Montefoschi. La malinconica bellezza della solitudo

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
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In un suo saggio Franco Marcoaldi in passato ha scritto che per capire le grandi narrazioni del Ventesimo secolo è necessario collocarle nel genere letterario dell'autobiografia intellettuale dissimulata. Questo per dire che la letteratura moderna è intessuta e basata su elementi autobiografici, che si riflettono con diverse rifrazioni poetiche nelle pagine degli scrittori del nostro tempo. Questo giudizio critico di Marcoaldi è riaffiorato nella mia mente dopo avere letto il libro di Giorgio Montefoschi, scrittore e critico letterario, pubblicato dalla Bompiani con il titolo La fragile bellezza del giorno.

Nella prima parte di questo romanzo compare il personaggio principale, Ernesto, la cui personalità di intellettuale e borghese è delineata nel libro in modo magistrale. Ernesto vive nel raffinato ed elegante  quartiere Parioli  di Roma ed è rimasto vedovo da poco tempo. Sua moglie Carla, che ha amato nel corso della sua vita, è morta improvvisamente.

Nel libro Ernesto viene presentato come uno scrittore di successo che, essendo rimasto da solo, vive una condizione esistenziale dolorosa e malinconica. Ernesto  ha due figli, Paolo e Guido, oramai adulti, che sono sposati e vivono per conto loro. Ernesto si ritrova con i nipoti ed i suoi figli nella casa di Sermoneta, un'abitazione estiva situata vicino a Sabaudia ed al Circeo. Proprio in questa casa, per elaborare il lutto provocato dalla scomparsa di sua moglie, Ernesto decide di vivere da solo per un anno intero.

Sono affascinanti e di sorprendente bellezza le pagine del libro che descrivono la campagna romana ed il promontorio del Circeo, nei pressi del quale si trova la villa estiva in cui si è rifugiato Ernesto. Rientrato a Roma nella sua casa di Viale Liegi, Ernesto, dopo avere sospeso l’attività della scrittura creativa, decide di rileggere L’Uomo Senza Qualità di Musil. In particolare Ernesto si sofferma sul capitolo in cui viene mostrato il muro invalicabile che separa Clarisse da Walter, l’uomo che ha sposato. Sopraffatta da una inquietudine che non riesce a dominare, Clarisse cede al trasporto interiore e va a trovare Ulrich, l’uomo di cui si è innamorata.

Nella vita di suo figlio Guido sta avvenendo un cambiamento. Ernesto percepisce che il matrimonio tra suo figlio e Cristina è in procinto di naufragare. Proprio Cristina, che è infelice per la crisi del suo matrimonio, presenta ad Ernesto una donna affascinante e bellissima, il cui nome è Claudia. Costei è la proprietaria di una galleria d’arte che si trova in via Margutta. Ernesto partecipa al vernissage di una mostra di un giovane pittore e si innamora, dopo avere sperimentato la solitudine ed il dolore, di Claudia.

Queste vicende sentimentali e gli stati interiori dei personaggi vengono da Montefoschi rappresentati sullo sfondo di una Roma evocata con immagini di rara bellezza poetica, che si possono ritrovare soltanto nei libri di Alberto Moravia. Ernesto, pur essendo innamorato ed attratto da Claudia, è interiormente tormentato da un senso di colpa. Infatti di notte gli accade di rifare un sogno in cui compare sua moglie Carla, che rimane seduta in salotto nella casa di viale Liegi, silenziosa e in preda all'afasia, mentre lui cerca di scrivere un nuovo libro.

Per liberarsi dal fardello del senso di colpa, provocato dalla convinzione interiore che amando Claudia sta tradendo Carla, la moglie scomparsa, Ernesto trascrive il sogno e lo inserisce nella trama del suo nuovo libro. Infatti la sua nuova fatica di scrittore trae spunto dalla storia d’amore  che Ernesto sta vivendo sulla soglia dei sessant'anni con Claudia. In questa parta della narrazione è inevitabile meditare sul fatto che ogni scrittore per rappresentare il reale ed il mondo deve trarre spunto sia dal suo ambiente sociale, che conosce bene, sia dalle sue vicende personali, che vive in prima persona.

Nella terza parte del libro si verifica una svolta, che muta radicalmente lo sviluppo della vicenda raccontata da Montefoschi. Infatti in questa parte della narrazione, quella in cui vengono descritte le famose intermittenze del cuore umano e la natura misteriosa ed inafferrabile dei nostri sentimenti, Ernesto recupera dal passato la sua storia d’amore, che ha vissuto con la moglie Carla per un lungo periodo di tempo. Il lettore ha la possibilità di  sapere dove si sono conosciuti Carla ed Ernesto.

Vi sono descrizioni memorabili della loro vita coniugale, compresi i momenti in cui Ernesto, sopraffatto da una inquietudine esistenziale, dubitava della solidità del suo matrimonio ed era incapace di scrivere i suoi libri. Proprio in una conversazione che ha con sua moglie Carla, alla quale chiede se lo ama, compare un pensiero molto profondo, secondo il quale non esiste la certezza che un matrimonio possa durare per sempre, poiché i sentimenti umani sono per la loro intima essenza imprevedibili e mutevoli. In questa parte del libro è facile notare la somiglianza tra la scrittura di Monetfoschi, capace di rischiarare i moti del cuore umano, e quella di Jane Austen, che nei suoi libri e  capolavori ha indagato il tema dell’amore in ogni sua sfaccettatura.

Sotto il profilo letterario è indimenticabile la descrizione della visita che Ernesto in compagnia di Carla  e dei suoi figli compie nella villa dell’imperatore Adriano a Tivoli, della quale nel libro vi è un'immagine nitida e bellissima che incanta il lettore. In questa parte della narrazione, in cui, alla stregua di Marcel Proust, Ernesto recupera il suo passato, si avverte e percepisce il peso incombente del tempo, che scorre inesorabile e di cui siamo prigionieri.

Proprio in un giorno con il cielo inondato da una luce intensa, che preannunciava bel tempo, nella casa di Sermoneta Carla avverte il malore che precede la sua morte. Prima di scomparire, in un dialogo filosofico che ha con suo marito, Carla osserva che la nostra vita è breve e provvisoria, essendo legata ad un filo sottile, che si può spezzare in qualsiasi momento.

Nella parte finale del libro, Ernesto pensa che lui ha amato Carla nella sua vita, poiché le loro anime erano unite prima di venire al mondo. In questo punto decisivo del libro, Montefoschi richiama il grande dialogo sull’amore Il Simposio, di cui è autore Platone. Un libro coinvolgente ed emozionante.  

Pubblicato in: 
GN22 Anno VI Numero doppio 10-17 aprile 2014
Scheda
Autore: 
Giorgio Montefoschi
Titolo completo: 

La fragile bellezza del giorno, Milano, Bompiani, 2014

Pagine 224, Prezzo: 17,00 euro