Opera di Roma. Onegin, melanconia di un seduttore

Articolo di: 
Livia Bidoli
Onegin

Con Evgenij Onegin è tornata a calcare il palcoscenico l'“opera russa per antonomasia”: Pëtr Il’ič Čajkovskij infatti trasse il libretto dal grande poeta russo Aleksandr Sergeevic Puškin che scrisse il poema nel 1825. Dal 18 al 29 febbraio presso l'Opera di Roma una grande produzione che spicca per raffinatezza con la coppia James Conlon alla direzione e Robert Carsen alla regia. L'Onegin calcò lo stesso palco del Teatro Costanzi nel 1965, 1975 e 1981 e nel 2001, finalmente, la prima edizione in lingua originale che ebbe come protagonista femminile Mirella Freni, il grande soprano italiano scomparso pochi giorni fa e a cui è dedicata quest'edizione con un plauso unanime.

Čajkovskij giunse a Puškin piuttosto sconfortato intorno al 1877, infatti, sebbene il grande successo de Il lago dei Cigni, cercava ispirazione e la cantante ed amica Yelizaveta Andreyevna Lavrovskaya gli suggerì Onegin. Piuttosto perplesso all'inizio, anche per la mancanza di azioni vere e proprie (a parte il duello che però è di breve durata), Čajkovskij presto si convinse che l'eroina principale, Tat'jana, racchiudeva, esponendole pervicacemente, le caratteristiche della tipica ragazza russa dell'epoca di Puškin, ossia gli anni '20, che vive in campagna.

Tat'jana è infatti ingenua e caparbia, coraggiosa ed innocente, inconsapevole della tormentata storia d'amore che sta per catturarla e trasformarsi in tragedia per la sorella Ol'ga. L'Evgenij Onegin del titolo, che nell'originale puskiniano ha ben altra rilevanza e profondità psicologica, nelle liriche appassionate che Čajkovskij affidò nel libretto al compositore Konstantin Šilovskij, si trasforma in un eroe in negativo (in Puškin è un maudit tormentato) e secondario rispetto al personaggio amabile di Tat'jana che, forte delle sue convinzioni, resterà fedele al marito nonostante le profferte amorose di colui da cui, giovanissima, venne rifiutata. In questo senso l'Onegin è quasi una sorta di vendetta al femminile, una giusta rivalsa su questo giovane che, angosciato dallo spleen, le mal du siècle, non ha preso (quando poteva), nemmeno in considerazione la struggente lettera d'amore di Tat'jana.

Nella campagna russa le due sorelle Ol'ga (Yulia Matochkina, mezzosoprano) e Tat'jana (il soprano russo Maria Bayankina al suo debutto a Roma) vivono con la madre Larina (Irida Dragoti, mezzosoprano) e la Nanya (la tata russa interpretata da Anna Viktorova): nella loro dimora vengono a trovarle il fidanzato di Ol'ga, Lenskij (Saimir Pirgu, tenore) e l'amico di lui, Onegin (Markus Werba, baritono). Di Onegin si innamora Tat'jana, non ricambiata. Al ballo che segue per il suo onomastico i due amici litigano perchè Ol'ga non ha rifiutato – naїvement – le offerte di ballo di Onegin, e Lenskij, sentitosi tradito, l'ha sfidato a duello. Lenskij muore ucciso da Onegin, come Puškin nel 1837, più o meno per le stesse ragioni. Puškin, sposato con una donna bellissima, Natal'ja Nikolaevna Gončarova, che amava i balli e le feste in luoghi sontuosi e aristocratici, a causa di una serie di pettegolezzi, si trovò nella necessità di sfidare a duello il presunto amante della moglie, George D’Anthès. Nel corso di questo duello Puškin rimase ferito e in seguito, nello studio della sua casa circondato dai suoi libri, morì, quasi una funesta predizione fu l'Onegin per il poeta.

Anni piu' tardi, Onegin ritrova Tat'jana sposata ad un Principe, il Generale Gremin – impersonato dal potente basso John Relyea che abbiamo ammirato anche come Re Marke nel Tristan di Audi e Gatti in apertura della stagione 2016-2017 – e, dovrà riunciare ancora ad Onegin, che rincontra nella sua dimora principesca e che ora le dichiara il suo amore: lei, nonostante lo ami ancora, gli si nega e sceglie la fedeltà al marito attuale.

La prima rappresentazione assoluta di Onegin fu al Teatro Malyj di Mosca il 17 marzo (il 29 per il calendario giuliano in vigore fino al 1917) 1879, undici anni prima dell'altro capolavoro di Čajkovskij tratto da Puškin, ovvero La dama di picche (Pikovaya dama) che ebbe cinque anni fa proprio qui al Costanzi un allestimento altrettanto suggestivo e simbolico a firma di Richard Jones e sempre con James Conlon alla guida dell'Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.

