocento nel Wyoming, quando i grandi allevatori della regione riuniti in un'associazione e guidati da Frank Canton stabiliscono – grazie ad alcuni appoggi a Washington – di intraprendere un'offensiva contro una lunga lista di fuorilegge che si erano impadroniti di appezzamenti di terreno o di capi di bestiame in loro possesso. Tale azione violenta viene condotta in realtà per colpire principalmente vecchi e nuovi coloni immigrati nell'ovest da diverse parti d'Europa, i cui piccoli possedimenti, nella maggior parte dei casi, erano stati comprati per alte somme di denaro o ricevuti direttamente dal governo: nel contesto del crescente aumento della popolazione locale, questi piccoli proprietari terrieri – solo talvolta realmente colpevoli di furti – vengono sentiti come una potenziale minaccia dai ceti più alti, che per mantenere una posizione di predominio assoldano duecento mercenari senza scrupoli. Contro di essi un numeroso gruppo di coloni armati tenta di rispondere all'offensiva ingaggiando una battaglia sanguinosa nella vallata alla periferia del paese, a cui mette fine l'arrivo dell'esercito degli Stati Uniti.

Cimino pone al centro della vicenda i personaggi significativi che vissero realmente il contesto della guerra della contea di Johnson, rielaborandone in modo romanzesco i ruoli al punto da renderli figure quasi archetipiche. Il protagonista è James Averill (Kris Kristofferson) che, circa vent'anni dopo aver conseguito la laurea ad Harvard con l'amico Irvine (John Hurt), viene presentato nei panni del governatore della contea di Johnson, dove risiedevano proprio i coloni che l'associazione dei grandi proprietari terrieri intende colpire. Averill, pronto a difendere il diritto dei suoi cittadini, pochi giorni prima dell'attacco scoprirà che nella lista di nomi è presente anche quello della prostituta Ella Watson (Isabelle Huppert), amata sia da lui che dal vigilante degli allevatori Nathan Champion (Christopher Walken), il quale rifiuta, a costo della vita, di partecipare ad un'azione tanto ignobile.

Il film, attraverso un evento così tragico e sanguinoso, racconta in realtà la fine del mito della frontiera e delle promesse che questo sogno portava con sé per vecchi e nuovi coloni, con una potenza visiva in grado di eguagliare – e spesso di superare – quella de Il cacciatore, rispetto al quale instaura richiami narrativi – come dimostra il ritorno della dinamica sentimentale sviluppata su tre poli – e visuali, fortemente evocativi.
Ricostruirne la storia e l'impatto sul panorama cinematografico ad esso coevo significa anzitutto collocarlo nel contesto dei rinnovamenti rappresentati dalla New Hollywood degli anni '60-'70, animata da giovani registi i cui film si propongono spesso come recupero e rielaborazione di generi già consolidati, a cui si aggiunge una vena riflessiva che dai fatti della storia passata si indirizza verso il presente. In particolare, I cancelli del cielo di Michael Cimino pone al centro della vicenda uno dei momenti più oscuri della storia degli Stati Uniti, proprio nel contesto della sua fondazione, che sembra rappresentare un antefatto storico, seppur romanzato, dell'analisi della violenza contenuta implicitamente nei film incentrati sulla guerra del Vietnam, ma soprattutto sui suoi effetti concreti e psicologici: emblematici, in tal senso, dello sconvolgimento della coscienza americana i capolavori Apocalypse Now di Coppola, Taxi driver di Scorsese e Il cacciatore dello stesso Cimino.

Nella sua versione integrale e restaurata – che merita certamente di essere vista – I cancelli del cielo appare oggi una pellicola che, dichiarando apertamente una dimensione epica e una certa lettura della storia, è contraddistinta da una grande cura per la realizzazione visiva di singoli momenti che scandiscono la storia dei personaggi e del lontano ovest. In linea con i nuovi caratteri del genere, secondo modalità inaugurate dal western all'italiana, Cimino mette in scena figure antieroiche dando loro una risonanza epica attraverso un gusto artistico per la composizione di inquadrature che cristallizzano istanti indimenticabili in cui è già inscritta una tragedia imminente. Su tutte, in particolare, non possono che restare impresse le scene suggestive delle danze iniziali durante la celebrazione universitaria, dove il verde del prato è punteggiato dai colori degli abiti indossati dai neo-laureati e, ancor di più, la sequenza del ballo sui pattini ambientato nella pista circolare sotto il tendone che dà il titolo al film, in cui i movimenti della macchina da presa e dei personaggi sono accompagnati dal vivace suono del violinista.
Ancor più suggestivo è il motivo iconico dell'acqua. Nel contesto della sanguinosa battaglia finale, infatti, la porzione del lago nella parte bassa dell'inquadratura assume quasi naturalmente la funzione di specchio capovolto in cui si riflettono i momenti di passaggio nelle vicende degli uomini, tanto da assumere un aspetto lirico proprio come già era accaduto ne Il cacciatore per il protagonista Mike Vronsky al ritorno dalla guerra e ancora una volta circondato dalla maestosità della natura.

Pubblicato in: 
GN39 Anno VIII 16 settembre 2016
Scheda
Titolo completo: 

I cancelli del cielo (Heaven's Gate)

REGIA: Michael Cimino
SCENEGGIATURA: Michael Cimino
ATTORI: Kris Kristofferson, Christopher Walken, John Hurt, Sam Waterston, Brad Dourif, Isabelle Huppert, Joseph Cotten, Jeff Bridges, Ronnie Hawkins, Mickey Rourke, Mary Catherine Wright, Terry O'Quinn, Jack Conley, Paul Koslo, Anna Levine, Richard Masur, Geoffrey Lewis, Willem Dafoe, Roseanne Vela, Margaret Benczak

Prima uscita nelle sale cinematografiche americane: novembre 1980.

Proiettato nelle sale cinematografiche italiane in versione integrale e restaurata dal 25 agosto 2016.

MONTAGGIO: Lisa Fruchtman, Gerald B. Greenberg, William H. Reynolds, Tom Rolf
FOTOGRAFIA: Vilmos Zsigmond
MUSICHE: David Mansfield
PRODUZIONE: PARTISAN PRODUCTIONS, UNITED ARTISTS
DISTRIBUZIONE: UNITED ARTISTS EUROPA (1981) - WARNER HOME VIDEO, MGM HOME ENTERTAINMENT (GLI SCUDI), DVD: 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT ITALIA
PAESE: USA 1980
GENERE: Western
DURATA: 80 Min.
FORMATO: Colore – Cinemascope