Opus Cactus. Il deserto immaginifico e surreale dei Momix

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Momix Opus Cactus

Sono tornati i Momix e hanno inaugurato la sesta edizione del Festival Internazionale della Danza di Roma della Filarmonica Romana e del Teatro Olimpico, che si è aperta il 10 febbraio scorso al Teatro Italia e non come previsto al Teatro Olimpico.

Un evento temporaneo ed eccezionale a causa del crollo avvenuto nel palazzo, il teatro non ha alcun problema ma, in attesa che si sgombrino le macerie, la programmazione e proprio i Momix hanno dovuto traslocare al Teatro Italia, che ha generosamente offerto la sua sede; ci resteranno fino al 21 febbraio. Il Teatro Italia ha metà della capienza del Olimpico e un palcoscenico più piccolo, questo ha presentato delle difficoltà.

Lo stesso Moses Pendleton lo ha ammesso, durante la conferenza stampa, ma, dopo la iniziale esitazione, ha pensato che la vita è piena di incidenti e così anche questo poteva essere superato. Pendleton unisce il sano pragmatismo e ottimismo yankee ad una fantasiosa e vitale creatività, sono anche gli ingredienti che immette nei suoi spettacoli, uno dei principali motivi della loro stupefacente seduzione. In questo caso non bisogna dimenticare anche la sua generosità e amicizia verso la Filarmonica, come abbiamo già ricordato il cambiamento significa metà spettatori per spettacolo.

Opus Cactus, fu creato da Pendleton inizialmente per l’Arizona Ballet, si è poi ampliato e al deserto dell'Arizona si sono aggiunti, il Sahara, il deserto australiano. Quindici anni dopo, Opus Cactus è simile a quello di prima eppure dissimile, perché il suo creatore ha voluto sottolineare maggiormente l'aspetto fantastico, onirico. Sulla grande sensibilità per la natura e i suoi continui mutamenti di Pendleton si è innestato il fascino del deserto, un ambiente estremo completamente diverso da quello del New England che gli è familiare. Pendleton ha raccontato che il deserto al tramonto, nel passaggio alla notte è un ammaliante gioco di luci e ombre, come quelle dei cactus giganti,  che lo hanno ispirato nella creazione dello spettacolo. Si è anche aggiunto il contributo della nuova generazione di ballerini perché le creazioni di Pendleton sono opere aperte, accolgono le innovazioni proposte dagli interpreti, non sono cristallizzate in una forma immutabile. Un esempio della collaborazione dei danzatori è la coreografia della danza del fuoco ideata da Brian Sanders .

I seducenti giochi di luci, la suggestiva fusione della musica etnica dei nativi del nord America -  particolarmente la musica e i miti degli Hopi - e australiani con quella di Brian Eno e i movimenti coreografici che uniscono una fisicità da ginnasti alla levità della danza sono questi gli elementi che affascinano le platee e hanno determinato il successo di Opus Cactus. All'inizio i cowboy sono un segnale realistico del punto di partenza ma ben presto ci si immerge in una atmosfera fantastica.

È notte e il deserto si anima, il vento sospinge i rotolacampo (tumbleweed), i cespugli vagabondi del deserto, il gioco della luce, la fantasia li trasformano fino a creare diverse immagini, uno spirito evocato dallo stregone ? Un fantasma o un'allucinazione ? Nella luce rossa del crepuscolo si stagliano le sagome dei cactus giganti, evocate dai ballerini che li trasformano in metamorfiche figure oniriche; una breve apparizione, la magia della fioritura nel deserto. Il deserto si anima di striscianti animali fantastici, luminosi serpenti con cui giocano gli interpreti, sagome di animali arcaici come il varano, strani insetti giganti.

Nel deserto vivono anche gli uomini ed ecco la fisicità acrobatica ma sempre filtrata dal sogno degli aborigeni o i ventagli che evocano le danze rituali degli Hopi, il fuoco magico che si muove nell'oscurità. Sono solo alcuni dei momenti creati  dalla fantasia di  Moses Pendleton, tra magia e sogno sembrano nascere i movimenti plastici, morbidi e insieme portatori di una fisicità colma di energia vitale dei bravissimi  protagonisti. Gli applausi hanno costellato tutta lo spettacolo e alla fine sono culminati in una lunga e d entusiastica acclamazione da parte del pubblico.