Il regista canadese porta per la prima volta in Italia l'Onegin preparato con la Canadian Opera Company e creato per il Metropolitan Opera di New York nel 1997, che non ha perduto alcuno smalto. Con il regista collaboratore Peter McClintock, le scene ed i costumi di Michael Levine, le luci suggestive di Jean Kalman, i movimenti coreografici di Serge Bennathan, Carsen ha costruito una tavolozza di colori che dal crema inziale che fa pendant con le foglie morte sparse sul pavimento, inizia a creare un'atmosfera nostalgica con il flashback di Larina ai tempi del suo matrimonio da giovanissima. L'allestimento è minimalista quanto simbolicamente significativo: pochi strumenti, come la macchina da scrivere nella stanza di Tat'jana nel blu con lo spicchio di luna in alto a sinistra mentre scrive la lettera romantica a Onegin di cui si è follemente innamorata al primo sguardo. Si cita giustamente Childe Harold di Lord Byron, poema romantico per eccellenza che ritrare il cosiddetto eroe che da lui prende il nome (byronico): solipsista e malinconico, come Onegin, ed è a lui che si è ispirato lo stesso poeta russo, e al suo Don Juan.

La regia di Carsen fa muovere i personaggi con circospezione, li situa nello spazio in una densità di senso: gli allontanamenti e gli avvicinamenti, tra Lenskij e Onegin, tra Onegin e Olg'a, e Onegin e Tat'jana, sono tutti espressivi del loro stato d'animo. Onegin è un seduttore sofferente: attratto solo da chi non può avere, rimarrà giustamente solo. Reagisce freddamente di fronte al clamore dei sospiri d'amore di Tat'jana, mentre corre appresso ad Ol'ga, promessa dell'amico Lenskij: si sentono vibrare i versi di Lermontov scritti per Puškin allora nel 1837. In quell'oceano di blu cobalto del duello possiamo vedere La morte del poeta, il peoma di Lermontov; il sole che si affaccia all'orizzonte non sembra sorgere ma declinare nel viola freddo della fine tragica ed inutile dell'uomo retto che difende il suo amore offeso dalle avances di un Don Giovanni senza requie.

Nel ruolo del titolo Markus Werba, il baritono austriaco che interpreta Onegin e conosciamo per la preparazione, ha una voce lirica ricca di tutte le sfumature necessarie a dipingere un personaggio varipinto ed eccessivo, sempre calda, è meravigliosamente sposata a quella del soprano russo Maria Bayankina, che interpreta con pathos una parte maestosa nella sua dignità lirica. Bella la voce di Lenskij del tenore albanese Saimir Pirgu, ben calibrata a quella della concittadina Yulia Matochkina, come anche le altre. Le coreografie di Serge Bennathan con Cristina Saso e Paolo Gentile apportano un vigore audace ai balli di cui si arricchiscono le scene.

La direzione di James Conlon ha messo in risalto l'intera scrittura coloristica e lirica di Čajkovskij e l'Orchestra ha suonato con pieno pathos, esaltando in particolare le parti in danza, trascinanti e cifra stessa dello spirito russo e così intessute di suggestioni per il compositore. Allegri e coinvolgenti i cori russi dei contadini diretti dal Maestro Gabbiani che hanno riempito il palco di uno Zeitgeist svanito di un mondo tanto ripreso da Dostoewskij.

Pubblicato in: 
GN16 Anno XII 20 febbraio 2020
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2019/2020
Evgenij Onegin
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij

Scene liriche in tre atti
Libretto del compositore e Konstantin Šilovskij dall’omonimo romanzo di Puškin

Prima rappresentazione assoluta,Teatro Malyj di Mosca 17 (29) marzo 1879

dal 18 al 29 febbraio 2020
Durata: 3h 10' circa - I Atto 80' - intervallo 30' - II e III Atto 80'

Direttore James Conlon
Regia Robert Carsen

MAESTRO DEL CORO Roberto Gabbiani
REGISTA COLLABORATORE Peter McClintock
SCENE E COSTUMI Michael Levine
LUCI Jean Kalman
COREOGRAFIA Serge Bennathan

PRINCIPALI INTERPRETI
LARINA Irida Dragoti**
TAT’JANA Maria Bayankina
OL’GA Yulia Matochkina
FILIPP’EVNA Anna Viktorova
EVGENIJ ONEGIN Markus Werba
VLADIMIR LENSKIJ Saimir Pirgu
PRINCIPE GREMIN John Relyea
ZARECKIJ Andrii Ganchuk**
TRIQUET  Andrea Giovannini
UN CAPITANO Arturo Espinosa*

* dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
** diplomato “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma

Allestimento Canadian Opera Company.
Produzione creata per Metropolitan Opera di New York

In lingua originale con sovratitoli in italiano e inglese

Si ringrazia la famiglia Shestakov per il generoso supporto per i ruoli di Onegin, Larina e Zareckij.