Opera di Roma. Aida, Cabiria e il Triangolo alchemico

Articolo di: 
Livia Bidoli
Aida 2023

L'Aida di Giuseppe Verdi, al Teatro dell'Opera di Roma è tornata fino a domenica 12 febbraio con un cast sia di nuove sia di tradizionali conoscenze: quindi un Gregory Kunde che è una garanzia nel ruolo di Radamès, eppure noi abbiamo scelto di seguire la nuova voce di Luciano Ganci che, possiamo dirlo da subito, ci è piaciuta assai. La sicura direzione di Michele Mariotti ha guidato l'Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma e nel ruolo di Aida la travolgente Krassimira Stoyanova, soprano bulgaro che l'ha portata dal Teatro Real alla Chicago Symphony Orchestra con Riccardo Muti. La regia di Davide Livermore, insieme ad un apparato scenico e proiettivo all'avanguardia si è occupato del nuovo allestimento prodotto dal Costanzi.

Rappresentata per la prima volta a Il Cairo il 24 dicembre del 1871 nel nuovo Teatro khediviale dell'Opera inaugurato nel 1869 con il Rigoletto, l'Aida venne alla luce su richiesta del Kedivé d'Egitto appunto, e dopo che Verdi fu invitato a scriverne tramite Camille du Locle su un soggetto originale di Auguste Mariette. La prima italiana avvenne alla Scala l'8 febbraio 1872 con Franco Faccio come direttore d'orchestra.

Aida, figlia del re etiope Amonasro, è catturata dagli Egizi che non ne conoscono l'identità ed è schiava di Amneris, figlia del Faraone: entrambe innamorate del guerriero Radamès, vivono dei tormenti d'amore per lui, eroe egizio, che però ricambia solo Aida, che a sua volta è tormentata dal conflitto tra la passione per Radames e l'amore per il padre e la patria. La contrapposizione tra le due donne è subito resa visibile dai costumi di Gianluca Falaschi, molto ricchi e carichi di gioielli: Aida in tunica bianca elegante frammista a oro; Amneris in un oro fiammeggiante con corona e trucco drammatico anni '20 per tutti. La celebre romanza Celeste Aida di Radamès per Aida presenta un Luciano Ganci coinvolgente e pulito: come del resto Aida che ha la voce calda e commovente di Krassimira Stoyanova; anche Irene Savignano nella parte di Amnéris, che è diplomata “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma dispiega un'ottima voce ben calibrata, durante tutta l'opera, in special modo dal secondo atto.

Le scene di gruppo sono bellissime e lussureggianti, con le danze delle Sacerdotesse in primis, con costumi neri trasparenti mentre la gigantica Amneris interpretata da Irene Savignano con delle corna taurine sul copricapo, scende dall'alto su un palco dalla forma di doppio triangolo rovesciato (che i chimici conoscono perchè è messo come allerta sui farmaci in sperimentazione) ed è nondimeno simbolo di potenza però ctonia e femminile poichè è rivolto verso la terra (cfr. Platone nel Timeo), ovvero la materia. Inoltre il triangolo è alla base della formazione della piramide. La trasformazione del Triangolo equilatero in rettangolo avviene con una perdita di equilibrio: l’equilatero, nella tradizione giudaica, simboleggia Dio, di cui è proibito pronunciare il nome. Nel monolito, a foma di parallelepipedo, che vediamo primeggiare sul palcoscenico dall'inizio dello spettacolo si proietta la forma iconica delle emozioni dei personaggi e di ciò che avviene tra gli uomini; all'inizio compare un essere deforme, un homunculus, che poi si moltiplica per tre, altro numero simbolico, come il doppio tre cui dà voce il doppio triangolo rovesciato da cui si erge il Gran Sacerdote Ramfis, un oscuro e gravissimo Riccardo Zanellato. Queste scene alchemiche sono state create dalle menti immaginifiche degli architetti di Giò Forma e per le proiezioni video da D-Wok.

Leggendo l'intervista a Davide Livermore però troviamo un'altra ispirazione, quella del film Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone, che racconta di Cabiria, schiava catanese da offrire in sacrificio alla divinità Moloch (in esposizione al Colosseo fino all'anno scorso). Il film fu il primo grande colossal ed anche il primo storicamente parlando, proiettato alla Casa Bianca. Ebbe la musica di Ildebrando Pizzetti per la Sinfonia del fuoco, ispirata al "Il Fuoco" di Gabriele D'Annunzio. Giovanni Pastrone si ritirò dall'arte cinematografica nel 1919 per abbracciare la medicina e, dopo studi sulle malattie, che egli riconduceva sempre ad una causa virale, brevettò una macchina per la cura e, riportiamo dalla Treccani, perchè molto curioso: "Inseguendo l’idea secondo cui tutte le malattie avrebbero un’unica origine virale, mise a punto un principio attivo e realizzò una macchina, brevettata nel 1930, in grado di favorirne la penetrazione attraverso un procedimento induttivo elettrico."Riportiamo, per chi è interessato, il bel film su Pastrone! di Luca De Nicola con la voce narrante di Fabrizio Bentivoglio.

Ritornando alla nostra Aida, con la direzione curatissima di Michele Mariotti, per arti liriche e scene supportiamo la performance suggestiva della Gran Sacerdotessa Veronica Marini. Una lode particolare, suggerita dagli applausi ben spesi dal pubblico, alla voce chiara di Vladimir Stoyanov come Amonasro, padre di Aida in Rivedrai le foreste imbalsamate, duetto di Amonasro e Aida. Prima della struggente chiusura, un altro merito alla scena tra Radamès ed Aida, Pur ti riveggo, mia dolce Aida, il duetto prima della scoperta della vera identità di lei. La scena della tomba, dove sarà sepolto vivo Radamès, colpevole di tradimento verso l'Egitto per aver rivelato ad Aida "i segreti dell'armi", viene presentata da una tragica Amneris che si pente di aver consegnato alla crudele giustizia il suo amato. Nella tomba Radamès troverà la coraggiosa Aida che si è rinchiusa senza essere vista per morir con lui: il canto a due di La fatal pietra sovra me si chiuse... O terra, addio suggella una messincena di composita eccellenza in tutte le sue parti, con grande favore del pubblico intero, che ha fatto il tutto esaurito per tutte le recite.

Pubblicato in: 
GN15 Anno XV 15 febbraio 2023
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2022/2023
Aida
Musica di Giuseppe Verdi
Opera in quattro atti
libretto di Antonio Ghislanzoni

Prima rappresentazione assoluta Teatro dell’Opera del Cairo, 24 dicembre 1871

direttore
Michele Mariotti
regia e movimenti coreografici
Davide Livermore

MAESTRO DEL CORO Ciro Visco
SCENE Giò Forma
COSTUMI Gianluca Falaschi
LUCI Antonio Castro
VIDEO D-WOK

PERSONAGGI E INTERPRETI
AIDA Krassimira Stoyanova / Vittoria Yeo (2, 5, 11)
AMNERIS Ekaterina Semenchuk / Irene Savignano** (2, 5, 7, 11)
RADAMÈS Gregory Kunde / Luciano Ganci (2, 5, 7, 11)
AMONASRO Vladimir Stoyanov
RAMFIS Riccardo Zanellato
IL RE Giorgi Manoshvili
LA SACERDOTESSA Veronica Marini
IL MESSAGGERO Carlo Bosi

** diplomata “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’opera di Roma

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma

con sovratitoli in italiano e inglese