Noir in festival 2012. Tulpa incorona Federico Zampaglione maestro del brivido

Articolo di: 
Stefano Coccia
Tulpa

Brividi ad alta quota. Tra le anteprime italiane di maggior prestigio ospitate quest’anno a Courmayer, per l’ormai tradizionale appuntamento con il Noir in Festival dal 10 al 16 dicembre 2012, vi era senz’altro Tulpa di Federico Zampaglione: attesissimo sia da coloro che avevano conservato un fondo di scetticismo, sia da quelli (e chi scrive è tra costoro) che avevano amato molto le precedenti incursioni nel cinema di genere dell’eclettico artista, già noto al grande pubblico per essere il cantante dei Tiromancino.

Alla prova del nove questo thriller così sadico, sanguinolento, feroce, si è rivelato una vera e propria bomba. Tale, insomma, da rivitalizzare quell’approccio genuino all’orrore e al mistero che aveva caratterizzato il cinema italiano nella stagione d’oro rappresentata, senza ombra di dubbio, dagli anni ’70 del secolo scorso, coi film dei vari Argento, Fulci, Lado, Martino.      

In realtà Tulpa aveva già beneficiato di una vetrina internazionale di tutto rispetto sul finire dell’estate scorsa, quando era stato presentato al londinese FrightFest, dove aveva suscitato accese discussioni. Pare infatti che il buon Zampaglione, con una certa accortezza, non sia rimasto insensibile ai rilievi posti in quell’occasione, rivedendo successivamente il montaggio dell’opera affinché risultasse più agile e di maggior impatto, nella sua dichiarata ricerca del tenebroso, dell’orrorifico. A conti fatti il gioco sembra essergli riuscito. Ben incastonato in location romane altamente evocative come quelle dell’EUR, Tulpa rappresenta in qualche modo la discesa della sua protagonista in un abisso fatto di trasgressioni e di pericoli costantemente in agguato; peraltro il personaggio in questione, Lisa, è stato portato sullo schermo col giusto mix di grinta e sensualità da una Claudia Gerini perfettamente calata nel ruolo.

L’avventura dai risvolti grandguignoleschi cui va incontro Lisa è anche la conseguenza di una doppia vita, di un non accontentarsi del grigiore sperimentato nel quotidiano: se di giorno questa giovane donna deve lottare col ruolo che occupa in una importante azienda, che le richiede di essere sempre all’erta e competitiva, il tempo libero la spinge invece in un club che è oscuro e affascinante tempio della trasgressione. Spregiudicati incontri sessuali e un’aura esoterica caratterizzano il luogo. In questo secondo aspetto, e cioè nella componente mistica legata al mondo orientale, sembra quasi di scorgere l’ombra del bellissimo Tears of Kali di Andreas Marschall, regista tedesco dal notevole talento che ci sentiamo di accostare a Zampaglione anche per la raffinatezza visiva nel citare i maestri italiani del genere, in primis Bava e Argento; se Tulpa è già un valido esempio della comune propensione a citare con spigliatezza le atmosfere e lo stile dei classici di qualche decennio fa, nel caso di Marschall è il recentissimo Masks ad offrire, in maniera persino più esaltante, determinate suggestioni.

Tornando a Tulpa, la tana in cui il personaggio della Gerini si reca per soddisfare le proprie fantasie erotiche è anche il terreno d’incontro col sinistro e ambiguo demiurgo, impersonato dallo stesso Nuot Arquint che aveva destato un’impressione così forte in Shadow. La sua presenza scenica e quella fisicità serpentina spiccano pure qui. Così come spicca e anzi si amplifica, rispetto allo Shadow poc’anzi citato, quella tendenza al sadismo e alla ferocia nel rappresentare gli omicidi che, complici make up ed effetti scenici davvero favolosi, danno vita (o per meglio dire morte) ad alcune sequenze destinate a diventare di culto: su tutte quella della giostra, l’incipit in chiave bondage e la scena dei topi, realmente da brividi. Ma è anche la scelta degli attori a far sì che il film, prodotto tra l’altro dalla IDF - Italian Dream Factory di Maria Grazia Cucinotta, regga come tensione: credibili le apparizioni di Michele Placido, di Ivan Franek, della sensuale Crisula Stafida e di una sorprendente Michela Cescon. Tali figure si agitano in una dimensione che è frutto anche della liminarità tra la luce e il buio, tra la normalità e il carattere decisamente “weird” di certi ambienti, tra l’impostazione fotografica fredda e algida delle scene che rappresentano la routine quotidiana e i cromatismi più accesi, conturbanti, violenti, con cui viene introdotto un mondo più seducente ma al tempo stesso pieno di insidie.             

