Opera a Caracalla. Mass, l'oratorio in Musical di Bernstein

Articolo di: 
Livia Bidoli
Mass

Per la prima volta Leonard Bernstein approda alle Terme di Carcalla, e con Mass, la sua messa in musica, una sorta di straordinario oratorio in forma di musical: e dopo due anni di Circo Massimo il Teatro dell'Opera di Roma torna nelle splendide vestigia romane di Caracalla, uno dei luoghi archeologicamente più suggestivi della Roma Eterna, la Capitale che si riappropria, attraverso uno dei fasti più compenetrativi – ovvero musica e poesia, questa è l'Opera –, della sua dimensione a lei più consona, di centro di aggregazione aulicamente culturale per eccellenza.

Rivedere lo sciame di persone che passeggiano tra le Termae, ammirando lo spettacolo di un passato glorioso che si manifesta tra i suoni eccelsi della musica, apre il cuore: il pubblico ha esaurito tutte le recite di Mass, a firma del compositore di musical che ha seguito il maestro Ira Gerschwin: Leonard Bernstein è il capostipite della nuova onda che parte dal celebre West Side Story, e che costruisce anche un nuovo paradigma politico che non si acquieta, anzi riverbera l'artista engagé del glorioso J'accuse di Émile Zola, a difesa di chi è discriminato, dal colore della pelle fino alle etnie, o da scelte politiche e religiose divergenti dallo status quo. Ed infatti Mass, questo grande oratorio in musical è stato scritto per uno dei presidenti assassinati sulla via di Damasco, prima che riuscisse a modificare l'assetto del mondo. Si parlò di complotto (da "plot" in inglese, trama) da parte della CIA non appena l'FBI cominciò ad investigare sull'assassinio del Presidente John Fitzgerald Kennedy, adducendo prove che Lee Oswald non avrebbe potuto assassinare il Presidente da solo: tutto per insabbiare le indagini, ed ancora oggi abbiamo un'unica certezza, l'omicidio di JFK è politico – questo anche Bernstein ci vuole dire rispondendo alla richiesta di Jacqueline Kennedy (che riporta il grande Oliver Stone mel suo film del 1991: JFK) che nel 1966 gli commissiona questa messa per l'inaugurazione del John F. Kennedy Center for the Performing Arts a Washington D.C. Ed al centro di Mass infatti abbiamo, come conferma il direttore d'orchestra uscito fuori dalla notissima scuola di musica in Venezuela ideata da Abbado ed Abreu "El Sistema", ovvero Diego Matheusz, il Dubbio: sulla religione prima di tutto, su Dio, sulla verità, sulla fede. Tutto questo propone Mass come riflessione e Damiano Michieletto alla regia riesce a dare proprio quest'impronta, riproducendo quei "Muri" che si costruiscono per difendersi e finiscono per offendere gli altri, l'Altro. In un'epoca in cui ci hanno imposto lontananze, dobbiamo riavvicinarci ed abbattere qualsiasi muro possibile, a cominciare da quelli concretamente storici che vengono riassunti nell'allestimento di cui Paolo Fantin firma le scene, semplice, chiaro, rilucente alla fine come in una rinascita.

Il dubbio è capostipite di una canzone o tropo, I Don't Know, una delle due scritte con Stephen Schwartz, l'altra è Easy, poichè il libretto è tutto suo, di Bernstein, con un "regalo" da parte di Paul Simon, con la song "Half the People". Ed i tropi configurano, molto chiaramente, i dialoghi e le invettive con o contro la dimensione umana della religione: abbiamo i Cori in scena ai lati, donne, uomini separati e i bambini, le Voci Bianche al centro, che quando intervengono in scena sono come un soffio di brezza mattutina: appianano, nonostante tutto, qualsiasi dissidio, come una manciata di fiori gettata su fuochi ardenti. 

Quest'opera tra teatro e musical di Bernstein, basata sulla Messa Cattolica Tridentina che nel 1971 vide la luce l'8 settembre con al baton Maurice Peress e le coreografie di Alvin Ailey nel Kennedy Center di Washington D.C., si insinua a due livelli: uno, quello liturgico, in latino; l'altro, quello profano, in inglese: l'uno però completa l'altro, poiché interviene il dialogo, seppure da querelle, tra i due "grandi attori" ovvero il Celebrante che Markus Werba interpreta in modo da non farci invidiare Alan Titus (il primo interprete) e che ha anche un fisico che ci ricorda tanto il Jesus Christ Superstar di Lloyd Webber, e quindi perfetto per la parte.

Un'altra parte fondamentale la giocano i costumi di Carla Teti che inventa delle maschere e dei completi oro molto Seventies per i cinici anti-teologia che avversano qualsiasi credo e fomentano i dissidi e la sfiducia in una forma di fede superiore, additando invece la musica rock come unico inno di fede. Alessandro Carletti per le luci e Filippo Rossi per i video coadiuvano coerentemente lo spettacolo, e una lode sperticata va inoltrata all'indirizzo del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato, nelle coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. Hanno saputo esaltare un'epoca, quella degli anni '70, che scivolava su balli di gruppo americani di una leggerezza soave, su cui si addestravano i ballerini di Grease e dell'epoca d'oro seguente degli Ottanta. In particolare Susanna Salvi, Michele Satriano, Massimiliano Rizzo e Valeria Scalisi tra tutti. Ampio merito va poi riconosciuto all'intero Coro diretto da Roberto Gabbiani con la partecipazione di “Fabbrica” Young Artist Program e della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma. Matheusz sul podio ha eseguito una performance eccezionale con l'Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma che regge perfettamente il confronto con i maestri del passato, anche recente.

Mass inizia in celebrazione, ha al suo centro la crocifissione del figlio di Dio come della religio stessa e termina con la Pace, che domina su tutto: con la reunion di tutti, i primi due giovani sposi divisi dal muro e i bambini con le coroncine di fiori sul palco. L'innocenza di un'anima che deve necessariamente librarsi al di sopra di sé stessa a cui tutto il pubblico si è unito in scroscianti applausi di condivisione.

Pubblicato in: 
GN36 Anno XIV 9 luglio 2022
Scheda
Titolo completo: 

Opera di Roma alla Terme di Caracalla
Stagione 2021/2022
dal primo al 5 luglio

Mass
Musica Leonard Bernstein
A Theatre Piece for Singers, Players and Dancers
testo di Leonard Bernstein versi e testi aggiuntivi di Stephen Schwartz

Prima rappresentazione assoluta, John F. Kennedy Center for the performing arts, Washington D.C., 8 settembre 1971
 
direttore Diego Matheuz
regia Damiano Michieletto

MAESTRO DEL CORO ROBERTO GABBIANI
COREOGRAFIA SASHA RIVA E SIMONE REPELE
SCENE PAOLO FANTIN
COSTUMI CARLA TETI
LUCI ALESSANDRO CARLETTI
VIDEO FILIPPO ROSSI

IL CELEBRANTE MARKUS WERBA