Opera di Roma. Billy Budd, o del bene iniquo

Articolo di: 
Livia Bidoli
Billy Budd

Dal romanzo breve di Herman Melville, pubblicato postumo nel 1924, l'omonimo Billy Budd (sottotitolato: un marinaio), l'opera di Benjamin Britten giunge al suo debutto sul palcoscenico del Teatro dell'Opera di Roma dall’8 al 15 maggio con James Conlon sul podio – che ha già diretto di Britten a Roma A Midsummer Night's  Dream nel 2012,  Curlew River l'anno dopo e A Prodigal Son nel 2014 – e Deborah Warner alla regia  Un cast anglosassone di rilievo completa questo nuovo allestimento in coproduzione col Teatro Real di Madrid e il Royal Opera House Covent Garden e già premiato a Londra con l’International Opera Award come “migliore nuova produzione”.

A Londra naturalmente ci fu la prima rappresentazione assoluta di Billy Budd, su libretto del noto scrittore Edward Morgan Forster ed Eric Crozier, il primo dicembre del 1951, alla Royal Opera House. La tragedia narrativa di Melville che Britten insieme ai due librettisti hanno modificato apponendo come narratore catartico – prima di tutto per sé stesso – il Capitano Edward Fairfax Vere che troviamo da vecchio a raccontare in un flashback la storia di Billy Budd, e che ritroveremo alla fine, ancor più pentito e nostalgico per le azioni compiute a bordo della sua nave, l'Indomitable, nel 1797.

Tempi bui quelli a ridosso della Rivoluzione Francese e l'Inghilterra è in guerra con la Francia non solo per il dominio dei mari, vieppiù per quello spirito ribelle che ha colpito già con l'ammutinamento di due navi, a Spithead ed a Nore, da cui il Capitano Vere è terrorizzato. Quest'ultimo è interpretato da un sensibilissimo e con la voce commossa Toby Spence, tenore londinese che ha debuttato in questa parte l'anno scorso a Madrid proprio con questa produzione – e che ha appena superato un'orribile malattia: la sua vicenda si intreccia indissolubilmente a quella dell'ingenuo Billy Budd, arruolato sulla nave dal Maestro d'Armi John Claggart, di cui si presenta immediatamente la natura malevola attraverso le feroci frustate su un ragazzo appena salito a bordo. Il basso che abbiamo già sentito come Re Marke in Tristan und Isolde due anni fa, è il magnifico John Relyea, che quando incontra Billy ne è talmente attratto da volerlo distruggere. Il monologo capitale di Claggart alla fine del primo atto si avvicina ai toni dell'eroe negativo wagneriano, pensiamo all'Olandese Volante, per epicità e possanza: “O beauty, o handsomeness, goodness! Would that I ne’er encountered you!  Would that I lived in my own world always, in that depravity to which I was born." (Trad.: “Oh bellezza dello spirito, o bellezza del corpo, o bontà! Come vorrei non avervi mai incontrate! Come vorrei essere rimasto per sempre nel mio mondo, in quella depravazione in cui sono nato.”). Ecco, la ricerca dell'annullamento dell'altro perché si vede la sua luce irraggiungibile e le proprie tenebre insondabili: la voce insinuante, ambigua, serpentesca di Relyea interpreta un mitologico Claggart, doppio come un'insidia nascosta, mentendogli e mostrandosi amorevole con Billy.

Dal'altra parte abbiamo un vero Parsifal, un “puro folle” wagneriano che non si rende assolutamente conto: nemmeno quando il vecchio Dansker (Stephen Richardson) continua ad urlare a Billy che “Clags is down on you” (il diminutivo di Claggart è Jimmy Clags: “Clags ce l'ha con te!”), lui ci riesce a credere. Dopo essere sfuggito per due volte a due tranelli da parte dei tirapiedi di Claggart, viene attaccato direttamente da lui ed accusato davanti al Capitano Vere. Il baritono canadese Phillip Addis ha debuttato nel ruolo tre anni fa ed è perfetto per la parte di Billy Budd: bello, molto simpatico, buono, generoso semplice ed ingenuo, la interpreta come se fosse sua, e sempre in tonalità maggiore, come lo caratterizza Britten.  Una voce sssolutamente brillante, piena di luce come nell'ipnotica aria sentimentale ai raggi di luna: “Look! Through the port comes...” Una barcarola sulla luce della luna che trasporta su un terreno finalmente femmineo, lontano dallo spazio claustrofobico e totalmente maschile di tutto il cast diretto dinamicamente da Deborah Warner negli spazi curati da Michael Levine, che ha approntato delle scene mobili che traducono i due piani del palco, il sotto ed il sovracoperta, relativi alle due classi sociali, gli ufficiali sopra e i marinai sotto, il tutto illuminato in grigio e poche chiarità da Jean Kalman.