Pubblicato in: 
GN7 Anno V 17 dicembre 2012
Scheda
Titolo completo: 

Noir Film Festival 10-16 dicembre 2012
La Giuria Internazionale per il cinema, composta da: Jennifer Lynch (Presidente), Santiago Amigorena, Pippo Delbono, Francesca Neri, Franziska Petri, attribuisce i seguenti premi:

Premio Cinema Valle D’Aosta - Leone Nero per il Miglior Film
Sightseers - Turisti di Ben Wheatley
«Questa intelligente commedia nera ci ha fatto vivere un’esperienza dark, inquietante e ironica, specchio spietato di una follia contemporanea, recitata con ironica maestria».

Premio Speciale della Giuria
38 témoins - 38 Witnesses di Lucas Belvaux
«Un’opera potente in cui, inaspettatamente, né il killer né la vittima sono protagonisti. È attraverso il silenzio dei 38 testimoni che, come in una tragedia greca, assistiamo alla rappresentazione delle debolezze e della forze umane».

Premio per la Migliore Interpretazione
a Estefanía de los Santos in Grupo 7 - Unit 7 di Alberto Rodríguez
«Siamo stati profondamente colpiti dal ritratto umano di questa donna in un mondo di violenza maschile, una diversa idea di ‘femme fatale’, in un’interpretazione in cui scompare  la linea di separazione tra persona e personaggio».

Il Premio del Pubblico - People’s Choice Award FoxCrime va a
Hypnotisören - The Hypnotist di Lasse Hallström

Il festival ha deciso inoltre, in un'edizione fortemente segnata dal ritorno del cinema italiano ai modi del genere, di consegnare una Menzione Speciale a Federico Zampaglione che con Tulpa ha saputo ritrovare il sapore e la tradizione di un'epoca d'oro, adeguando il suo stile al pubblico di oggi.

In occasione del XXII Courmayeur Noir in Festival, sono stati assegnati i seguenti premi collaterali:

Mouse d’Oro
Nato nel 2009 su idea di Hideout.it, il Mouse d'Oro è il premio della critica online che viene assegnato durante i principali festival cinematografici italiani. 74 tra le principali webzine di critica e giornalismo cinematografico votano giorno dopo giorno i film in concorso e non dei festival in cui lavorano, eleggendo alla fine il migliore, che si aggiudica il Mouse d'Oro. Quest'anno, per la seconda volta presente al Courmayeur Noir in Fesival, i giurati hanno espresso con i loro voti e hanno collegialmente e democraticamente, come da tradizione della Rete, decretato Juan de los muertos - Juan dei morti di Alejandro Brugués come il miglior film della kermesse.

Premio Cinecibo

Il premio, sotto la direzione artistica di Francesco Festuccia, va a Hitchcock di Sacha Gervasi. Il film, con Antony Hopkins, Helen Mirren e Scarlett Johansson ci riporta in primo piano la figura del grande maestro del thriller che con il cibo ha avuto un rapporto davvero speciale: sia per il gusto da gran gourmet che per la sua incontenibile 'voglia', testimoniata non solo da una scena del film, ma dalla sua abbondante silhouette diventata nel tempo inconfondibile marchio di fabbrica. Da Nodo alla gola del 1948 dove si pranza sul baule dentro cui è nascosta la vittima a Frenzy del 1972 dove si scherza acidamente sull'alta cucina e la polvere di patate addosso al sospettato che farà scoprire il colpevole, il cibo è sempre il giusto ingrediente nei suoi film