Opera di Roma. Il Trittico postmoderno di Kylián, Inger e Forsythe

Articolo di: 
Livia Bidoli
Trittico Kylián, Inger, Forsythe

Dal 15 al 21 marzo una prima di balletti all'Opera di Roma a firma di tre coreografi del Novecento: Kylián, Inger e Forsythe in omaggio alla recente scomparsa di Elisabetta Terabust, étoile e Direttrice Onoraria della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma. Per la prima volta in scena, il Trittico al Teatro Costanzi presenta Petite Mort (1991) di Jiří Kylián, prosegue con Walking Mad (2001) di Johan Inger e si conclude con Artifact Suite (2004) di William Forsythe.

Uniti nella danza e sotto il nome del Nederlands Dans Theater, Jiří Kylián e Johan Inger vedono le loro coreografie insieme sul palcoscenico del Costanzi: Johan Inger (classe 1967) infatti danzò nella prima assoluta del 1991 al Festival di Salisburgo di Petite Mort, ed ha creato Walking Mad proprio per questo teatro olandese nel 2001. Vent'anni di distanza, due balletti che oggi si vedono riuniti sul palco romano e trovano uniti i loro due creatori, Jiří Kylián e Johan Inger attraverso le ricostruzioni di Cora Bos-Kroese, con la supervisione tecnica alle luci e alle scene di Hans Boven per Petite Mort; i ripetitori Yvan Dubreuil e Karl Inger con le luci di Erik Berglund per Inger. Due talenti, il primo praghese ed il secondo svedese, incontratisi al Nederlands Dans Theater e che hanno lavorato insieme dal 1990 al 2002.

Il balletto Petit Mort, creato da Kylián per sei ballerini e sei ballerine è un gioco che mette a nudo le trasparenze e la flessuossità nel gioco dei corpi sul tappeto musicale mozartiano (si festeggiava il bicentenario a Salisburgo ed in tutto il mondo) dell'Adagio del Concerto per Pianoforte KV 488 e sull’Andante del Concerto per Pianoforte KV 467. I voli pindarici ed i volteggi sembrasno senza gravità su un tessuto armonico di cui colpisce la frammentazione, d'altronde si tratta di quell'estatico momento di “svenimento” dovuto all'orgasmo, come lo chiamano i francesi, “petite mort”, in cui si perdono quasi i sensi nello sviluppo erotico al suo vertice. Le luci temeperate e calde, sono firmate dallo stesso Kylián, e realizzate da Joop Caboort, mentre i costumi, quasi invisibili nei loro corsetti color carne, sono di Joke Visser. In particolare Sara Loro e Marco Marangio insieme a Susanna Salvi, Claudio Cocino, Annalisa Cianci e Domenico Gibaldi si sono notati per la coordinazione sincronica nelle danze.

Inger ha costruito Walking Mad invece sul Bolero di Ravel diretto da Zubin Mehta e visto da lui nel cortometraggio The Bolero (1973) – che ha vinto il Premio Oscar come Best Short Subject nel 1974 – un balletto che è un musical e mi ha fortemente ricordato atmosfere, movimenti, giochi di gesti e passi dalla West Side Story di Leonard Bernstein. Un balletto diviso tra coppie e gruppi che si alternano sulla scena, situazioni che si evolvono tra un muro che compare e scompare, si fa triangolo per un assolo e con il Bolero che traspare dalle varie parti della giornata. La seconda parte, con la musica da Für Aline di Arvo Pärt, è una chiusura romantica a due, appena sussurrata dalle luci che si fanno quiete dello svedese Erik Berglund. Mike Denrua con Nadia Khan e Antonello Mastrangelo con Valeria Scalisi,che hanno formato perfettamente gli incroci delle coppie principali.

Il balletto Artifact Suite di William Forsythe è la versione ridotta di Artifact, che Forsythe creò nel 1984 per il Ballett Frankfurt. Il coreografo americano (classe 1949), crea questo balletto a serata intera seguendo i principi geometrico-spaziali di Rudolf Laban e di Merce Cunningham e dividendolo in due parti. La prima è ritmata dall'asciutta musica della  Ciaccona BWV 1004 (Partita per violino solo n°2 in re minore) di Johann Sebastian Bach, che risulta propriamente un esercizio di stile, o quella che si direbbe un'”analisi” del balletto, un metaballetto secondo Forsythe. La seconda parte invece acquista vivacità con la musica elettronica di Eva Crossman-Hecht e coinvolge l’intero Corpo di Ballo, secondo la ricostruzione dei Maestri Noah Gelber, Stefanie Arndt, Amy Raymond e Allison Brown, già tutti danzatori del Ballett Frankfurt – con cui ha iniziato il coreografo americano a creare coreografie, diventando tedesco d’adozione - e che tuttora sono stretti collaboratori di Forsythe ricostruendo le sue creazioni qui come altrove. Sara Loro e Michele Satriano si sono evidenziati nel primo duo, mentre Federica Maine e Claudio Cocino nel secondo;  Cristina Mirigliano si è invece impegnata nell'assolo della Mud Woman: tutto questo per quanto riguarda la prima parte della Ciaccona di Bach. Per la seconda, si sono posti in evidenza Simone Agrò, Dennis Vizzini, Giovanni Castelli e Loick Pireaux nei trii. 

Un grande plauso del pubblico ha evidenziato quanto il balletto moderno sia apprezzato ed abbia un  ampio seguito nella Capitale al quarto appuntamento della Stagione di Balletto 2017-18 al Teatro dell'Opera di Roma. 

Pubblicato in: 
GN19 Anno X 20 marzo 2018
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma

Trittico
Kylián/Inger/Forsythe

Petite Mort

Musica (su base registrata) Wolfgang Amadeus Mozart
Coreografia e Scene Jiří Kylián
Assistente coreografo Cora Bos-Kroese
Costumi Joke Visser
Luci Jiří Kylián
Realizzate da Joop Caboort
Supervisione alle luci e alle scene Hans Boven

Walking Mad

Musiche (su base registrata) Maurice Ravel e Arvo Pärt
Coreografia, Scene e Costumi Johan Inger
Ripetitori Yvan Dubreuil e Karl Inger
Luci Erik Berglund

Artifact Suite

Musica (su base registrata) di Johann Sebastian Bach e di Eva Crossman-Hecht
Coreografia, Scene, Costumi e Luci William Forsythe
Ripetitori Noah Gelber, Stefanie Arndt, Amy Raymond e Allison Brown

Interpreti principali Alessandra Amato, Susanna Salvi, Claudio Cocino, Alessio Rezza
Étoile, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
La musica dei tre titoli è su base registrata

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