Nemesi di Philip Roth. L'aspro enigma di Dio

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Nemesi

I libri di Philip Roth, uno dei maggiori scrittori del nostro tempo, per la profondità dei temi e delle questioni esistenziali che affrontano, lasciano il lettore incantato e favorevolmente impressionato. Nel suo ultimo libro, il cui titolo è Nemesi edito in Italia dalla Einaudi, Roth racconta una storia tragica e terribile. In una cittadina del New Jersey, a Newark, imperversa una epidemia, dovuta alla diffusione del virus della Polio, che miete vittime, soprattutto fra i bambini e gli adolescenti.

Bucky Cantor è un giovane professore di educazione fisica, appena laureato, che decide, durante l’estate del 1944, di lavorare in un campo estivo della scuola del quartiere in cui ha sempre vissuto. Bucky, a differenza dei suoi amici e compagni di studio, non ha potuto partecipare ai combattimenti in Europa contro i Nazisti, poiché è stato escluso dall’esercito per i suoi problemi di vista. Per questo motivo prova una grande sofferenza interiore, acuita dalla circostanza di non avere potuto seguire i consigli del nonno che, essendo ebreo ed avendo conosciuto la violenza dell’antisemitismo, gli ha instillato nell’animo l’ideale del coraggio e la determinazione a farsi valere, in quanto uomo libero ed indipendente. Infatti Bucky Cantor ha perduto la madre al momento della nascita ed è stato educato dai nonni, senza mai avere avuto rapporti affettivi con il padre, un uomo spregiudicato e irresponsabile.

Al campo giochi Bucky assiste impotente ed in preda al terrore alla perdita di alcuni suoi allievi, che si ammalano e muoiono improvvisamente a causa della polio. Per questo inizia a maturare una visione negativa della divinità, ponendosi l’angosciante e inquietante interrogativo sul perché Dio possa consentire che una malattia incurabile strappi alla comunità ed alle famiglia dei bambini, simbolo della innocenza e della purezza umana.

Nelle pagine del libro il tormento interiore vissuto da Bucky , mentre la diffusione del virus della Polio fa precipitare l’intera comunità di Newark nell’angoscia e nella paura, è descritto con una profondità di analisi psicologica, che appare straordinaria ed impressionante. Ovviamente al centro del libro e della narrazione vi è l’impotenza umana di fronte ad eventi e situazioni che mettono a nudo la vulnerabilità della società umana ed i limiti della conoscenza scientifica.

Bucky, iniziando a provare un sentimento di estraneità verso un Dio che percepisce come crudele ed ingiusto, partecipa ai funerali dei suoi giovani allievi e, sempre più impaurito e preoccupato, medita di trasferirsi in un campo estivo di Indian Hill sulle vette del Pocono Mountains, dove si trova la sua fidanzata Marcia, a cui è legatissimo. Nel quartiere in cui vive e lavora a Weequahic di Newark, abitato dagli ebrei emigrati in America dall’Europa dell’Est, si presentano  alcuni teppisti, dichiarando di volere diffondere il virus della polio, per annientare la comunità ebraica. Di fronte a questa manifestazione di antisemitismo, Bucky difende i suoi allievi al campo giochi con il coraggio che il nonno gli ha trasmesso.

In seguito, anche se si rende conto di abbandonare in un momento difficile i suoi allievi del campo estivo, decide di andare a lavorare in montagna, per rivedere la sua amata fidanzata Marcia, da cui era stato invitato. Nel campo estivo situato in alta montagna, Bucky ha l’impressione che i bambini e gli adolescenti che lo affollano, per seguire le attività sportive che vi si svolgono, siano al riparo dal rischio della epidemia. In questo luogo, gestito da un signore che conosce la cultura degli Indiani, si imita e riproduce con i bambini e gli adolescenti il rituale con cui gli indiani esorcizzavano il male e la sventura.  

La Convinzione di Buck di essere al sicuro, in un posto in cui la natura mostra il suo aspetto salubre ed ameno, si rivela presto illusoria ed ingannevole, poiché proprio un adolescente, che dorme nella sua stessa capanna, si ammala di polio, facendo precipitare il campo ed i suoi responsabili nel terrore e nella paura. E’ straordinario il modo con cui Roth evoca l’atmosfera cupa e dolorosa che regna sovrana nella società americana del 1944, quando una malattia incurabile si diffonde, provocando la morte degli innocenti ed il dolore impotente dei genitori ed egli adulti.

Sullo sfondo della narrazione riecheggiano le notizie degli aspri combattimenti in Europa, con gli alleati che avanzano e sono in procinto di sconfiggere i nazisti. Bucky viene colpito dalla malattia, rinuncia alla sua fidanzata Marcia, è costretto a cambiare lavoro ed avrà una esistenza infelice e solitaria, senza conoscere la felicità umana.

Nella parte finale del libro Bucky incontra un suo ex allievo, divenuto, malgrado fosse stato colpito dalla malattia, un valido architetto, al quale confida di sentirsi responsabile, a distanza di anni, della morte dei suoi allievi, e di non nutrire nessuna fiducia in un Dio che, nel suo caso, si è dimostrato ingiusto e crudele ed indifferente. Proprio mentre dialoga con il suo ex allievo, Bucky afferma di considerarsi un enigma teologico, e di avere raggiunto la convinzione che Il Dio, adorato dalle religioni, è ostile ed indifferente verso la specie umana e verso il mondo. In questo caso, è evidente il riferimento alla concezione gnostica del divino, su cui tanto è stato scritto.

Questa conclusione del libro ha indotto alcuni ad avanzare l'interpretazione secondo cui Roth con questo romanzo abbia voluto riscrivere il libro di Giobbe, simbolo della sventura e della dannazione divina. In realtà, il libro mostra come spesso nella vita umana, in circostanze tragiche rispetto alle quali si è indifesi, il caso abbia un ruolo che appare difficile da comprendere e da decifrare. Questo libro conferma la validità del giudizio di Pietro Citati, secondo cui la letteratura occidentale è la continuazione della teologia classica. Un libro notevole e profondo.

Pubblicato in: 
GN6 Anno IV 12 dicembre 2011
Scheda
Autore: 
Philip Roth
Titolo completo: 

Nemesi
Einaudi - Supercoralli 2011
pp. VI - 186 - € 19,00
Traduzione di Norman Gobetti