La musica di Britten fin dall'inizio indica la tragedia che si compirà sulla nave: la forza strisciante del male viene incorporando le percussioni con Claggart mentre è sempre in maggiore con la vittima sacrificale Billy Budd, ma non solo: la nebbia è il vero colpevole, la confusione di Vere, del buono che può salvare Billy ma non lo fa temendo più di contravvenire alle regole – mancando quindi di coraggio – piuttosto che di condannare un innocente. Ben sapendo che Billy ha colpito Claggart perché è stato provocato ed ingiustamente accusato di seminare rivolte, ed ancor di più perchè muto per la balbuzie nervosa, e per un colpo non intenzionalmente votato alla morte del suo superiore Claggart, Vere non lo difenderà. Lascerà che la corte marziale molto ufficiosa ma poco ufficiale montata in fretta e furia per timore delle ribellioni, lo condanni nonostante non lo vogliano né Mr Flint (Zachary Altman), né Lieutenant Ratcliffe (David Shipley). Vere si prenderà soltanto l'onere di comunicargli l'impiccagione all'albero maestro, lo stesso su cui si arrampicava come gabbiere di parrocchetto per avvistare le navi.

Prima la persecuzione di Claggart poi la condanna di Billy da parte del Capitano Vere in cui aveva fiducia, sono bibliche: tanto somigliano al Melville di Moby Dick per la statura epica, in questo caso di un “padre” putativo che condanna il figlio, un Abramo che condanna Isacco nonostante Dio intervenga a suo favore, ecco quel che vediamo sul palco, un dramma che si complica con la morte improvvisa di Claggart per quel pugno di Billy, ma che Vere poteva evitare. Il Capitano dimostra di non meritarsi quel “figlio” (giunto orfano sulla nave non conosceva nemmeno la sua età), non c'è il ritorno del Figliol Prodigo come in un'altra opera di Britten presentata a Roma in Ara Coeli, vi è l'assenza di coraggio del bene personificato da Vere che rimane nella nebbia di cui si lamenta, correlativo oggettivo della sua anima debole, nonostante gli studi elevati.

La musica scura di Claggart, quei tromboni e quelle percussioni malevole che Britten esalta, avranno la meglio anche in sua assenza e solo l'ultima benedizione di Billy per il Capitano: “Starry Vere, God bless you!” (trad. “Starry Vere, che Dio vi benedica!) ci conduce a quella trasfigurazione trascendente che fa scomparire in cielo Billy per sempre.

Tutto il cast era di notevole livello, in particolare il Red Whiskers di Andrew Dickinson, unico cambio della serata: Orchestra in auge con Conlon che la conosce bene e si è curato di osservare perfettamente le direzioni per tutte le parti, nonché per quei momenti meno orecchiabili e più stringenti e moderni della partitura, in accordo con il Maestro Gabbiani ed il suo Coro.

Pubblicato in: 
GN26 Anno X 15 maggio 2018
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2017/2018
Billy Budd
Musica di Benjamin Britten
Opera in due atti
Libretto di Edward Morgan Forster ed Eric Crozier
dal racconto di Herman Melville

Prima rappresentazione
Londra, Royal Opera House, Covent Garden, 1 dicembre 1951
Durata: 3 ore e 15 minuti circa
Direttore James Conlon
Regia Deborah Warner

Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Scene Michael Levine
Costumi Chloe Obolensky
Luci Jean Kalman
Movimenti coreografici Kim Brandstrup
Ripresa delle coreografie Joanna O’Keeffe

Principali interpreti
Billy Budd Phillip Addis
Edward Fairfax Vere Toby Spence
John Claggart John Relyea
Mr. Redburn Thomas Oliemans
Mr Flint Zachary Altman
Lieutenant Ratcliffe David Shipley
Red Whiskers  Christopher Lemmings
Donald Jonathan Michie
Dansker Stephen Richardson
A novice Keith Jameson
The novice’s friend Johnny Herford
Squeak Matthew O’Neill
Bosun Francesco Salvadori
First Mate Timofei Baranov*
Second Mate Andrii Ganchuk*
Maintop Domingo Pellicola*
Arthur Jones Antonio Pannunzio
A sailor Lorenzo Grante
Voice William Hernandez

* Dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
con la partecipazione Della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma

Nuovo allestimento in coproduzione
con Teatro Real di Madrid e Royal Opera House Covent Garden di Londra

in lingua originale con sovratitoli in italiano e inglese

Si ringrazia Gleb Shestakov per il generoso sostegno per il ruolo di Edward Fairfax Vere

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