Opera di Roma. Carmèlites, la trascendenza della Fede

Articolo di: 
Livia Bidoli
Dialogues des Carmèlites

La punta piu' alta della produzione operistica di Francis Poulenc è stata presentata al Teatro alla Scala di Milano in prima assoluta il 26 gennaio 1957 (versione italiana) e a Parigi nella versione francese il 21 giugno dello stesso anno: Les Dialogues des Carmèlites, che si presenta al compositore attraverso la pièce di Bernanos, ha inaugurato la nuova stagione 2022-23 del Teatro dell’Opera di Roma domenica 27 novembre (repliche fino al 6 dicembre), con la direzione di Michele Mariotti, alla sua prima inaugurazione nel ruolo di Direttore musicale. La serata è stata ripresa da Rai Cultura, trasmessa in diretta-differita su Rai5, nonchè in audio su Radio Rai 3. La regia è a cura di Emma Dante.

Les Dialogues des Carmèlites  è in tre atti suddivisi in dodici quadri intervallati da interludi che già con il loro solo concatenamento ed evoluzione, sembrano formulare il fil rouge di un'opera di una suggestione ipnotica a condimento dello stesso dolore di cui si è fatta materia, nel canto e nella musica. La storia vera di sedici carmelitane del convento di Compiègne condannate a morte il 9 Termidoro della Rivoluzione Francese, ovvero il 27 luglio del 1794, ed il cui solo crimine era la fede. La dignità nel martirio, scelto dalle carmelitane, è tema centrale del dramma: prima ha preso la forma di un racconto firmato da Gertrud von Le Fort nel 1931 (di cui si ritrova il nome nella protagonista Blanche de la Force) intitolato Die Letzte am Schafott (in italiano: "L'ultima al patibolo", diventato film con la regia di Raymond Leopold Bruckberger e Philippe Agostini nel 1960), poi, nel 1949, nella forma della pièce teatrale di Georges Bernanos, Les  Dialogues des Carmèlites, che riscosse grande successo di pubblico e che Poulenc rispettò nei suoi aspetti più intimi, riscrivendo il libretto per la sua opera su invito di Guido Valcarenghi della Casa Rircordi, quattro anni dopo. L'opera mancava dal Teatro Costanzi dal 1991. Questo nuovo spettacolo, con le scene di Carmine Maringola, i costumi di Vanessa Sannino, le luci di Cristian Zucaro e i movimenti coreografici di Sandro Campagna, è realizzato in coproduzione con La Fenice di Venezia.

Al centro dell'opera di Poulenc e del testo di Bernanos vi è un denominatore comune, come ha ben delineato Andrea Penna: la paura e, consequenzialmente, la morte. Possiamo rilevarlo immediatamente dal senso di profonda inquetudine che ci fa trasalire fin dalle prime ribattute: un conflitto interiore si dipana subito chez la maison di Blanche de la Force, ed è il Marquis, padre di Blanche, - Jean-François Lapointe, grande figura sofferente in sedia a rotelle e voce tersa e calda nel suo canto - che lo rivela attraverso il suo dialogo con la figlia. Lei vuole fuggire dal mondo nel Carmelo, dove si sente riparata e protetta ma sappiamo che la paura vive e si foraggia dentro di lei, come dimostra subito la scena seguente in cui i camerieri, vestiti di blu carta da zucchero come lei, la riportano alla calma dopo che è rimasta terrorizzata dall'ombra di un candelabro.

