Musei Vaticani. Il restauro dei carri della tomba Regolini-Galassi

Articolo di: 
Daniela Puggioni
I carri restaurati della tomba Regolini-Galassi (musei vaticani)

La principesca tomba etrusca Regolini-Galassi è tornata protagonista con il restauro dei carri , dopo la presentazione dell’installazione di realtà virtuale elaborata nel Progetto Etruscanning (in collaborazione con Allard Pierson Museum, Amsterdam, CNR – ITABC, Visual Dimension, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, CNR – ISMA).

In realtà le due cose sono collegate in quanto lo studio sulla tomba, che ha  reso il più possibile realistica e scientificamente corretta la visita virtuale, ha comportato una riconsiderazione sugli oggetti e la loro esatta collocazione. Il progetto, iniziato nel 2002, è frutto di una collaborazione fra il reparto per le Antichità Etrusco-Italiche dei Musei Vaticani, di cui è responsabile Maurizio Sannibale, e l'Istituto di studi sul Mediterraneo Antico del Cnr, diretto da Paola Santoro; Adriana Emiliozzi è la specialista nello studio dei veicoli etruschi, che ha diretto la ricostruzione dei carri.

Gli scavi effettuati, con regolare permesso nella necropoli del Sorbo a Cerveteri, dall’arciprete Alessandro Regolini e dal generale Vincenzo Galassi,  tra il 16 e il 24 aprile del 1836, non ebbero alcun criterio scientifico. L'attenzione dei due volenterosi e appassionati scopritori fu concentrata sulla ricchezza degli arredi senza guardare il contesto e la precisa collocazione degli oggetti rinvenuti, che fu ricostruita a posteriori sommariamente e con importanti contraddizioni.

La tomba Regolini-Galassi, appartenente al periodo Orientalizzante in Etruria ( 675-650 a.C.), è importantissima nella sua grandiosità, è un tumulo di 48 metri di diametro ma angusta negli spazi interni, in parte scavata nella roccia, in parte costruita con blocchi, è formata da un dromos (corridoio d’anticamera), una camera di fondo destinata alla sepoltura principale e a due ambienti minori, le cosiddette celle. L'ampliamento successivo l'ha salvata dai predatori attratti dalle tombe più recenti.

Il tesoro trovato ha un valore ineguagliabile: letto funebre in bronzo, gioielli di raffinatissima fattura, vasellame d’argento e di bronzo, stoffe intessute di lamine d’oro decorate, fastosi arredi di uso rituale che ricordano il potere gentilizio e la pratica aristocratica del banchetto . Spiccano tra gli oggeti la straordinaria fibula da parata, il cosiddetto “pettorale”, i bracciali e la collana in oro e ambra realizzati con le più raffinate tecniche dell’oreficeria etrusca, a partire dalla granulazione, la lavorazione a sbalzo con punzoni e la realizzazione di fili e catenelle.

Gli aspetti formali legati al rituale funerario, gli elementi simbolici che emergono dall’esame delle singole suppellettili, la loro associazione e disposizione, sono importanti per comprendere l'intero complesso cerimoniale che accompagnava nella vita, come nella morte, i principi etruschi. I carri, che per motivi di spazio furono collocati smontati, non attrassero l'attenzione, fu l’archeologo Luigi Canina, che pubblicò uno studio nel 1838, il primo a trattare da un punto di vista analitico la sepoltura e si accorse di un carro ma s'ingannò sulla datazione, collocandola prima della guerra di Troia, dodici secoli avanti Cristo.

Tra il 1907 e il 1912 si occupò della tomba il paletnologo Giovanni Pinza che individuò due carri: una biga e un monumentale carro a quattro ruote su cui collocò una sedia da parata, che pose in modo molto teatrale nel salone cinquecentesco che ancora oggi è occupato dai reperti della Tomba Regolini-Galassi. Nel ’47 Luigi Pareti si occupò del problema della ricostruzione e, ritenendola arbitraria, ridusse il tutto ad una biga, un carretto da trasporto per il letto funebre a quattro ruote e un un trono, separato dai carri, ornato in bronzo.

Un trono che  non è mai esistito ma le cui parti di bronzo appartengono ai carri pazientemente individuati e ricostruiti dal lungo e accurato lavoro di Adriana Emiliozzi con la sua equipe, che si sono avvalsi delle tecniche scientifiche più avanzate. Il risultato ottenuto è stata l'individuazione di tre carri. C'è un currus (biga) di tipo greco che permette l'affiancamento di due persone in piedi, usato dagli uomini per la caccia o la guerra, raro in ambito etrusco-italico e riconosciuto dai raggi delle ruote, dalla cassa grande per due persone, dalla forma  delle ringhiere e infine dal giogo che si apponeva al dorso e non al collo dei cavalli. 

Ci sono poi un carpentum (calesse) a due ruote usato dalle donne, in cui si viaggiava seduti ed era trainato da asini o muli, quindi più lento, e il carretto per il trasporto del letto funebre sempre a due ruote, in quanto non è mai esistito un carro a quattro ruote che  era inspiegabilmente privo dello snodo per lo sterzo. Le parti bronzee sono state collocate sulla ricostruzione in legno grezzo dei veicoli in modo che il visitatore abbia un idea di come era fatto il veicolo, senza l'aggiunta delle parti decorative e di raccordo in cuoio che nella ricostruzione virtuale invece sono presenti. Il restauro ha un grande valore scientifico e la ricostruzione è un'apprezzabile iniziativa che consentirà ai visitatori un occasione in più per avvicinarsi al misterioso mondo etrusco.  

Pubblicato in: 
GN33 Anno V 25 giugno 2013
Scheda
Titolo completo: 

Musei Vaticani - Restauro dei carri della Tomba Regolini-Galassi

18 giugno 2013 Sala Conferenze

I Musei Vaticani in collaborazione con il CNR-ISMA presentano il seminario «La tomba Regolini Galassi. I carri restaurati e ricostruiti», il 18 giugno 2013 presso la sala conferenze dei Musei Vaticani. Durante il seminario saranno illustrate le attività di studio e restauro che hanno interessato i resti dei carri rinvenuti nella tomba etrusca Regolini-Galassi e che hanno portato all'attuale interpretazione, esposta nelle sale del Museo Gregoriano Etrusco.