Museo Barracco. All’ombra delle piramidi

Articolo di: 
Nica Fiori
Stele di Nefer

All’ombra delle piramidi. La mastaba del dignitario Nefer” è l’affascinante titolo di una piccola ma interessante mostra che il Museo Barracco dedica dal 30 dicembre 2016 al 28 maggio 2017 alla “stele della falsa porta di Nefer”, la prima opera della raccolta egizia di Giovanni Barracco, da lui acquistata a Parigi nel 1868, quando vennero messi all’asta i pezzi della collezione di Napoléon-Joseph-Charles-Paul Bonaparte, detto Plon Plon, figlio di Girolamo, fratello minore di Napoleone I. 

Il titolo, d’ispirazione cinematografica, può sembrare di fantasia, ma effettivamente si tratta della ricostruzione della piccola cappella funeraria di una mastaba (edificio sepolcrale troncopiramidale tipico dell’Antico Regno), rinvenuta nel cimitero reale presso la grande piramide di Cheope. Questa mastaba era la tomba dell’importante dignitario Nefer, soprintendente di tutti gli scribi del re, soprintendente dei magazzini delle provviste e della “casa delle armi”, vissuto in Egitto ai tempi della IV Dinastia (2575-2465 a.C.), quella dei faraoni costruttori delle piramidi di Giza. La cappella funeraria era rivestita di rilievi, che sono ora dispersi in diversi musei europei e americani (Louvre di Parigi, Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, Museo di Birmingham, University of Pennsylvania, Museo di Philadelphia, Museum of Fine Arts di Boston) e riprodotti per immagini all’interno della ricostruzione in dimensioni reali nella loggia esterna del primo piano del Museo.

Ricordiamo che il museo, collocato nell’elegante palazzina rinascimentale detta Farnesina ai Baullari (all’angolo con Corso Vittorio), trae il proprio nome dal barone Giovanni Barracco (1829-1914), un parlamentare che, essendo appassionato di archeologia, mise su una prestigiosa collezione scultorea (soprattutto ritratti) negli ultimi decenni dell’Ottocento, per donarla poi al Comune di Roma nel 1904. Piccolo di dimensioni, ma non d’importanza, il Barracco è considerato un vero gioiello sia dal punto di vista architettonico (l’edificio è di Antonio da Sangallo il Giovane e sorge su un’antica casa romana), sia da quello artistico, con 380 opere straordinarie che vanno dall’arte egizia, a quelle assira, cipriota, fenicia, etrusca, greca e romana, per terminare con alcuni pezzi medievali, come il mosaico dell’Ecclesia Romana (XII secolo), proveniente dall’antica Basilica di San Pietro.

Nell’ambito della mostra è possibile immergersi, grazie a una serie di immagini d’epoca, nell’atmosfera delle scoperte archeologiche ottocentesche seguite alla campagna napoleonica in Egitto (1798-1801), che determinò in Francia, e poi in tutta Europa, il gusto per l’égyptiennerie. Il re Federico Guglielmo IV di Prussia finanziò nel 1842 una spedizione in Egitto e in Nubia condotta per tre anni da Richard Lepsius, che portò alla pubblicazione di una sua colossale opera letteraria con preziose tavole (Denkmaeler aus Aegypten und Aethiopien, Berlino 1849-1856), della quale è esposto in mostra un gigantesco volume. Anche il principe Napoléon aveva progettato, per il 1858, un viaggio in Egitto, sulle orme del celebre omonimo zio.

Per accogliere degnamente l’illustre ospite, il governatore d’Egitto, Said Pacha, aveva organizzato preventivamente una serie di scavi in modo che il principe potesse provare il piacere della “scoperta” dei tesori dell’Egitto faraonico che emergevano, come per incanto, dalla sabbia del deserto. Le campagne di scavo furono dirette dal grande egittologo Auguste Mariette (soprintendente del Louvre e fondatore del Museo Egizio del Cairo), che riuscì ad aprire ben 35 cantieri di scavo.

Il viaggio del principe francese fu annullato, ma egli ricevette comunque in dono dal pascià una serie di opere egizie, tra cui la stele di Nefer, che sistemò all’interno della Maison Pompéienne, la sua sontuosa casa parigina ispirata alle domus di Pompei (purtroppo demolita nel 1891). La stele del Museo Barracco (in calcare) rappresenta Nefer seduto su un seggio dalle zampe di toro. La figura è raffigurata con il volto di profilo, secondo le consuetudini della scultura egizia. Indossa un corto gonnellino e ha in testa la caratteristica parrucca quadrettata. Davanti al personaggio è la tavola delle offerte e il resto del rilievo è occupato da una fitta iscrizione geroglifica recante i titoli del personaggio e l’elenco degli svariati beni che dovevano accompagnare il defunto nell’aldilà.

La stele era collocata al di sopra della "falsa porta", l’elemento architettonico che costituisce il limite di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, riproduzione di una porta domestica destinata a consentire all’anima del defunto (Ka) di comunicare con i parenti che portavano offerte. Negli altri rilievi, che in mostra vediamo solo in immagini fotografiche e in disegni ricostruttivi, Nefer è rappresentato in diverse forme, da solo o insieme alla moglie Wenankhes. Altri pezzi del museo sono relativi a tombe dell’Antico Regno, come il rilievo parietale della tomba di Akhethotep (IV dinastia, 2640-2520 a.C.), pure proveniente da una mastaba di Giza, mentre la stele di Keti in calcare dipinto è databile al Medio Regno (XII dinastia, 1938-1759 a.C.). Sono opere di indubbio fascino di quell’arte egizia che il barone Barracco prediligeva, in quanto la riteneva “più calma, più elegante, più ideale”.

Pubblicato in: 
GN11 Anno IX 13 gennaio 2016
Scheda
Titolo completo: 

All’ombra delle piramidi. La mastaba del dignitario Nefer
Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco

Corso Vittorio Emanuele 166/A

Ottobre – maggio: da martedì a domenica ore 10 – 16 (ingresso consentito fino alle 15.30)

ingresso gratuito

Giorni di chiusura: lunedì, 1 maggio 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)