Il materiale delle Carmèlites ha varie origini: quello del primo quadro proviene dal Concerto per pianoforte del 1949 ed anche dalla Messa a cappella in sol maggiore, quest'ultima sottolinea la rinuncia al mondo di Blanche. Un altro concerto, precedente, quello del 1932 per due pianoforti ed orchestra invece detta la composizione di certi ritmi e stacchi subitanei, che nell'opera sono caratterizzati da un pesante carico di struggenza. L'apice naturalmente è il Finale con il Salve Regina, ma l'intera orchestrazione è di una raffinatezza che, non solo ipnotizza lo spettatore, bensì lo accompagna in questo viaggio all'interno della consapevolezza fino al martirio, come Emma Dante dispiega, come "processo" interiore ed esteriore. In questo senso i colori sono segno tangibile: dal blé della casa natale di Blanche negli abiti - un vestito color della tristezza - fino alle paratie viola del Carmelo, ed al rosso della crocifissione. Viene prefigurato il martirio con una carmelitana che ascende dall'alto sulla croce, un leimotiv che tornerà alla fine dell'opera, e nella grande croce di fiori nella cripta dove viene seppellita la priora. Le carmelitane sono eroine, vestite da guerriere, color acciaio, le tonache sormontate da un'aureola che pare una corona preraffaellita al posto del velo, e che ricordano tanto la Giovanna d'Arco di un altro del "gruppo dei sei" francese di cui faceva parte Poulenc, Arthur Honegger, che aveva scritto Jeanne d'Arc au Bûcher.

L'ordine contemplativo delle Carmelitane, osteggiato dalla Rivoluzione Francese come tutti gli ordini che aspiravano alla meditazione ed anche all'educazione, venivano visti come di destra e reazionari, contro quella "libertà" che ormai decapitava a man bassa, anche i suoi stessi foraggiatori, come Robespierre, Danton e Saint-Just sotto il nome di Terrore. In questa casa del martirio invece siamo di fronte ad una sola salvezza, quella di Dio attraverso la preghiera, di chiunque, poichè, come spiega subito a Blanche la Prieure Madame de Croissy:

"Così la preghiera, anche quella di una pastorella, è la preghiera del genere umano." (Atto I, quadro II.)

Blanche de la Force, che sceglie il nome Blanche de l'Agonie de Christ, lo stesso nome scelto in prima istanza da Mme de Croissy, e poi mutato per timore si avverasse il verdetto scritto in esso, ha la voce superlativa e drammatica del soprano americano Corinne Winters, eccellente nello svelare il tormento del timore omnicomprensivo che la attanaglia fino alla decisione ultima, ed impavida, del martirio per la libertà di professare ciò in cui crede, i propri voti. La morte dell'anziana Priora, che il soprano Anna Caterina Antonacci interpreta con la ferocia della paura che la ghiaccia in ogni nervo, è visualizzato dai due lembi di stoffa rutilante che la torturano come con la corda, strattonandola in due direzioni opposte, dilaniandole il petto. Due scene che rappresentano una convergenza metaforica tra la paura di Blanche della vita e quella della Priora, rivolta alla propria morte impellente.

La voce di Soeur Constance de Saint-Denis si presenta in opposizione a quella di Blanche: un'allegria che suona come un ossimoro, in quanto si tratta della piu' coraggiosa, e ne ricopre con levità il ruolo il soprano ungherese Emöke Baráth, a cui è affidato uno dei versi piu' notevoli al termine del primo quadro del secondo atto, quando Mme Croissy non è piu' con loro in questa vita:

"Non si muore ognuno per sé, ma gli uni per gli altri, o anche gli uni al posto degli altri, chi sa mai?"

Un ultimo, affettuoso incontro tra fratello e sorella de la Force connota tragicamente il dipanarsi della fine: il portentoso tenore russo-ucraino Bogdan Volkov impersona l'affezionato familiare che prova per l'ultima volta a salvarla dal martirio, inutilmente. Le voci femminili sono tutte notevoli, essendo un dramma compenentrato ed intessuto su quest'ultime, tra cui ci pregiamo di sottolineare il soprano polacco Ewa Vesin, che interpreta Madame Lidoine; il soprano moscovita Ekaterina Gubanova che è Mère Marie de l’Incarnation. A Suor Mathilde, interpretata da Sara Rocchi, diplomata “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, sono affidati i versi piu' cogenti dell'opera, in interlocuzione con Blanche:

"Hanno paura. Tutti hanno paura. Si fanno paura gli uni gli altri, come in tempi di epidemia, peste e colera."
Blanche:
"Forse la paura è, in realtà, una malattia
."