Pubblicato in: 
GN15 Anno VIII 18 febbraio 2016
Scheda
Titolo completo: 

TEATRO ITALIA - Via Bari 18 - Roma
da mercoledì 10 a domenica 21 febbraio 2016
tutti i giorni ore 21, domenica ore 17 e 21, riposo lunedì 15 febbraio

MOMIX, Planeta Momix, Duetto 2000,
Accademia Filarmonica Romana, Teatro Olimpico
presentano

MOMIX
OPUS CACTUS
uno spettacolo creato e diretto da Moses Pendleton

assistito da Brian Sanders, Kori Darling, Pi Keohavong, Brian Simerson,
Craig Berman, Nicole Loizides, Jane’l Caropolo, Kara Oculato,
Michael Holdsworth e l’Arizona Ballet

co-direttore artistico Cynthia Quinn

disegno luci Joshua Starbuck, Moses Pendleton
in collaborazione con John Finen III

disegno del Pupazzo Michael Curry
Scultura Alan Boeding
costumi Phoebe Katzin
Cactus Susan Becker Aziz
coreografia della danza del fuoco Brian Sanders

Artisti
Anthony Bocconi, Jennifer Chicherportiche, Gregory Dearmond,
Steven Ezra, Jenna Marie Graves, Amanda Hulen,
Rebecca Rasmussen, Catherine Jaeger,
Morgan Hulen, Jason Williams

direttori tecnici Gianni Melis, Fabrizio Pezzotti
direttore di produzione Woody Dick III
company general manager Amanda Braverman

Momix è rappresentato in Italia da Duetto 2000 – Roma
una produzione di Planeta Momix

Prima parte
Sonora: But Not Asleep
Desert Storm
Cactus Wren/ Morning Star
Pole Dance
Desert Blooms
Ostrich of the Imagination
Prickly Pair
Black Mesa
Sidewinder
Gila Dance
Tracking the Earth
Caravan

intervallo

Seconda parte
Dearm Catcher
Menitation
Sundance
Big Pole Dance
Totem
Fire Walker
First Contact

Musica
Sonoran: But Not Asleep. Gotan Project, Santa Maria (from Gotan Project)
Desert Storm. Adam Plack & Johnny (White Ant) Soames, Willi Willi (from Winds of Warning)
Cactus Wren /Morning Star. Peter Buffet, The Dream from Spirit Dance (Distribution: Hollywood Records)
Pole Dance. Adam Plack, The Hunt from the album Winds of Warming by Adam Plack & Johnny Soames. (P & © 1993 Australian Music International/ Rasa Music, Yalumba Music)
Desert Blooms. Brian Eno, But it from The Drop (Published by Opal Music)
Ostrich of the Imagination. TUU, Migration from Mesh (Fathom, Hearts of Space Records)
Prickly Pair. TUU, Mesh from Mesh (Fathom, Hearts of Space Records)
Black Mesa. Gabrielle Roth and the Mirrors, Black Mesa from Ritual (Distribution Raven Recording)
Sidewinder. Transglobal Underground, Ali Mullah from Rejoice/Rejoice (Distribution MCA)
Gila Dance. Brent Lewis & Peter Wood, Outback Attack from Thunder Down Under - Tribal Drumming and Didgeridoo
Tracking the Earth. Le Duc, Touareg from Buddah Bar (Published by PST!)
Caravan. Jose Nieto, Hemza Al-Din, The Last City” from Passion in the Desert, Music from the Motion Picture Soundtrack
Dream Catcher. Nomad, Mountain Walk East from Nomad
Menitation. Mickey Hart, Pigs in Space from At The Edge (Distribution by Rykodisc)
Sundance. Joanne Shenandoah & Tom Wasinger, Prophecy Song from Orenda (courtesy of Silver Wave Records)
Big Pole Dance. Adam Plack & Johnny (White Ant) Soames, Imitation from Winds of Warning
Totem. Gabrielle Roth and the Mirrors, Stillness from Tribe (Distribution: Raven Recording)
Fire Walker. Dead Can Dance, Mother Tongue from The Serpent’s Egg (Distribution by Warner Bros)
First Contact. Douglass Spotted Eagle, First Contact from Pray Market. & Manuf. (By Higher Octave Music)