Nel guscio. Ian McEwan e la realtà sub specie foeti

Articolo di: 
Teo Orlando
McEwan

Nell'ambito di Libri come. Festival del libro e della lettura, che si è svolto dal 13 al 19 marzo 2017 presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma, il grande scrittore britannico Ian McEwan ha presentato il suo nuovo romanzo (il diciassettesimo), Nel guscio (titolo originale: Nutshell), tradotto come ormai di consueto da Susanna Basso per i tipi di Einaudi. La presentazione è avvenuta nella forma di un'intervista a cura di Marino Sinibaldi, accompagnata da una breve lettura dalle pagine del libro effettuata dallo stesso autore, e da una lettura più lunga affidata all'attore Fabrizio Gifuni, in lingua italiana.

La lettura di Gifuni, espressiva e scandita con efficacia, ci mette a contatto con l'incipit del libro, ossia con le prime cinque pagine, che ci presentano la singolare situazione del "protagonista":

"Dunque eccomi qui, a testa in giú in una donna. Braccia pazientemente conserte ad aspettare, aspettare e chiedermi dentro chi sono, dentro che guaio mi sto per cacciare. Mi si chiudono gli occhi di nostalgia al ricordo di quando fluttuavo libero nel mio sacco opalescente, a spasso dentro la bolla sognante dei miei pensieri, tra capriole al ralenti in un oceano privato, e delicate carambole contro i confini trasparenti della mia prigione, quella membrana sicura che, pur attutendole, vibrava insieme alle voci di cospiratori intenti a una macchinazione odiosa. Succedeva nella spensierata stagione della mia giovinezza. A questo punto, ormai completamente capovolto, con le ginocchia schiacciate al petto e senza alcun margine di movimento, non ho soltanto la testa impegnata ma anche tutti i pensieri. Non ho piú scelta, un orecchio è premuto giorno e notte contro le pareti irrorate di sangue. Ascolto, prendo appunti mentali, e mi preoccupo. Tra le lenzuola sento discorsi efferati e mi agghiaccia il terrore di quel che mi aspetta, di quel che potrebbe compromettermi".

Come esergo del libro, figura una citazione dall'Amleto di Shakespeare, da cui deriva il titolo: "Potrei anche essere confinato in un guscio di noce e sentirmi il re di uno spazio infinito – se non fosse la compagnia di brutti sogni" ("O God, I could be bounded in a nutshell and count myself a king of infinite space, were it not that I have bad dreams", Hamlet: Act 2, Scene 2). E qui McEwan prende pressoché alla lettera il Grande Bardo, perché il protagonista è realmente confinato a testa in giù in un particolare guscio, ossia l'utero materno: si tratta di un feto, a cui non mancano i brutti sogni, anzi gli eventi del "mondo esterno" a cui è suo malgrado costretto ad assistere, dato che il destino gli ha assegnato in sorte una madre e uno zio che stanno trasformandosi in crudeli assassini.

In effetti, la gravidanza della madre, Trudy, sta arrivando al termine, ma non sarà un evento accompagnato da un clima di serenità: ad attendere il nascituro non sarà infatti il legittimo padre e marito di Trudy, bensì il cognato, ossia Claude Cairncross, agente immobiliare tanto ricco quanto privo di scrupoli. Suo fratello, John Cairncross, è uomo di tutt'altra tempra: noto a pochi intimi come poeta di talento, dalle poche risorse economiche e innamorato follemente della moglie, ha avuto la ventura di aver ereditato un sontuoso, benchè decrepito, palazzo avito, che si affaccia su Hamilton Terrace (un po' metafora del castello di Kronborg, per continuare con le analogie shakespeariane).

E come nell'Amleto, sta forse per consumarsi un crimine familiare orrendo, che il feto, nelle insolite vesti di testimone/narratore, presagisce o meglio avverte grazie al senso dell'udito, che per ragioni fisiologiche è anzi l'unico senso di cui può disporre e che lo mette in contatto con il "mondo esterno", dall'interno (fisico e psicologico insieme, in una parola psicosomatico) del corpo materno. Come il principe di Danimarca, anche l'eroe insolito di questa altrettanto insolita detective story si rende conto, nei pochi giorni che lo separano dal coming-to-be, dal venire all'essere, al Dasein di esistenzialista memoria, che la vera salvezza dell'umanità sta nell'indecisione, nell'irresolutezza e nell'esitazione. 

Nell'intervista, lo scrittore, nativo di Aldershot, una cittadina a circa 70 chilometri da Londra, rievoca i suoi esordi con due raccolte di racconti, Fra le lenzuola e altri racconti, e Primo amore, ultimi riti, e due romanzi, Il giardino di cemento e Cortesie per gli ospiti, il cui successo fu favorito dall'empatia che i lettori riscontravano tra la loro psicologia e quella dei personaggi.

Nel libro presentato, McEwan mette in campo anche considerazioni di carattere politico: il feto, "scegliendo" di nascere sa che potrebbe abitare in un paese più o meno civile ed evoluto. Ed è singolare che nella gerarchia delle preferenze, al secondo posto dopo la Norvegia venga collocata l'Italia, verso cui McEwan ha sempre manifestato grande simpatia. Né ha mai nascosto la sua decisa avversione alla Brexit.

Nella conversazione con Sinibaldi, McEwan afferma che "senz’altro il mio personaggio è il più giovane che abbia mai scritto, il feto origlia le migliori conversazioni dei genitori, non è responsabile ed ha un punto di vista interessante sul sesso”. E aggiunge, quasi a ribadire la sua attenzione per le scienze, e per la neurofisiologia in particolare, che "le emozioni sono stati fisici:  il piccolino sente il battito cardiaco e i gorgoglii della madre; il feto sa sempre quali sono le reazioni anche le più nascoste”.

E conclude: "se c’è una cosa che so fare bene è non scrivere, mi piace quando finisco un romanzo che muoia, che i miei interessi cambino, vado in posti nuovi e la mia mente diventa diversa di un 3%. Quando poi mi rimetto a lavorare a un nuovo libro mi piace sentire come se fosse il mio primo libro, come se avessi di nuovo 22 anni. Scrivere è un piacere, ho parlato con tanti amici scrittori e siamo giunti alla conclusione: come fanno a campare gli altri senza scrivere?”. 

Pubblicato in: 
GN21 Anno IX 24 marzo 2017
Scheda
Titolo completo: 

Fondazione Musica per Roma

Ian McEwan

Libri Come. Festival del libro e della lettura
18 marzo 2017

Presenta Marino Sinibaldi
Letture di Fabrizio Gifuni