Testamento spirituale di Bernanos da una parte e di Poulenc dall'altro, che aveva abbracciato la religione nel 1936 dopo la morte improvvisa del caro amico Pierre-Octave Ferroud, scrivendo le Litanies à la Vierge Noire, prima di una serie continua di composizioni sacre, il portato di Carmèlites è fin troppo attuale per commentarlo e concluderei con le parole di Emma Dante:

"Ora bisogna guardare alla bellezza ed allontanarsi dall'orrore."

Non prima però di aver speso l'ultima poetica riga dedicata al Salve o Regina, che la regista ha fatto oculatamente coincidere con la "crocifissione" attraverso il patibolo della ghigliottina, spendendo l'ultima metafora per le identità di queste carmelitane che hanno perduto prima i ritratti da fanciulle borghesi, poi le vesti da suore, dopodichè il labirinto di quadri che attraversano, le annulla definitivamente dietro un pannello eburneo che ne cancella l'identità.

Le voci, tutte buone, dei "rivoluzionari" sono invece: Krystian Adam (L’Aumônier du Carmel), Alessio Verna (Le Geôlier e II Commissaire), William Morgan (I Commissaire), Roberto Accurso (Officier), compresi i talenti provenienti dalle ultime edizioni di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma: Irene Savignano (Mère Jeanne de l’Enfant-Jésus) e Andrii Ganchuk (Thierry e Javelinot).

La direzione d'orchestra di Michele Mariotti è superlativa: un accordo sopraffino con tutte le parti orchestrali dell'Opera di Roma, rende questo spettacolo uno dei migliori degli ultimi anni; è rara la capacità di calibrare perfettamente sia il ritmo sia le entrate/uscite in un'opera del Novecento che offre delle vette sia di drammaticità sia di levatura ascensionale come nel finale, così portentosamente coinvolgente inno mariano Salve Regina. Il Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Ciro Visco ha seguito la stessa direzione e qualità.

Applausi lunghi e sinceri hanno accolto il dipinto di un'opera su cui riflettere per due canoni fondamentali: il coraggio e la fede, uniti simbioticamente l'uno all'altro in una compenetrazione assoluta e totalmente coerente.

Pubblicato in: 
GN6 Anno XV 7 dicembre 2022
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2022/2023
Dialogues des Carmélites
Musica di Francis Poulenc

Opera in tre atti e dodici quadri
Libretto tratto dalla pièce di Georges Bernanos

Prima rappresentazione assoluta Teatro alla Scala, Milano 26 gennaio 1957 (in italiano)
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi, 17 marzo 1958

direttore Michele Mariotti
regia Emma Dante

MAESTRO DEL CORO Ciro Visco
SCENE Carmine Maringola
COSTUMI Vanessa Sannino
LUCI Cristian Zucaro
MOVIMENTI COREOGRAFICI Sandro Campagna

CAST

MARQUIS DE LA FORCE Jean-François Lapointe
BLANCHE DE LA FORCE Corinne Winters
CHEVALIER DE LA FORCE Bogdan Volkov
MADAME DE CROISSY Anna Caterina Antonacci
MADAME LIDOINE Ewa Vesin
MÈRE MARIE DE L’INCARNATION Ekaterina Gubanova
SOEUR CONSTANCE DE SAINT-DENIS Emöke Baráth
MÈRE JEANNE DE L’ENFANT-JÉSUS Irene Savignano**
SOEUR MATHILDE Sara Rocchi**
L’AUMÔNIER DU CARMEL Krystian Adam
OFFICIER Roberto Accurso
I COMMISSAIRE William Morgan
LE GEÔLIER / II COMMISSAIRE Alessio Verna
THIERRY /JAVELINOT Andrii Ganchuk**

** diplomato “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma in coproduzione con Teatro La Fenice, Venezia

in lingua originale con sovratitoli in italiano e inglese