Opera di Roma. La giostra d'amore de La fille mal gardée

Articolo di: 
Davide Vespier
La fille mal gardée

La fille mal gerdée dal 2 al 9 maggio all’Opera di Roma è un’occasione preziosa, per più di una ragione. Innanzitutto è uno fra i titoli più antichi del repertorio classico, il cui libretto parrebbe risalire alla seconda metà del settecento. Più precisamente al rivoluzionario 1789. In secondo luogo perché è un’opera buffa, un balletto farsesco di cui si sente tanto il bisogno: in mezzo al folto di principi, silfidi ed eroine tragiche che costellano il belletto nobile, si scopre che il più puro accademismo può sposarsi bene anche con ironia e comicità.

E poi c’è la coreografia di Frederick Ashton. Viene definito il più inglese dei coreografi, io direi il più gentleman e, per questo, forse anche il più inglese. Per la compassata eleganza con cui dipinge i suoi quadri, nei quali la coreografia ricerca la sua originalità in un disegno elaborato sì, ma mai puramente virtuosistico, in cui le linee non superano il confine di una cornice di misurate proporzioni. Non c’è mai nulla di eccessivo e, quindi, la compiuta distinzione è virtù massima di un bon ton che si fa elogio della leggerezza. Proprio per questo, l’esilità di una trama pretestuosa è ben lungi dall’essere un limite. Del resto, Ashton ci ha abituato a tutti i toni della fiaba, da quella mitologica di Sylvia, liberamente ispirato all’Aminta del Tasso, al Sogno di una notte di mezza estate, e persino ai racconti di Beatrix Potter, con i ballerini nascosti dentro ingombranti costumi di animali del bosco. Anche il suo Marguerite and Armand condensa la vicenda tragica della Dama delle camelie in un flash back in cui la protagonista, sul letto di morte, rivive il suo amore trasfigurato dal languore del ricordo, consumando il tutto in un solo atto suggellato dalla musica di un solo pianoforte. La magniloquenza non piace certo ad Ashton, bensì il garbo, il brio, le combinazioni insolite e preziose.
Qui troviamo il bozzetto semplice e agile, tanto da farsi ingenuo, di personaggi che più che da commedia sembrano quelli di un fumetto. È tutto un divertissement, questa Fille, una schiera di danze più o meno a tema che intessono la trama di colore espressivo e di un rigore tecnico reso ancora più difficoltoso dall’uso di attrezzi, quali bastoni, nastri, persino un intero albero di Calendimaggio.

Due giovanissimi amanti si rincorrono, nella pastorale luminosità della campagna di fine settecento, ostacolati dalla madre di lei, la vedova Simone, che vorrebbe impedire alla figlia di incontrarsi con il suo corteggiatore perché ha altri progetti. Farla sposare al figlio del più ricco proprietario terriero del posto. Senonché, il favorito della madre non sembra essere favorito dalla Natura, per quanto è goffo, tonto e ridicolo, rispetto all’aitante spasimante della bella Lise che ovviamente sfugge al controllo materno (per tale motivo mal gardée). Una serie di scenette comiche affidate alla bravura interpretativa dei due caratteristi, che sono il tontolone Alain e la madre Simone. Quest’ultimo personaggio è interpretato en travesti da un danzatore, come del resto è tradizione nel balletto ogni qual volta si debba rendere comico e grottesco un personaggio femminile da commedia. Vengono in mente certamente le sorellastre di Cenerentola, sempre della versione di Ashton, ma soprattutto il grande Enrico Cecchetti che interpreta la strega Carabosse nella ormai leggendaria Bella addormentata del 1890.

Nella recita del 6 maggio scorso il teatro era pieno di un pubblico desideroso di applaudire la stella ospite Daniil Simkin, sicuramente virtuoso e leggero al tempo stesso, che ha raccolto più di un’ovazione, già a partire dal primo ingresso in scena. Ma anche il suo spirito brillante, la faccia da bambino simpatico ne hanno fatto un interprete coinvolgente. Forse le prese non sono sempre state solide, dando l’impressione di non reggere con la necessaria disinvoltura la leggerissima Rebecca Bianchi. La nostra étoile è parsa esattamente come ce la aspettavamo: briosa ed espressiva, femminilmente civettuola, leggera e tecnicamente pulita, belle le sue tenute, i suoi aplombes, la linea delle braccia infinite e delle punte finemente arcuate. Il viso dolce che si accende di mille sfumature.

Il cavallino vivente sulla scena che traina il calesse, l’albero di Calendimaggio con cui giocano i danzatori, i nastri degli scambi amorosi dei giovani amanti, il bastone da contadino, le bottiglie di vino con cui danza Cola, gli zoccoletti di Simone con cui ingaggia una sfiziosa danza folcloristica, l’ombrello rosso di Alain che durante il temporale del secondo atto lo fa volare trascinato dal vento, tutta una serie di effetti scenici che movimentano la narrazione di uno spettacolo pirotecnico con risvolti buffoneschi che piace tanto al grande pubblico, senza nulla togliere alla raffinatezza di una danza rigorosa.

Pubblicato in: 
GN24 Anno XV 10 maggio 2023
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2022/2023
La fille mal gardée
dal 2 al 9 maggio 2023
Musica di Ferdinand Hérold
Balletto in due atti
Durata: 2 ore circa: primo atto 1 ora - intervallo 25 minuti - secondo atto 35 minuti
direttore Philip Ellis
coreografia Frederick Ashton

RIPRESA DA Jean-Christophe Lesage
SCENE E COSTUMI Osbert Lancaster

LISE
Rebecca Bianchi 2, 3, 4 (ore 20.00), 6 (ore 20.00), 9 /
Federica Maine 4(ore 11.00) /
Susanna Salvi 6 (ore 15.00), 7

COLAS
Alessio Rezza 2, 4 (ore 20.00), 9 /
Daniil Simkin 3, 6 (ore 20.00) /
Simone Agrò 4 (ore 11.00) /
Michele Satriano 6 (ore 15.00), 7

ORCHESTRA, ÉTOILES, PRIMI BALLERINI, SOLISTI E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Allestimento Bayerische Staatsoper, Monaco di Baviera